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Stuart Sutcliffe, ovvero quando i Beatles erano cinque

La parabola del quinto dei Beatles, dimenticato dalla storia
The Beatles
The Beatles

Stuart Sutcliffe, ovvero quando i Beatles erano cinque

Una volta c’era una rubrica sulla settimana enigmistica che si chiamava “Forse non tutti sanno che…”

La rubrica dovrebbe esistere ancora, e questo sarebbe l’incipit perfetto per parlare di Stuart Sutcliffe, il musicista che rappresentò l’inventore del nome del gruppo, quei Beatles che tutto il mondo avrebbe apprezzato e applaudito, ancora oggi dopo oltre 60 anni dalla loro nascita.

Stuart Sutcliffe è stata quella che si potrebbe chiamare la prima colonna dei Beatles. Già, perché forse non tutti sanno che i Beatles in origine erano in cinque: il perno, infatti, fu proprio Stuart, che era amico di John Lennon, al quale poi presto si aggiunse Paul McCartney che inizialmente suonava la chitarra ritmica, insieme a George Harrison a quella solista, e al batterista Pete Best, ricordato come il batterista che suonò nei Beatles per i primi due anni di attività, dal 12 agosto 1960 al 16 agosto1962, fino al definitivo arrivo di Ringo Starr

Inizialmente i cinque musicisti si fanno chiamare “The Quarrymen”, poi cambiano il nome in “The Silver Beatles”: infine Stuart Sutcliffe ha l’intuizione: si chiameranno solo Beatles.

Così imbraccia il suo basso, un Höfner President 500/5, e parte insieme agli altri quattro per i primi concerti


Ma come è nata l’amicizia tra Stuart Sutcliffe e John Lennon (prima dei Beatles)?

Stuart Sutcliffe, originario di Edimburgo, dove nasce il 23 giugno 1940, si trasferisce all’età di tre anni a Huyton, quartiere popolare della periferia di Liverpool. Nel 1956 entra al Liverpool College of Art, per coltivare la sua grande passione: la pittura.

Proprio al College, nel 1957, conosce, tramite l’amico Bill Harry, John Lennon, che rimane colpito dal talento e dal carattere del ragazzo. Tra i due nasce una grande amicizia, trascorrono molto tempo insieme e Stuart Sutcliffe, ottimo studente, aiuta John Lennon nelle materie a lui più ostiche e ravviva l’ambiente culturale studentesco, fondando un movimento beat denominato i Dissenters, insieme a John Lennon, Bill Harry. scrittore e giornalista e al loro insegnante, Arthur Ballard.

John e Stuart Sutcliffe, oltre all’arte figurativa e alla cultura in generale, condividono anche la passione musicale per Buddy Holly, chitarrista e cantautor statunitense dalla breve vita (poco più di 22 anni) capace però di influenzare intere generazioni a venire di musicisti, tra i quali, oltre ai Beatles, i Rolling Stones, Bob Dylan e Bruce Springsteen.

Nel 1959 i due amici vanno a vivere insieme in un appartamento a Gambier Terrace insieme all’amico arista Rod Murray, e la loro casa diventa una sorta di officina nella quale Stuart Sutcliffe realizza quadri e insieme a John Lennon inizia a suonare pezzi rock. Un giorno si unisce a loro anche un certo Paul McCartney, un ragazzo che suonava la chitarra e che aveva conosciuto in una delle tante serate trascorse al Casbah Coffee Club – locale di proprietà della famiglia di Pete Best – che si unirà poi al gruppo come batterista.

E i giochi sono fatti.

Il Cavern, primo club dei Beatles
Il Cavern, primo club dei Beatles

Il Cavern Club è il primo locale di Liverpool in cui i Beatles suonano davanti a un pubblico vero. Si esibiranno nei primi anni sessanta 292 volte in questo storico club, con concerti di otto ore ciascuno, a partire dal 21 febbraio 1961 fino al 1963.

Ad Amburgo, invece, i Beatles si esibirono per la prima volta all’Indra Club, un piccolo locale al 36 di Grosse Freiheit nel quartiere a luci rosse.

Era il 17 agosto del 1960, e quella data sancì l’inizio degli Hamburg days, una serie di 281 concerti che diedero forza al gruppo ed esperienza ai musicisti.

Stuart Sutcliffe, però, non imparava molto e fu sempre un bassista mediocre, tanto che era spesso costretto a suonare di schiena, per nascondere le sue mancanze e, a volte, per confondersi tra le note dei colleghi.

Amburgo fu fondamentale per Stuart Sutcliffe soprattutto perché conobbe Astrid Kirchherr, una fotografa tedesca che divenne subito la fotografa ufficiale del gruppo durante i concerti tedeschi. E se ne innamorò perdutamente.

La fotografa aiutò i cinque, consigliandoli sul look e sul taglio dei capelli, che divenne l’inconfondibile marchio di fabbrica dei Beatles.

L’anno dopo, nel giugno del 1961, complice anche il deterioramento dei rapporti con gli altri componenti dei Beatles (in particolare con John Lennon), Stuart Sutcliffe decide di abbandonarli.

Dopodiché il destino cambia le carte in tavola. Rimasti orfani di Stuart Sutcliffe: nel 1961, durante una delle loro performance al Cavern Club, i Beatles vengono avvicinati da Brian Epstein, che li mette sotto contratto e li farà diventare in breve tempo una leggenda.

Stuart Sutcliffe, invece, abbandona i Beatles e consegna il suo basso a Paul McCartney, raccomandandosi di non cambiare le corde nonostante McCartney fosse mancino.

Una raccomandazione che inventa il modo di suonare di Paul, ovvero al contrario, da mancino su una tavola destra, dando vita a un mito che non avrà eguali nella storia della musica.

Intanto Stuart Sutcliffe resta all’Hamburg College of Art e studia con Eduardo Paolozzi. Poco dopo, il 10 aprile 1962, durante una lezione, cade a terra e poco dopo muore a soli ventidue anni tra le braccia dell’amata Astrid Kirchherr mentre viene trasportato con l'ambulanza verso l'ospedale.

“Paralisi cerebrale dovuta a emorragia nel ventricolo destro del cervello”, fu questo l’esito dell’autopsia, mentre altri esami successivi accertarono che nel cervello di Stuart Sutcliffe c’era un tumore probabilmente causato dalla frattura al cranio prodotta, si dice, da una lite con John Lennon che lo colpì alla testa con uno stivale. In realtà pare più probabile che a colpirlo fu una banda di Teddy Boy durante un pestaggio avvenuto tre anni prima.

Nel frattempo, due anni dopo, invece, I Want to Hold Your Hand, singolo dei Beatles, vende 13 milioni di copie in tutto il mondo.

Un destino ingiusto che divide i quattro Beatles dal quinto, sfortunato componente, che sarà omaggiato dal quartetto di Liverpool nella copertina del disco "Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band" realizzata nel 1967 da Jann Haworth e Peter Blake in stile pop art.

Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band
Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band,, ottavo disco dei Beatles

Tra i vari volti, il primo della terza fila da sinistra, contrassegnato nel disegno qui sotto dal numero 35, appartiene proprio a Stuart Sutcliffe, importante per la formazione dello stile del gruppo e fondamentale nella scelta del nome

Identification of the people on the album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band
Identification of the people on the Beatles album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band from Wikipedia

Un’ultima curiosità che riguarda Stuart Sutcliffe: nel disco compilation “Anthology 1”, uscito nel 1995, il quinto dei Beatles suona il basso in tre canzoni che furono registrate nel 1960, ovvero: “Hallelujah, I Love Her So”, “You’ll Be Mine” e “Cayenne”. Ed è presente sulle tre copertine delle compilation “Anthology”.

Come artista figurativo, invece, rimane poco di Stuart Sutcliffe, se non qualche quadro esposto alla Walker Art Gallery di Liverpool, tra cui un autoritratto a carboncino e l’opera “Hamburg Painting no. 2”.

Infine, la storia di Stuart Sutcliffe è stata mirabilmente raccontata al cinema dal film Backbeat – Tutti hanno bisogno d’amore, pellicola uscita nel1994, diretta da Iain Softley, con Stephen Dorff nel ruolo del protagonista.