x

x

Processo penale e errori linguistici

Conero, 2017
Ph. Francesca Russo / Conero, 2017

Abstract

Le traduzioni in ambito legale hanno a che fare con argomenti delicati e il risultato influenza in modo significativo le parti coinvolte. Questo comporta un’enorme responsabilità in capo a chi trascrive informazioni da una lingua all’altra, in particolare nelle situazioni in cui la decisione finale del giudice si basa sulla traduzione di dettagli per raggiungere un giudizio equilibrato.

 

Errori di traduzione in tribunale

Il crescente numero di stranieri nel nostro Paese ha fatto sì che ci siano sempre più persone che non hanno una conoscenza adeguata dell’italiano per sostenere una situazione come quella di un procedimento legale. Queste realtà sono dette “interazioni asimmetriche”, ovvero «interazioni in cui non c’è una parità di diritti e doveri comunicativi tra gli interagenti». Le persone alloglotte coinvolte in un procedimento non hanno mai lo stesso livello di potere di interazione, perché le difficoltà linguistiche che devono affrontare sono in questi casi aggravate dall’uso di tecnicismi di difficile comprensione anche per una persona madrelingua.

I tribunali sono i luoghi dove più spesso si verificano errori di traduzione. A seguito di queste inesattezze, l’imputato può essere condannato ingiustamente o le vittime vedono il loro caso archiviato a causa di un errore giudiziario. Purtroppo, situazioni di questo tipo sono più frequenti di quanto possiamo immaginare e fanno capire l’importanza di coinvolgere interpreti e traduttori professionisti nelle aule. Una lieve discrepanza durante una traduzione può portare a gravi conseguenze; quando si tratta di procedimenti penali, dove i diritti in gioco sono di vitale importanza, errori di questo tipo sono ancora più eclatanti.

Il settore legale è uno dei più complessi quando si parla di traduzione. Non a caso un giurista statunitense ha definito la legge come «una professione fatta di parole». Sono proprio le parole le protagoniste delle aule di tribunale, dove sempre più spesso lingue e culture diverse si incontrano e tentano di esprimersi. È come quando due persone cercano di comunicare tra loro ma sono separate da un muro che non lascia passare alcun suono. L’unico modo per scambiarsi informazioni è attraverso l’interprete. Per questo motivo, questa figura è ormai indispensabile nell’ambito legale: colui che è coinvolto in un processo e non conosce la lingua può comunque partecipare attivamente grazie a questo intermediario.

 

Il ruolo del CTU

Prima di analizzare il lavoro di traduzione e interpretazione nelle aule di tribunali, è bene spiegare chi è il soggetto che svolge queste funzioni. In Italia, il traduttore giurato non esiste nel senso in cui è inteso in altri Paesi europei, nei quali, per ottenere questa qualifica, è necessario sostenere un esame di Stato. La figura che aiuta il giudice nella nostra nazione è definita dalla legge come CTU, consulente tecnico d’ufficio. Nell’ambito del processo penale, si distinguono i ruoli di perito e ausiliario della polizia giudiziaria. Questo ultimo termine indica il lavoro svolto nella fase delle indagini preliminari; il termine perito invece è adatto per l’intervento richiesto dal giudice durante il processo, ambito nel quale la polizia giudiziaria ha esaurito la sua attività. Un traduttore o interprete che voglia svolgere l’attività di CTU in tribunale, in Italia, deve iscriversi agli appositi albi tenuti dalle cancellerie dei tribunali e potrà successivamente essere convocato.

Spesso nell’ambito legale si tende a considerare l’interprete come una macchina di traduzione e non si tiene conto che, ad ogni concetto, corrispondono tanti significati tra cui scegliere per rendere efficace la comunicazione. Alcuni studiosi gli attribuiscono più correttamente il ruolo di «active third participant who can influence both the direction and outcome of the event[1]».

La presenza di un interprete trasforma il normale procedimento in aula in un evento di bilinguismo. Questo comporta anche una necessaria collaborazione tra avvocato, interprete e imputato, dove l’interprete è il mediatore del discorso. Ricoprire questo ruolo implica, oltre il solito problema di interpretazione o traduzione, anche gestire correttamente il potere che ci si trova ad avere in una realtà di asimmetria linguistica come l’udienza.

 

Il ruolo dell’interprete

Se la funzione dell’interprete e del traduttore è quella di eliminare le barriere linguistiche per consentire a indagati, imputati, testimoni o vittime straniere un equo accesso alla giustizia, così come per qualsiasi cittadino italofono, allora è di fondamentale importanza riflettere sul ruolo e sul carico di responsabilità che riveste la professione dell’interprete o del traduttore in contesti giudiziari, e ciò richiede uno standard professionale elevato e omogeneo anche dal punto di vista deontologico. Per questo motivo, molti sono i sistemi giuridici che ad oggi hanno adottato un Codice Deontologico per interpreti di tribunale. Le regole contenute non riguardano solo le capacità che un interprete deve avere, ma si riferiscono anche al modo in cui si deve comportare, vestire e comunicare in aula. Le regole obbligano a rimanere imparziali durante tutto il processo: conversazioni non necessarie con altri soggetti non sono ammesse. Se chi interpreta non è in grado di capire la lingua o non è esperto del settore e non conosce i concetti e i termini tecnici, ha il dovere di ritirarsi dall’incarico. 

In Italia, l’Associazione Italiana Traduttori Interpreti Giudiziari (AssITIG) ha elaborato un Codice Deontologico che si basa su alcuni principi comuni ad altre professioni e su principi deontologici istituiti da associazioni professionali di traduttori e interpreti specializzati in ambito giudiziario all’estero. Pertanto, fonda le sue radici su requisiti giuridici e su norme giuridiche proprie del contesto. Il principio cardine dell’interpretariato giudiziario è la terzietà e l’imparzialità. Preconcetti e pregiudizi nei confronti del deponente sono fattori di alto rischio che non soltanto alterano il contenuto dell’enunciato, presentando un soggetto diverso rispetto alla realtà, ma mettono a repentaglio la garanzia di un giusto ed equo processo oltre a violare i sui diritti fondamentali. Un altro aspetto fondamentale è la qualifica dell’interprete: una persona non qualificata tende a riassumere il contenuto di quanto dichiarato dalla persona cui è demandato ad assistere, poiché non conosce i protocolli e le modalità di interpretazione. I protocolli e gli standard internazionali esigono precisione e completezza in aula di tribunale e, in modo particolare, quando si interpreta per le categorie vulnerabili poiché la mancanza di precisione, l’omissione e/o l’alterazione di quanto tradotto può inficiare l’esito del processo (Direttiva 210/64/UE). Interpreti e traduttori non qualificati non possono garantire la tutela dei diritti dell’indagato, della vittima, o del testimone, né la certezza di un giusto processo.

 

Errori nella traduzione di documenti giuridici

Passando alla traduzione, i documenti legali devono essere identici in tutte le loro versioni, nonostante siano scritti in lingue diverse. Anche in questi casi, come spiegato prima, ogni piccolo errore può causare danni rilevanti. Le traduzioni legali sono argomento anche di numerose leggi che riguardano il più ampio settore di documenti tecnici. Questo perché, i testi giuridici la maggior parte delle volte devono essere tradotti. In Europa c’è un l’obbligo legale per cui la documentazione prodotta dall’UE deve essere tradotta nella lingua ufficiale dello Stato membro a cui si riferisce. Una volta tradotto, il documento non è più considerato una mera traduzione, ma un vero e proprio testo legislativo ed è oggetto di requisiti e regolamenti propri di qualunque altro testo scritto in lingua originale.

Sia nella traduzione che nell’interpretazione, è inevitabile la perdita di parte del significato dovuta alla diversità delle lingue e delle culture coinvolte. Chi riporta le informazioni deve sviluppare tecniche e strategie che gli consentano di comprendere il messaggio e riformularlo, mantenendone il senso. Ogni paese ha requisiti specifici da rispettare quando si interpreta e si traduce, sia per la scrittura che per l’approvazione di un documento legale.

 

Errori giuridici e dati reali

In ogni caso, nonostante le attenzioni e le regole in vigore, gli errori in questo campo sono comuni a tutte le giurisdizioni.

Anche oltreoceano, gli studiosi si sono occupati di questo. Nel 1999 è stato portato a termine uno studio sulle sentenze emesse dai tribunali statunitensi nei precedenti 10 anni e non è stato riportato nessun caso in cui il linguista coinvolto fosse responsabile di una traduzione inesatta. Data la grande quantità di documenti tradotti nel corso degli anni e riguardo diversi argomenti, è sorprendente il risultato ottenuto. Questi dati però non sono prova che i traduttori non commettono errori o che il problema dell’affidabilità non è qualcosa di cui ci si dovrebbe preoccupare. Molti errori di traduzione passano inosservati ma hanno comunque un impatto sul giudizio finale. Nonostante la mancanza di testimonianze, la possibilità di essere responsabile di un errore di traduzione è un’ipotesi concreta e le conseguenze devono essere affrontate seriamente

 

[1] «terzo partecipante attivo che influenza la direzione della comunicazione e il risultato di questo evento».