Augusta Holmes, una donna (musicista) dimenticata
Augusta Holmes, una donna (musicista) dimenticata
Ci sono persone, o, meglio, personalità talmente dotate che non si capisce il motivo per il quale la storia le abbia seppellite sotto un oblio tanto ingiusto quanto crudele. Poi ci si pensa un attimo, si contestualizza la situazione ai tempi in cui sono vissute e si comprende tutto.
Certo, sono state ingiustamente poco considerate e poi dimenticate perché sono donne. Perché essere donne, un tempo, nell’arte come nella scienza, significava essere di serie B.
A parte le sorelle Boulanger (Lili, morta nemmeno venticinquenne nel 1918, e Nadia, scomparsa a 92 anni nel 1979), che con poche composizioni si sono ritagliate una piccola notorietà nel ristretto campo accademico musicale dell’epoca, sono pochissime le musiciste donne rimaste celebri nella storia. Mi vengono in mente solo due nomi: Nannerl Mozart, sorella del più celebre Wolfgang Amadeus, colei che possedeva, come ci dice il musicista in una lettera, «il vero talento», ma che visse all'ombra del fratello, probabilmente “responsabile” vera di alcuni capolavori attribuiti a Wolfgang, e Clara Schumann, sorella del famoso compositore Robert Schumann, grande musicista e pianista eccelsa.
Insomma, due donne all’ombra di uomini celebri (e di grande talento) incapaci, o, meglio, impossibilitate a mettersi davvero in luce per il loro vero valore.
Per fortuna cambiano i tempi (anche se non così tanto) e cambiano le abitudini, la curiosità prevale e allora si fanno scoperte meravigliose, come questa compositrice franco irlandese, Augusta Holmes, donna di straordinario carattere e talento, autrice di composizioni anche sinfoniche e liriche di altissimo livello, che è riuscita nonostante sia nata donna ad eccellere e a farsi notare su un terreno da sempre appannaggio dei maschi.
Augusta Holmès (Parigi, 16 dicembre 1847 – Parigi, 28 gennaio 1903) fu una eccellente compositrice, sia di musica per pianoforte che per orchestra (alcuni suoi poemi sinfonici sono memorabili, come Andromède e Pologne, entrambi del 1883).
Le sue opere liriche (Héro et Leandre (1875) opera in un atto, Lancelot du lac, opera in tre atti (inedita) e La Montagne noire, opera in quattro atti (1885) su suo libretto) sono l’esempio di come una donna possa, al pari degli uomini, scrivere pagine di altissimo valore musicale e poetico.
Camille Saint-Saëns ebbe a dire di lei: "Come i bambini, le donne non hanno idea degli ostacoli e la loro forza di volontà rompe tutte le barriere. Mademoiselle Holmès è una donna, un'estremista".
I tempi erano difficili, e, come furono costrette a fare altre compositrici, come Fanny Mendelssohn e la già citata Clara Schumann, Augusta Holmès dovette pubblicare alcune delle sue prime opere con uno pseudonimo maschile, Hermann Zenta, in quanto le donne nella società europea di quegli anni, non erano prese in considerazione in modo serio e venivano scoraggiate dal pubblicare composizioni a proprio nome.
Purtroppo, nonostante la riscoperta, seppur parziale, delle sue opere e del suo valore, poco è stato inciso del lavoro di Augusta Holmes. Ad oggi, sono soltanto tre le incisioni disponibili (le trovate in calce), tutte per case discografiche minori, segno che tanto c’è ancora da fare per disseppellire la bellezza di lavori coperti nei secoli da polvere, derisione e ignoranza.
Speriamo che nei prossimi mesi (anni? decenni?) qualche major del mondo discografico decida di investire su Augusta Holmes e sulle tante compositrici dimenticate (qualche nome su tutte: Emilie Mayer, Fanny Hensel, l’italiana Andreana Basile, Élisabeth Jacquet de La Guerre e Elizabeth Maconchy).
Augusta Holmes: una biografia
Compositrice, nata a Parigi il 16 dicembre 1847, da genitori irlandesi, ivi morta il 28 gennaio 1903. Crebbe in ambiente elevatamente artistico. Acquistata ben presto una sicura tecnica pianistica, studiò la composizione con H. Lambert, H. E. Klose e C. Franck. Rappresentò nel 1875 l'opera Ero e Leandro, alla quale seguirono Astarté e Lancelot du Lac, poi due sinfonie drammatiche, Lutèce (1878) e Les Argonautes (1881), due poemi sinfonici, Irlande e Pologne (1883), composizioni per coro e orchestra, per piano e orchestra, ecc. L'ultima opera teatrale della H., Montagne noire (Parigi, Opéra), non ebbe buon esito.
Augusta Holmès sfidò ogni convenzione, in un’epoca in cui la composizione non era cosa accettabile per una donna di una certa condizione sociale. Sin dalla sua giovinezza, questa anglo-irlandese (naturalizzata francese nel 1873), figlioccia di Alfred de Vigny, seguì un percorso atipico.
Dotata per la musica ma anche per la pittura e per la letteratura (scriverà personalmente la maggior parte dei suoi libretti), non frequentò mai il Conservatorio. Si formò privatamente con Henri Lambert nell’armonia, con Hyacinthe Klosé nella strumentazione e con Guillot de Sainbris nel canto, prima di diventare discepola di César Franck (del quale non sarebbe stata l’amante, contrariamente a quanto insinuato da alcuni).
Per quasi vent’anni fu legata a Catulle Mendès, dal quale ebbe cinque figli. Pur coltivando la miniatura, come altre compositrici dell’epoca, questa ammiratrice di Wagner (al quale fece visita nel 1869) osò confrontarsi anche con la grande forma. Oltre mille musicisti eseguirono la sua Ode triomphale en l’honneur du centenaire de 1789 in occasione dell’Esposizione universale del 1889.
Le sue opere liriche Astarté, Lancelot du lac e Héro et Léandre non furono mai rappresentate finché visse; solo La Montagne noire conobbe gli onori della scena, all’Opéra di Parigi nel 1895, ma ricevette un’accoglienza tiepida a motivo della misoginia e dell’antiwagnerismo imperanti all’epoca. I suoi lavori per voce e orchestra così come i suoi poemi sinfonici attestano il suo amore per l’Antichità (Andromède, Prométhée, Les Argonautes) e la sua propensione a esaltare il sentimento nazionale (Lutèce, Ludus pro patria, Irlande, Pologne).