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Vigile attesa e tachipirina: funzionano contro il Covid?

Luci e ombre di una terapia discussa
vigile attesa e tachipirina
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La vigile attesa per il Covid 19: luci e ombre

L’attuale emergenza sanitaria dovuta al COVID 19 preoccupa il mondo intero. Gli ospedali sono in assoluta difficoltà. L’Unico modo per dare soccorso ai reparti ospedalieri “super completi” è quello di cercare soluzioni alternative alle cure presso gli ospedali. Gli studi evidenziano l’importanza della vigile attesa e indicano quando e se usare farmaci diversi dalla tachipirina .
 

Perché si valuta la vigile attesa e l’uso della tachipirina?

L’emergenza Covid-19 preoccupa le istituzioni e i cittadini di tutti i paesi del mondo. L’incremento dei contagi e il sorgere di nuove varianti ha reso gli ospedali completi e affollati. In alcune regioni reparti di medicina generale e speciale sono stati chiusi e sono divenuti reparti anti-covid. Tuttavia, i medici di tutto il mondo hanno e stanno analizzando modalità alternative al trattamento ospedaliero. La domanda che si sono posti e che continuano a porsi è: si possono disporre delle cure dei pazienti Covid-19 presso le proprie abitazioni? È possibile applicare la vigile attesa?
 

La tachipirina fa bene o fa male?

È evidente che vi sono paesi a basso o medio reddito. I medici di tali paesi chiedono consigli su come affrontare il problema Covid-19 nella fase iniziale della malattia, su quali trattamenti farmacologici iniziare e soprattutto come curare i pazienti non avendo strutture ospedaliere
 

Cosa si intende per Vigile attesa?

Per Vigile attesa si intende quell’approccio medico volto a valutare la sintomatologia e  l’evoluzione della malattia prima di sottoporre il paziente ad una terapia di farmaci o ad un trattamento ospedaliero più invasivo.

È evidente che il termine usato “vigile attesa” non è l’unico riferibile a tale prassi. Si può parlare di “sorveglianza attiva” oppure di “gestione di attesa”.

Talvolta, quando si parla di vigile attesa in senso generale ci si riferisce a quel processo ambulatoriale di controllo e studio. Quando si parla di osservazione medica ci si riferisce a quel processo continuo di monitoraggio del paziente in un contesto di degenza ospedaliera.

Tale metodo è spesso oggetto di raccomandazione per molte malattie comuni, le quali possono essere curate con antibiotici dopo diversi giorni di sintomi o che si risolvono spontaneamente.

È evidente che la vigile attesa sia una strategia utilizzata anche nel ramo della chirurgia. Infatti, i medici possono valutare un particolare sintomo, come può essere quello dei dolori addominali, e analizzarne il decorso positivo o negativo, anche al fine di comprendere la necessità o meno dell’intervento chirurgico.

vigile attesa e tachipirina
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La Vigile attesa per combattere il Covid 19

Il Ministro della Salute Roberto Speranza ed il Governo hanno analizzato con particolare attenzione  la possibilità di introdurre la vigile attesa nella lotta al covid 19.

Infatti, il 26 aprile 2021 con una circolare del Ministero della Salute sono state aggiornate le linee guida per le cure domiciliari dei pazienti contagiati dal covid 19.

Tale circolare indica le modalità di gestione domiciliare del paziente contagiato che il medico di base o il pediatra deve conoscere e seguire. In realtà le linee guida hanno come destinatari i pazienti, gli infermieri e i caregiver, che devono occuparsi delle condizioni dei propri familiari-conviventi fragili.

È evidente che in tale situazione emergenziale alcuni medicinali possono essere molto utili per evitare che lo status di salute degeneri e altri medicinali poco indicati.

Quindi, dovendo applicare il concetto di vigile attesa e, dunque, di sorveglianza clinica attiva, costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente, il Ministero della Salute ha consigliato di:

  • Non è possibile  modificare le terapie antiipertensive, ipolipemizzanti, ipoglicemizzanti, anticoagulanti per altre patologie;
  • Utilizzare un trattamento di tipo sintomatico con paracetamolo o FANS in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, salvo controindicazioni all’uso;
  • Non è possibile  utilizzare ogni giorno corticosteroidi, poiché l’uso eccessivo inficia sulla risposta immunitaria;
  • Utilizzare eparina solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto.
  • È doveroso evitare l’uso di antibiotici in via preventiva, poiché il loro utilizzo è da riservare esclusivamente ai casi in cui l’infezione batterica sia stata dimostrata da specifici esami.
     

Quali possono essere gli strumenti per la vigile attesa?

È evidente che il paziente in vigile attesa debba avere una strumentazione idonea a controllare i parametri e comunicarli al medico di base.

Uno di questi può essere il termometro. Tener sotto controllo la temperatura corporea è uno dei primi elementi chiave da valutare nella vigile attesa.

Ulteriore elemento fondamentale è il tenere un saturimetro. Misurare la saturazione non è difficile. I saturimetri disponibili in commercio permettono di controllare la saturazione e il battito cardiaco. È evidente che la soglia di sicurezza per un paziente contagiato dal covid 19 e in vigile attesa è del 92 % di saturazione dell’Ossigeno. Solo dinanzi ad una saturazione posta la di sotto il 92% il medico dovrà valutare se richiedere il ricovero ospedaliero oppure l’ossigenoterapia a casa, confermando la vigile attesa.

Ultimo strumento da tenere in casa durante la vigile attesa è la macchinetta di controllo della pressione cardio-circolatorio.
 

Tachipirina nella vigile attesa: funziona davvero?

Siamo soliti assumere la tachipirina quando abbiamo la febbre; essa, contenendo  come principio attivo il paracetamolo, favorisce il ridursi della temperatura e del dolore, ma non produce alcun effetto antinfiammatorio. Per tale motivo, alcuni studi hanno consigliato l’uso dei FANS, ossia di farmaci antinfiammatori non steroidei o dell’Aspirina in luogo della comune tachipirina.

La tachipirina, oltre all’avere una “bassa carica antinfiammatoria”, determina la riduzione delle scorte di glutatione, ossia di una sostanza antiossidante. È evidente che l’assenza di tale sostanza possa provocare un peggioramento delle condizioni cliniche.  L’uso dei FANS potrebbe portare ad una riduzione dei sintomi ed al miglioramento delle condizioni cliniche, poiché i FANS inibiscono l’enzima che produce i mediatori dell’infiammazione.

Tale studio è stato presentato da Fredy Suter e Giuseppe Remuzzi e pubblicato sul Clinical and Medical Investigations.

Il titolo di tale studio è A recurrent question from a primary care physician: How should I treat my COVID-19 patients at home?”,
 

Lo Studio della tachipirina e della vigile attesa

90 pazienti con sintomi lievi da covid 19 sono stati in vigile attesa tra l’ottobre 2020 e il gennaio 2021.  I risultati di tali pazienti sono stati monitorati e confrontati con i risultati di altri pazienti, con medesima età, sesso e sintomi, che sono stati sottoposti al regime terapeutico ospedaliero. Il tempo medio di risoluzione dei sintomi principali è stato di 18 giorni per tutti quei pazienti sottoposti alle nuove raccomandazioni, mentre è stato di 14 giorni per quei pazienti sottoposti alla vigile attesa.

Lo studio, dunque, ha evidenziato che la vigile attesa produce effetti positivi sia nella riduzione del numero dei giorni di ricovero, ossia circa il 90%, sia la riduzione dei costi di trattamento del singolo paziente.

Inoltre, la vigile attesa permette alle strutture ospedaliere di avere disponibili posti letto per pazienti che presentano una sintomatologia più evidente e grave e che non può essere trattata con la vigile attesa.

Ulteriore dato della vigile attesa  permette di evidenziare la riduzione della necessità di procedere alla ospedalizzazione del paziente.
 

Cosa dice l’Agelinipharma sull’uso della tachipirina nella vigile attesa?

L’Angelini afferma che “Il paracetamolo è inserito nelle linee guida del NICE, il National Institute for Health and Care Excellence che fa capo al Ministero della Salute britannico, come possibile soluzione terapeutica per il trattamento dei sintomi correlati al Covid-19”.

Riprendendo il precedente studio sopra riportato che evidenzia che il paracetamolo riduca le scorte di glutatione,  l’Angelini ha affermato che “Non vi sono attualmente evidenze che un dosaggio terapeutico di paracetamolo possa compromettere in maniera clinicamente significativa le scorte di glutatione. Non vi sono attualmente dati in letteratura che dimostrino un peggioramento del paziente con Covid-19 in trattamento con paracetamolo. A oggi, le linee guida nazionali e internazionali raccomandano di ricorrere a paracetamolo o FANS per la gestione della febbre nel paziente COVID-19.
 

Cosa dicono gli esperti sulla vigile attesa ?

La domanda sulla rilevanza della vigile attesa è attualissima e numerosi sono i medici che provano a fornire pareri e valutazioni.

Salvatore Bauleo,  segretario provinciale della Fimmg di Bologna, ha affermato l’importanza della vigile attesa, ma ha specificato che non conta cosa si fa soltanto bensì come si fa.

"La terapia inizia con la prevenzione. Cioè con la vaccinazione.[…]

"La gestione è affidata al medico curante, supportato dalle Usca. Sfatiamo un tabù: non ci basiamo semplicemente sulla "vigile attesa" e la tachipirina. Non è così. Esistono protocolli per la terapia domiciliare, elaborati da ministero e società scientifiche".

"Sono basati sullo stretto monitoraggio del paziente. C'è una scala di parametri da valutare per capire se l'infezione evolve e diventa rischiosa: frequenza respiratoria cardiaca, pressione, livello di coscienza (se si è vigili, lucidi), temperatura corporea, saturazione dell'ossigeno. Il medico valuta questi parametri ogni giorno. Ai pazienti dico: "Se cambia qualcosa mi avvisi anche fra tre ore". Per esempio se si riduce la saturazione, se sale la febbre o il battito è accelerato. In quel caso si valuta se è necessario il ricovero. Ma questa non è una semplice, vigile attesa. Il 90-95% dei pazienti Covid è seguito da noi".

Fabrizio Salvucci, cardiologo dell’ospedale di Pavia ha affermato che :” La cosa più importante è intervenire subito, nei primi minuti. Se lo si fa correttamente, si evita il ricovero e soprattutto la formazione dei trombi che portano, purtroppo, alla morte”.

Il presidente del comitato per la Cura domiciliare Covid-19 Erich Grimaldi ha presentato due esposti alla procura di Roma e Bergamo. Lo scopo è quello di far luce sulla gestione dell’epidemia, soprattutto perché “è il diritto dei cittadini sapere cosa non abbia funzionato” e perché sono stati “abbandonati a casa dai medici”.  “La mia prima richiesta di lavorare a un protocollo di cura domiciliare univoco risale al 30 aprile 2020. Da allora è stato un continuo tentare di dialogare con il ministero della Salute, offrire esperienze, disponibilità, poter dare risposta a questa grave emergenza”.