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Quando il carcere è solo vendetta. Leggendo “Vendetta pubblica” di Marcello Bortolato ed Edoardo Vigna

When prison is just revenge. Reading “Vendetta pubblica”/ “Public revenge” by Marcello Bortolato and Edoardo Vigna.
Fiume Reno, 2018
Ph. Mario Lamma / Fiume Reno, 2018

Articolo pubblicato nella sezione L’universo della pena del numero 1/2021 della Rivista "Percorsi penali".

 

Abstract

Lo scritto analizza i molteplici spunti di riflessione di Vendetta pubblica, guardando al carcere come oggi si presenta, ed alle sfide che dovrà affrontare, anche in relazione all’emergenza epidemica e al fine di divenire sempre più conforme alle sue finalità costituzionali.

The paper analyzes the multiple hints of Vendetta Pubblica, pointing at the prison as it is today and looking at the challenges it has to face, taking into account the current epidemic and in order to become more and more adherent to its constitutional aims.

 

“Le paure e i rancori facilmente portano a intendere le pene in modo vendicativo, quando non crudele,

invece di considerarle come parte di un processo di guarigione e di reinserimento sociale.

Oggi, tanto da alcuni settori della politica come da parte di alcuni mezzi di comunicazione,

si incita talvolta alla violenza e alla vendetta, pubblica e privata,

non solo contro quanti sono responsabili di aver commesso delitti,

ma anche contro coloro sui quali ricade il sospetto, fondato o meno, di aver infranto la legge. (…)”[1]

Papa Francesco

 

In questi giorni è stata diffusa dai giornali la notizia della morte, per coronavirus, di un condannato alla pena dell’ergastolo per efferati fatti omicidiari commessi negli anni ’90. Al di là del disinteresse che traspare da molti articoli di stampa circa il racconto dei lunghi anni da lui trascorsi in carcere (che pure avrebbe offerto lo spazio per aggiungere qualcosa al tragico, seppur mai scontato, resoconto dei delitti commessi), la lettura dei commenti dei lettori è quel che stordisce maggiormente per contumelie rivolte all’interessato e peana sulla commendevole capacità di discernimento del virus, almeno in questo caso.

Se si vuol provare ad affrontare un percorso di comprensione circa le ragioni di un simile atteggiamento rispetto alla giustizia penale e al carcere, Vendetta pubblica, scritto a quattro mani da Bortolato e Vigna, offre una traccia che merita di essere seguita, consentendo a chi lo approccia di immergersi nei molti luoghi comuni che gravano sul carcere e di riemergerne portando con sé ciò che più conta, e cioè il verso e il senso che la detenzione deve avere, poggiando sui contenuti dell’art. 27 co. 3 della Costituzione, per il quale le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Affermazioni che non prevedono eccezioni e che, dunque, si applicano, come per altro ampiamente esplicitato dalla Corte Costituzionale nelle non poche pronunce in questa materia succedutesi negli anni[2], a qualunque condannato, a prescindere dalla efferatezza dei crimini che ha commesso, ed anche nei confronti di chi si sia visto applicata la pena dell’ergastolo.

Otto capitoli, una introduzione e le conclusioni, per complessive 148 pagine, che bastano agli autori ad affrontare, con una rassegna ragionata, un viaggio dentro il carcere ben al di là di certe facili e disinformate rappresentazioni cinematografiche, e che conta invece sull’occhio esperto di un magistrato di sorveglianza che, per anni, le ha visitate nell’esercizio dei propri compiti, e di un giornalista interessato, doverosamente, alla lettura dei dati e al confronto con i fatti, al di là degli slogan che troppo spesso colorano anche questi campi di discussione.

Per la maggior parte dei capitoli il punto di partenza è uno dei tanti luoghi comuni sul carcere. Quelle affermazioni che tutti noi abbiamo sentito almeno una volta: “si sta meglio dentro che fuori”, “hanno la tv e il silenzio, che vuoi di più?”, “bisognerebbe buttare la chiave”, “pure i premi dobbiamo dargli, io ai lavori forzati li metterei” … un florilegio di giudizi preconfezionati che, in tanto è importante prendere in considerazione, in quanto non si può fare l’errore di trattarli con superficialità, se ci si prefigge l’obbiettivo di scardinarne almeno qualcuno. Il primo passo, allora, diventa rendersi conto che ciascuno di noi, forse, potrebbe finire per pensare la stessa cosa, se non gli si fornissero dati e chiavi di lettura appropriate per iniziare a cambiare idea.

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