Decreto carceri …il nulla, mentre in carcere si continua a morire
Decreto carceri …il nulla, mentre in carcere si continua a morire
D.L. 92 del 03.07.2024 pubblicato in G.U. il 04.07.2024 n. 155, qualcuno ha persino l’adire di chiamarlo “svuota carceri”, osannato in pompa maglia dal Ministro Nordio che lo qualifica “ carcere sicuro”, Decreto che “umanizza il carcere”, in realtà è un grande bluff … l’ennesima occasione mancata o piuttosto l’evidenza di una linea governativa che anche in questo passaggio appare sorda alla drammatica emergenza e caparbia nel ribadire “i detenuti in carcere devono restare in nome della certezza della pena e a discapito della risocializzazione dignitosa della persona
La montagna ha partorito il topolino … il provvedimento che a parole avrebbe dovuto dare risposte concrete e tangibili all’emergenza carceraria a contenimento della dilagante situazione dei suicidi, non risolve alcuna delle emergenze, anzi posterga l’adozione delle misure e ignora le 52 vittime suicide tra i detenuti e i 6 suicidi tra gli agenti penitenziari.
Un provvedimento vuoto che dispiega il vuoto (voluto o inconsapevole) del Ministero e della politica, incapaci di pensare una soluzione all’emergenza in raccordo con una soluzione vera alla detenzione intesa quale esecuzione di una pena costituzionalmente orientata.
In rapita analisi seguendo l’ordine indicato nel comunicato stampa del Governo che annuncia la pubblicazione del Decreto ci si accorge della vacuità del suo contenuto:
- Rafforzamento della sicurezza, l’operatività e l’efficienza degli istituti penitenziari mediante l’assunzione di mille unità personale del Corpo della polizia penitenziaria e lo scorrimento delle graduatorie per l’assunzione di vice-ispettori e vice-commissari della polizia penitenziaria;
- Garanzia per un miglior funzionamento degli istituti di pena, mediante l’incremento del personale che opera in ambito penitenziario e minorile;
- assicurare un più efficace reinserimento dei detenuti nella società, anche attraverso l’istituzione di un elenco delle strutture residenziali idonee all’accoglienza e al reinserimento sociale di coloro che hanno i requisiti per accedere alle misure penali di comunità, ma che non sono in possesso di un domicilio idoneo e sono in condizioni socio-economiche non sufficienti per provvedere al proprio sostentamento;
- introduzione di una nuova fattispecie di reato al fine di chiarire definitivamente la punibilità delle condotte di peculato per distrazione del pubblico ufficiale o dell’incaricato di un pubblico servizio;
- eliminazione delle incertezze interpretative in relazione alle procedure esecutive nei confronti degli Stati esteri;
- razionalizzazione dei benefici e delle regole di trattamento applicabili ai detenuti, in particolare in materia di colloqui telefonici e liberazione anticipata;
- conferma e assicurazione dell’’effettività delle funzioni di impulso e coordinamento del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo anche in relazione ai poteri di avocazione del procuratore generale presso la corte d’appello;
- Rinvio della entrata in vigore del tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie, al fine di permettere l’adozione degli interventi necessari per l’effettiva operatività del medesimo.
Un testo fumoso di autocompiacimento ma inefficace rispetto all’emergenza. Mentre in carcere si continua a morire (i suicidi dei detenuti sono oggi 52 a cui si aggiungono 6 suicidi di Agenti Penitenziari) il Governo non decide, anzi tenta ostruzionismo rispetto alle discussioni in corso al Parlamento e inganna con le parole i cittadini.
Neppure la banale azione per potenziamento del Personale è di Polizia Penitenziaria può essere considerato un intervento urgente dal momento che la miseria di 1000 unità aggiuntive si prevede di immetterle in due tronconi di 500 unità nel 2025 e 500 unità nel 2026, quindi neppure per alleviare il carico di lavoro del personale costretto a turni aggiuntivi , il Governo è riuscito a rispondere all’urgenza.
Le altre misure proclamate sono nella realtà nulla, propaganda con cui tentare di sviare l’opinione pubblica dal problema: sui giorni di L.A. nulla si fa se non appesantire un meccanismo che non ha finalità concreta, tutto resta immutato con l’aggiunta di una evidenza tabulare delle scadenze che nel corso della pena il detenuto incontrerà per l’applicazione dei benefici scomputando la liberazione anticipata (premio per la buona condotta) che dovrà comunque essere chiesta e concessa dal magistrato di sorveglianza (esattamente come è adesso) ma solo in prossimità del maturare dei benefici, sino ad allora nessuna richiesta può essere avanzata se non a pena di inammissibilità.
Le telefonate già possono essere 6 anziché 4 mensili… la decisione spetta al Direttore che se ritiene utile a stemperare le tensioni può disporre con un provvedimento autorizzativo generale… ma 2 telefonate da 10 min in più al mese (totale 20 min.) non risolvono il problema dello scollamento con gli affetti familiari… 10 min di telefonata settimanale sono una ferita sempre aperta e sanguinante, perché in 10 min. non riesci neppure a cominciare i saluti, raccontare le tue emozioni che già è terminata e inesorabile cade la linea…per riprendere quelle parole quelle emozioni devi attendere la settimana successiva,
Il decreto che avrebbe dovuto tracciare linee risolute (decisioniste) rispetto al dramma del sovraffollamento in realtà lo aggrava, istituendo un nuovo reato (il peculato per distrazione – 414 bis) punito con una pena da 6 mesi a tre anni. Così le carceri si riempiono ancor più, piuttosto che svuotarle…!
E nel frattempo la situazione si fa ogni giorno sempre più drammatica per chi il carcere lo viene da detenuto e da operatore, le morti aumentano e la politica continua a non comprendere come la pena non può più essere solo “vendetta pubblica” ma deve farsi in modo nuovo percorso di revisione e di reinserimento …
Mentre aumentano i suicidi nelle carceri italiane il Magistrato di Firenze, motivando il Rigetto della richiesta di risarcimento per detenzione inumana di un detenuto, scrive nell’ordinanza: “Con riferimento alla mancanza di acqua calda nel lavandino che si trova all’interno delle camere detentive, ritiene questo magistrato che la fornitura di acqua calda all’interno della cella non sia un diritto essenziale garantito al detenuto, ma una fornitura che si può pretendere solo in strutture alberghiere”. Un altro Magistrato di Sorveglianza motivando sul rigetto della richiesta di liberazione anticipata di un recluso che in passato aveva tentato il suicidio motiva il Rigetto “il tentativo di togliersi la vita mediante impiccagione è incompatibile con il presupposto della liberazione anticipata che è la partecipazione all’opera rieducativa“
Eppure, l’articolo 7 del Regolamento di esecuzione penitenziaria (e non delle linee guida sull’attribuzione delle stelle agli hotel) dice che “i vani in cui sono collocati i servizi igienici” sono forniti di acqua corrente, calda e fredda. “Esiste una ampia giurisprudenza italiana e Cedu che afferma che la mancanza di acqua calda rappresenta il trattamento inumano e degradante e violazione dell’articolo 3 convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
In Italia si continua a morire di “galera” ed allora mutuano le parole forti dell’on. Giachetti pronunciate alla Camera, ricordiamo che “L’articolo 40 del codice penale recita che non impedire un evento che si ha l’obbligo di impedire equivale a cagionarlo. Le persone che si suicidano in carcere sono consegnate allo Stato, evidentemente siccome non possono dire che non sanno quello che accade, cioè che ogni due giorni c'è un suicidio per le condizioni degradanti delle carcere, è il momento di dire basta”. …ed ancora l’on. Giachetti a margine della Maratona Oratoria organizzata dall’Unione delle Camere Penali per denunciare le condizioni di vita dei detenuti. “Faremo una denuncia al ministro della giustizia, perché se non si impedisce prendendo delle decisioni concrete sull'emergenza sarà per noi responsabile. Perché sapendo quello che può accadere non ha fatto tutto per impedirlo” …