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Riformare l’articolo 18 Statuto Lavoratori: contestualmente necessaria la riforma degli ammortizzatori sociali

Negli ultimi dieci anni il mercato del lavoro italiano ha conosciuto un profondo mutamento dal punto di vista legislativo, nuove e numerose tipologie contrattuali sono nate sull’onda europea del cambiamento.

La riforma della tutela contro i licenziamenti individuali è uno di quegli elementi di cui il nostro ordinamento ha bisogno, per continuare nel processo di modernizzazione del diritto del lavoro (perché, come soleva dire Winston Churchill, non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare).

L’attuale crisi evidenzia le debolezze del sistema in tema di contrattazione collettiva, relazioni industriali, tipologie contrattuali, ammortizzatori sociali italiani; il sistema in Italia appare insufficiente, frammentato e poco efficiente. Le necessità di una riforma sono dunque palesi. A pro di ciò può esserci utile vedere cosa succede in altri paesi.

In Danimarca è presente un elevato livello di mobilità da un posto di lavoro all’altro dovuto probabilmente alla scarsa protezione del posto di lavoro, ed un elevato tasso di sostituzione, nel senso che il periodo di transizione da un lavoro ad un altro ha dei tempi molto ridotti.

Da questo punto di vista il modello danese viene considerato vicino ai modelli di stati che adottano un mercato del lavoro fortemente liberalizzato quali Canada, Irlanda, Gran Bretagna e Stati Uniti.

La mobilità danese è la più alta in Europa, con un indice di Employment Protection Legislation molto basso. Tra i paesi europei, la Danimarca si colloca tra gli ultimi posti per la protezione del posto di lavoro e tra i paesi OCSE è preceduta solo da Canada, Irlanda, Gran Bretagna e Stati Uniti (OCSE, 2007).

Da osservare tuttavia che tutte queste forme di flessibilità non avvengono in Danimarca in un quadro di de-regolazione ma attraverso una gestione politica e un controllo dettagliato e concertato da parte delle organizzazioni sindacali e padronali. La forte mobilità ha una delle sue ragioni importanti nella prevalenza delle piccole e medie imprese nell’industria danese, ma c’è consenso sul fatto che l’assenza di norme protettive contribuisca ad accentuare il fenomeno.

I generosi sussidi di sostegno al reddito, uniti ad una oculata politica del lavoro attiva che mira a formare e reinserire lavoratori espulsi dal mercato del lavoro attraverso programmi obbligatori per i lavoratori e in collaborazione con le imprese, aumentano il complessivo grado di sicurezza e di occupabilità del mercato del lavoro danese.

Il modello flexicurity ha prodotto buone performance in Danimarca e Olanda soprattutto ma non solo in termini di occupazione: il potere di acquisto dei lavoratori e la quota del lavoro sul reddito non è diminuito come in Italia, e anche la crescita economica è stato più sostenuta. Inoltre, durante periodi di crisi come quella attuale, il sistema generoso di welfare crea delle tutele e delle protezioni sociali e al reddito importanti.

In altri paesi, quali in Svezia, Germania, Finlandia, Francia, in cui il modello flexicurity non è stato completamente introdotto, esistono tuttavia dei livelli di protezione sociale di partenza maggiori rispetto a quelli italiani. Questo determina che, nel momento in cui si inseriscono più elevati livelli di flessibilità, le garanzie per i lavoratori vengono mantenute a livelli sufficienti, e comunque superiori a quelli italiani.

Per concludere emergono due elementi importanti che caratterizzano un mercato del lavoro efficiente ed equo: 1) la stretta collaborazione tra enti che gestiscono funzioni di politiche attive e passive, 2) la stretta connessione tra sussidio e ricerca attiva del lavoro, ovvero, il sussidio è condizionato alla ricerca attiva del lavoro e alla partecipazione in programmi di allocazione da parte del lavoratore, seguiti dai centri per l’impiego. Quest’ultimo elemento permette una ricerca efficace del lavoro e una allocazione efficiente e rapida del lavoratore sul mercato.

Se in Italia si vuole fare una seria riforma dei licenziamenti, sul modello del Prof. Ichino o di Altri, prima è senza dubbio necessario che si faccia una seria riforma del welfare: non si può assolutamente fare la riforma dell’art. 18 stat. lav. senza prima creare quelle strutture di ammortizzatori sociali e sussidi che dovranno permettere al lavoratore di cercare altra occupazione in maniera serena, di contro si rischierebbe seriamente di minare alla base il sistema sociale creando serie tensioni.



BIBLIOGRAFIA

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Mortara Garavelli B., Le parole e la giustizia: divagazioni grammaticali e retoriche su testi giuridici italiani, Torino, Einaudi, 2001

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In Danimarca è presente un elevato livello di mobilità da un posto di lavoro all’altro dovuto probabilmente alla scarsa protezione del posto di lavoro, ed un elevato tasso di sostituzione, nel senso che il periodo di transizione da un lavoro ad un altro ha dei tempi molto ridotti.

Da questo punto di vista il modello danese viene considerato vicino ai modelli di stati che adottano un mercato del lavoro fortemente liberalizzato quali Canada, Irlanda, Gran Bretagna e Stati Uniti.

La mobilità danese è la più alta in Europa, con un indice di Employment Protection Legislation molto basso. Tra i paesi europei, la Danimarca si colloca tra gli ultimi posti per la protezione del posto di lavoro e tra i paesi OCSE è preceduta solo da Canada, Irlanda, Gran Bretagna e Stati Uniti (OCSE, 2007).

Da osservare tuttavia che tutte queste forme di flessibilità non avvengono in Danimarca in un quadro di de-regolazione ma attraverso una gestione politica e un controllo dettagliato e concertato da parte delle organizzazioni sindacali e padronali. La forte mobilità ha una delle sue ragioni importanti nella prevalenza delle piccole e medie imprese nell’industria danese, ma c’è consenso sul fatto che l’assenza di norme protettive contribuisca ad accentuare il fenomeno.

I generosi sussidi di sostegno al reddito, uniti ad una oculata politica del lavoro attiva che mira a formare e reinserire lavoratori espulsi dal mercato del lavoro attraverso programmi obbligatori per i lavoratori e in collaborazione con le imprese, aumentano il complessivo grado di sicurezza e di occupabilità del mercato del lavoro danese.

Il modello flexicurity ha prodotto buone performance in Danimarca e Olanda soprattutto ma non solo in termini di occupazione: il potere di acquisto dei lavoratori e la quota del lavoro sul reddito non è diminuito come in Italia, e anche la crescita economica è stato più sostenuta. Inoltre, durante periodi di crisi come quella attuale, il sistema generoso di welfare crea delle tutele e delle protezioni sociali e al reddito importanti.

In altri paesi, quali in Svezia, Germania, Finlandia, Francia, in cui il modello flexicurity non è stato completamente introdotto, esistono tuttavia dei livelli di protezione sociale di partenza maggiori rispetto a quelli italiani. Questo determina che, nel momento in cui si inseriscono più elevati livelli di flessibilità, le garanzie per i lavoratori vengono mantenute a livelli sufficienti, e comunque superiori a quelli italiani.

Per concludere emergono due elementi importanti che caratterizzano un mercato del lavoro efficiente ed equo: 1) la stretta collaborazione tra enti che gestiscono funzioni di politiche attive e passive, 2) la stretta connessione tra sussidio e ricerca attiva del lavoro, ovvero, il sussidio è condizionato alla ricerca attiva del lavoro e alla partecipazione in programmi di allocazione da parte del lavoratore, seguiti dai centri per l’impiego. Quest’ultimo elemento permette una ricerca efficace del lavoro e una allocazione efficiente e rapida del lavoratore sul mercato.

Se in Italia si vuole fare una seria riforma dei licenziamenti, sul modello del Prof. Ichino o di Altri, prima è senza dubbio necessario che si faccia una seria riforma del welfare: non si può assolutamente fare la riforma dell’art. 18 stat. lav. senza prima creare quelle strutture di ammortizzatori sociali e sussidi che dovranno permettere al lavoratore di cercare altra occupazione in maniera serena, di contro si rischierebbe seriamente di minare alla base il sistema sociale creando serie tensioni.



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