Umberto Boccioni, Rissa in Galleria, 1910
Nella Galleria Vittorio Emanuele, centro nevralgico di una Milano prima città moderna d’Italia, Boccioni coglie un fatto di cronaca, una rissa tra donne, proprio davanti all’allora Caffè Campari, ora Zucca. La scena si tinge di toni cangianti e pulviscolari, un acerbo futurismo ancora debitore della rappresentazione naturalistica e di tecniche derivate dall’impressionismo riscalda però il frenetico dinamismo della folla, quasi attratta magneticamente dall’evento, secondo onde di forza che muovono gli astanti.
Umberto Boccioni sembra dar forma, seppur ancora in tono minore, agli altisonanti e rivoluzionari propositi di Marinetti espressi l’anno prima nel suo Manifesto «Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa; canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni; canteremo il vibrante fervore notturno».