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Ivan Graziani, tiriamolo fuori dalla nicchia

25 anni dalla scomparsa di Ivan Graziani (Teramo, 6 ottobre 1945 – Novafeltria, 1º gennaio 1997)
Ivan Graziani
Ivan Graziani

Ivan Graziani, tiriamolo fuori dalla nicchia

Outsider.

Di culto.

Di nicchia.

Hanno un retrogusto acidulo queste definizioni, come si volesse giustificare, schermare, addirittura nobilitare la mancanza di un successo vero, quello che riempie gli stadi e spedisce i dischi (facendo finta che i dischi esistano ancora) in cima alle classifiche (facendo finta che… ok). La mancanza di quel successo che legittima, di quello che ti mette sul piedistallo.

Invece, la perversione è proprio identificare il successo con il valore artistico, quando ognuno di noi sa perfettamente in cuor suo che non è affatto così, che troppo spesso i “numeri” premiano in maniera eccessiva alcuni fortunati e penalizzano ingiustamente altri.

Cosa tranquillamente vera per Ivan Graziani. 

Graziani, scomparso esattamente 25 anni fa, il 1° gennaio 1997, era certo un outsider, era uno di nicchia, per dire che non era uno che vendesse milioni di copie o riempisse gli stadi. Due cose, nel suo caso, davvero irrilevanti, che nulla hanno a che vedere con il valore artistico, l’originalità, l’essere considerato un punto di riferimento, un modello.

Graziani è anzi proprio la dimostrazione (non l’unica, certo) di come grandezza e successo non siano affatto cose strettamente legate. Perché Graziani grande lo era veramente

In cosa?

Beh, basta voler aprire le orecchie. Mica tanto, perché non ci vuole ne’ tanto tempo ne’ tanta concentrazione per capire l’unicità di questo artista.

Prendetevi il tempo di appena 3 dischi (diciamo Ballata per 4 stagioniI lupi e Pigro) sulla quindicina pubblicati, ascoltateli anche senza smettere di fare quello che state facendo e alla fine vi sarà impossibile, prima non finire per “ascoltare” quello che “sentite”, e poi non andare a ripescare anche gli altri lavori.

Perché davvero, se conoscete solo i suoi successi maggiori (Lugano AddioAgnese dolce Agnese (ok, una cover che ha attraversato i decenni) o Firenze-canzone triste), resterete sorpresi scoprendo la sua incredibile abilità nel dipingere quadretti di provincia (o di periferia, è uguale), e ritrarne le figure buffe, inquietanti, tristi, romantiche che li popolano, con una vivacità che è propria di chi davvero è toccato dalla benedizione di due occhi che sanno vedere cose che altri non vedono e di una lingua che sa dire come altri non sanno.

PaolinaGabriele d’AnnunzioMonna LisaMotocross, Il campo della fiera… non ve ne sono e non ve ne sono stati tanti a raccontare queste cose con queste parole nel pure variegatissimo panorama della canzone d’autore italiana. 

Forse alcune intuizioni di Guccini, forse qualcuna di De Andrè, ben poco altro. 

Era dunque unico, Ivan Graziani? La riposta sta in quello che ascoltate. E se la risposta è Sì, capite anche perché l’essere unici spesso finisca addirittura per essere un ostacolo. A conti fatti, per Ivan è stato così.

Dunque, Ivan Graziani era un outsider, era uno di nicchia. Ma era anche un grande, uno bravo, molto

E allora per questo, Ivan Graziani andrebbe riscoperto come, decenni dopo è stato riscoperto e rivalutato Rino Gaetano, ad esempio, e domani lo sarà chi oggi viene considerato poco e male.

Sarebbe davvero fantastico se ricordarlo oggi, Ivan Graziani, 25 anni dopo che ci ha lasciato, servisse proprio a questo.

Trovate ovunque in rete la biografia di Ivan Graziani ma se cercate il vero ritratto di questo uomo e di questo musicista provate a recuperare “Viaggi e intemperie” imperdibile, sontuosa, monografia di Larry Arabia edita da Minerva una decina d’anni fa.