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Impatto deontologico ed etico dell’intelligenza artificiale (IA)

Intelligenza artificiale
Intelligenza artificiale

Impatto deontologico ed etico dell’intelligenza artificiale (IA)

 

Nel 1752, durante alcuni scavi archeologici in una lussuosa villa romana di Ercolano, sepolta dall’eruzione, fu scoperta una biblioteca con centinaia di rotoli di papiro.

I volumi erano completamente carbonizzati: la cenere vulcanica li ha preservati, “cristallizzandoli” in un tesoro inestimabile e al tempo stesso inaccessibile, se non a costo di frantumare i papiri durante i tentativi di srotolamento.

Le informazioni restituite dall'analisi con il sincrotrone, tecnica avanzata di tomografia a raggi X, hanno permesso di amplificare il contrasto tra la scrittura e il papiro. Richiedono però dei software che sappiano "tradurre" le differenze di densità, comprese quelle dovute alle scritture dei papiri ercolanensi.

La svolta decisiva è arrivata appunto con l'IA che ha reso possibile la lettura di tutti i rotoli non svolti della collezione.

Tuttavia, perché cercare di leggere la filosofia di Epicuro, contenuta nei papiri di Ercolano?

Umberto Eco ricorda la conversazione con un amico filosofo, il quale aveva domandato: “Perché dovremmo conoscere la logica dei filosofi antichi, se la logica formale ha fatto enormi progressi e risulta più efficace studiare un manuale contemporaneo piuttosto che una ricostruzione storica?”.

Eco rispose che se gli Stoici si fossero sbagliati, sarebbe importante conoscere gli errori passati per evitarli.

Il vecchio detto historia magistra vitae è più serio di quanto si pensi, perché, se Hitler avesse letto qualcosa su Napoleone (o almeno Guerra e Pace di Tolstoj) avrebbe compreso che è impossibile per un esercito raggiungere Mosca prima dell’inverno e se Bush avesse letto i documenti sui tentativi inglesi e russi di vincere una guerra in Afghanistan, avrebbe sospettato che quel Paese presenta caratteristiche che rendono molto difficile sottometterne il territorio.

Il ragionamento, l'apprendimento, la pianificazione e la creatività sono abilità umane: l’Intelligenza Artificiale è un sistema che possiede queste capacità. Dalla metà del XX secolo all'Università di Stanford, questa disciplina è evoluta a ritmo incalzante ed è rapidamente divenuta parte sostanziale della vita quotidiana dell'uomo.

Sistemi che tracciano i dati biometrici, social media, auto a guida autonoma, software, applicazioni GPS che forniscono il percorso più efficiente o modelli di apprendimento: la IA sta contribuendo a semplificare la nostra vita quotidiana.

La creatura artificiale inglese Ai-Da, che si trovava al Cairo per partecipare a una mostra d’arte contemporanea, è stata arrestata e sequestrata con l'accusa di spionaggio poiché le telecamere impiantate nei suoi occhi sono considerate un rischio per la sicurezza.

Tuttavia, dalla introduzione di Michele Lessona alla sua traduzione de “L'origine dell'uomo” di Charles Darwin del 1913: “un gentiluomo napoletano, dicesi, ebbe 14 duelli per sostenere la preminenza del Tasso sull’Ariosto. Al quattordicesimo duello, ferito a morte, esclamò: - E dire che non ho mai letto né l’Ariosto, né il Tasso.

Questa è un po’ la storia degli italiani rispetto a Darwin. (e rispetto forse anche alla IA) Molti ne dicono male, ed anche taluni che ne dicono bene non lo hanno mai letto - “.

Se ormai il concetto di IA risulta di pubblica conoscenza, siamo effettivamente consapevoli della sua entità e dell'impatto che essa può avere sulla vita di ognuno di noi?

In quali ambiti si insinua?

La scienza medica certamente non risulta un’eccezione: le moderne tecnologie in ambito sanitario sono paradigma di questa nuova disciplina.

L'IA consente oggi di raggiungere conoscenze e competenze fino a pochi decenni fa inimmaginabili; i risvolti possibili conseguenti alla sua applicazione nell’ambito medico interessano la clinica, la didattica e la ricerca.

L’avvento della chirurgia robotica consente di realizzare complessi interventi chirurgici con la minima invasività, governando un robot che riproduce ogni minimo gesto chirurgico tramite input inviati da una console a distanza.

Le metodiche di imaging neurologico sempre più fini ed accurate supportano la diagnosi e il trattamento di gravi patologie.

Se da un lato accogliamo con entusiasmo tutti i benefici che porta con sé, dall'altro riflettiamo sul dilemma etico che genera: siamo disposti a lasciare tutto nelle mani di un sistema informatico, compreso il nostro bene più prezioso, la salute?

Potrà l'IA sostituirsi all'essere umano?

Hiroshi Ishiguro, tra i più grandi esperti mondiali di robotica, è famoso proprio per l'altro, per il suo clone robotico. Quando viene reso pubblico il programma di un convegno, la domanda è: siamo certi che partecipi proprio lui? La domanda è più che lecita: quando cerchiamo il suo nome su Google e subito, tra le immagini appare lui e l'altro. Ishiguro raramente partecipa a incontri, conferenze; di solito manda il clone.

Ishiguro racconta che il suo clone si chiama Geminoid, spiega che spesso sul palco dei congressi sale il robot, mentre lui sta sul retro e si diverte a teleguidarlo. Confessa anche che quando fa lo stesso esperimento nelle scuole, i bambini si spaventano. Afferma che noi siamo alla fine della vita organica su questo pianeta e che il futuro sarà costituito dal silicio, la base dei chip, e non sul carbonio, su cui si fondano le cellule viventi.

Ricordo l'antico detto memento mori, ricordati che devi morire, protagonista di tante importanti pagine di spiritualità e di non poche parodie. Come spesso è stato nella storia, è un uomo tutto vestito di nero che lo ricorda. O è un clone?

Nei vari reparti, ogni giorno, si combatte la battaglia contro la malattia. Talvolta, malgrado gli enormi sforzi e le incredibili scoperte, si perde. Nel luogo della sconfitta, opera Eduardo Bruera, uno dei massimi esperti al mondo di cure palliative.

Durante una intervista, la caposala mostra la più grande scoperta del reparto delle cure palliative gestite da Bruera: un seggiolino, che è quello su cui il dottore si siede quando visita il paziente allettato. Il seggiolino è stato studiato e realizzato nelle dimensioni e nelle forme del reparto, perché un medico che visita in piedi appare freddo, meno empatico.

Al contrario un medico seduto esattamente all'altezza del volto del paziente entra in una relazione personale, di vicinanza, in una intimità dove si possono dare in modo umano anche le notizie più terribili.

Il segreto delle cure palliative del massimo esperto mondiale del settore non risiede nell'ultimo ritrovato antidolorifico, ma nella custodia di una prossimità umana: dobbiamo sederci alla loro stessa altezza, dobbiamo metterci di fianco a loro!

Che possiamo fare tutti noi di fronte a questa nuova realtà, anche un po’ inquietante?

Marco Ramilli, fondatore della start up nel campo della cybersecurity capace di fornire il grado di attendibilità di una fotografia, per fronteggiare il proliferare di fake news.

Così risponde alla domanda:

“Un tempo l’uomo pensava di essere al centro dell’universo, poi è arrivato Galileo che ha rovesciato i termini ed è crollato l’io umano.

Ma almeno, si pensava, siamo gli unici a essere consapevoli di ciò che succede.

Nel Novecento Freud ci ha detto che non conosciamo neppure il nostro io.

Siamo intelligenti, ci si diceva ancora, fino a che non è arrivata l’IA.

Dobbiamo trovare ciò che ci distingue, distingue noi dall’intelligenza artificiale. La grande differenza tra l’uomo e lo strumento sta in quello che costituisce l’essere umano: i difetti, le debolezze e le paure, ma anche i colpi di scena, l’inaspettato e le gioie e i sentimenti. In una parola, il nostro cuore.”