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Agostino Saccozzi, il generale Graziadio

Vita militare di Agostino Saccozzi, generale delle truppe ducali modenesi
Agostino Saccozzi fotografato poco prima della morte con l'uniforme da tenente maresciallo austriaco (Archivio di Stato di Modena, Archivi privati, Archivio Forni, fotografie).
Agostino Saccozzi fotografato poco prima della morte con l'uniforme da tenente maresciallo austriaco (Archivio di Stato di Modena, Archivi privati, Archivio Forni, fotografie).

Il suo soprannome era Graziadio, “grazie a Dio”, perché durante una cena tra ufficiali se ne uscì dicendo che lui graziadio – detto proprio alla reggiana: tutto attaccato e con la “a” – non aveva mai dovuto sparare un colpo. L’aneddoto è vero, ma l’affermazione assolutamente no, in quanto, come vedremo, in più occasioni ebbe modo di dimostrare il suo coraggio personale, essendo stato protagonista di diversi fatti d’armi.

La frase è tuttavia rivelatrice del carattere e dell’animo di colui che la pronunciò: malgrado ricoprisse il grado di generale, non era militarista e neppure vanaglorioso, ma una persona ricca di sentimenti e di umanità. Qualità non disgiunte neppure da una certa autoironia.

Nato a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, il 6 settembre 1790, Agostino Saccozzi ebbe una carriera militare assai singolare. Possidente, esordì come ufficiale della compagnia urbana della sua città, unità formata da civili cui erano assegnati compiti di difesa territoriale, che non richiedevano particolari approfondimenti dell’arte bellica, essendo sufficiente una mera “infarinatura” e un po’ di istruzione nel maneggio delle armi.

Allo scoppio dei moti del 1831, l’ormai quarantenne Saccozzi comandava la citata compagnia, e difese Correggio contro le bande di insorti (era la sollevazione di Ciro Menotti) che volevano occupare la città. Ristabilito il governo ducale, al sovrano Francesco IV non sfuggirono le doti di questo uomo che, malgrado fino ad allora fosse stato un militare “part time”, volle tra le fila dei dragoni, corpo militare simile agli odierni carabinieri, avendo sia funzioni combattenti, sia compiti di polizia.

Il duca di Modena ebbe modo di apprezzare sempre di più le qualità umane di Saccozzi. Egli, infatti, era in grado di abbinare vigore e fermezza alla più grande umanità. Riconoscendo le sue lacune nel campo della preparazione teorica militare, studiava e non mancava mai di confrontarsi con i suoi sottoposti, i quali avevano una formazione migliore. In breve, divenne comandante del corpo dei dragoni e quindi, promosso colonnello, arrivò ad essere il vice del principe ereditario, comandante supremo delle truppe ducali.

Diploma della medaglia dell'emigrazione, commemorativa dello scioglimento della Brigata Estense. Ogni singolo documento venne firmato dal generale Saccozzi (Archivio di Stato di Modena, Archivio delle Brigata Estense, b. 47).
Diploma della medaglia dell'emigrazione, commemorativa dello scioglimento della Brigata Estense. Ogni singolo documento venne firmato dal generale Saccozzi (Archivio di Stato di Modena, Archivio delle Brigata Estense, b. 47).
Diploma della medaglia dell'emigrazione, commemorativa dello scioglimento della Brigata Estense. Ogni singolo documento venne firmato dal generale Saccozzi (Archivio di Stato di Modena, Archivio delle Brigata Estense, b. 47).
Diploma della medaglia dell'emigrazione, commemorativa dello scioglimento della Brigata Estense. Ogni singolo documento venne firmato dal generale Saccozzi (Archivio di Stato di Modena, Archivio delle Brigata Estense, b. 47).

Durante i moti del 1848, non fuggì e venne imprigionato dai rivoluzionari. Restaurato il ducato, non cercò vendetta nei confronti dei suoi carcerieri, aiutandone, anzi, alcuni. Prese parte alla spedizione in Toscana del 1849, quale comandante delle truppe estensi, che parteciparono attivamente alla riconquista di Livorno. Fu quindi nominato comandante in capo dell’esercito estense, incarico che mantenne fino alla sua smobilitazione.

Come abbiamo già esaminato in un altro articolo, dopo l’armistizio di Villafranca del 1859, le truppe modenesi, denominate Brigata Estense, rimasero acquartierate nel territorio dell’impero austriaco per quattro anni, fino allo scioglimento avvenuto nel 1863.

Durante gli anni dell’esilio, trascorsi quasi interamente in Veneto, il generale Saccozzi fu veramente un punto di riferimento per i suoi soldati.

Paternalista nel senso etimologico del termine, si considerava come il genitore dei suoi subalterni, verso i quali era sempre misurato, giusto, comprensivo.

Il suo grande carisma contribuì alla fedeltà eccezionale mostrata da questi militari nei confronti del loro sovrano: le diserzioni furono rarissime, mentre – al contrario – continuavano ad affluire volontari.

In seguito alla smobilitazione della Brigata Estense, Saccozzi venne pensionato con il grado di tenente maresciallo austriaco. Malgrado questo grande onore, si ritirò a vita strettamente privata a Mira, in provincia di Venezia. Non perse mai il contatto con i suoi antichi militari, che, come testimoniato da molti documenti conservati nell’Archivio di Stato di Modena, continuò ad aiutare con somme di denaro, consigli, raccomandazioni, segnalazioni.

Morì a Mira il 4 dicembre 1865. Al funerale ebbe gli onori militari che gli spettavano per il grado e, successivamente, la salma fu traslata a Correggio, sua città natale, nella basilica di San Quirino, dove gli venne eretto un monumento a spese del duca Francesco V.

“Specifica delle spese sostenute pel funerale del fu Tenente Maresciallo Nobile Agostino Saccozzi a carico di S.A.R. l'Augusto Nostro Sovrano Francesco V giusta le istruzioni ricevute” (Archivio di Stato di Modena, Archivio delle Brigata Estense, b. 169, fasc. “1866 Conto delle spese per il funerale del Generale Saccozzi e trasporto della salma a Correggio”).
“Specifica delle spese sostenute pel funerale del fu Tenente Maresciallo Nobile Agostino Saccozzi a carico di S.A.R. l'Augusto Nostro Sovrano Francesco V giusta le istruzioni ricevute” (Archivio di Stato di Modena, Archivio delle Brigata Estense, b. 169, fasc. “1866 Conto delle spese per il funerale del Generale Saccozzi e trasporto della salma a Correggio”).

 

Nota archivistica e bibliografica

L’Archivio di Stato di Modena, pur non conservando l’archivio personale del Saccozzi (custodito dalla Biblioteca Estense Universitaria, sempre a Modena), detiene moltissimi documenti a lui riferibili, sia prodotti durante gli anni trascorsi al vertice delle truppe ducali (Archivio Austro Estense, Supremo Comando Militare), sia durante l’esilio (Archivio della brigata Estense), oltre ai suoi carteggi intercorsi con il duca e con i più stretti collaboratori del sovrano (in primis il conte Teodoro Bayard de Volo e il conte Luigi Forni, nei rispettivi Archivi privati).

 

Tra le opere a stampa, si citano

  • Giornale della Reale Ducale Brigata Estense, Venezia, Tipografia Emiliana, 1866; ed. anast. Modena, Aedes Muratoriana, 1977 [Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, Biblioteca, Nuova serie, 39]; ed. anast. Modena, Il Fiorino, 2013;
  • Teodoro Bayard de Volo, Vita di Francesco V Duca di Modena (1819-1875), IV, Modena, Tipografia dell’Immacolata Concezione, 1885; ed. anast. Modena, Aedes Muratoriana, 1983 [Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi, Biblioteca, Nuova serie, 75], pp. 332-335;
  • Alberto Menziani, A proposito dell’autore del "Giornale della Reale Ducale Brigata Estense", in «Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi», 11 ser., 5 (1983), pp. 267-271;
  • Alberto Menziani, Dopo lo scioglimento della Brigata Estense: le vicende dei militari ducali nella corrispondenza del generale Agostino Saccozzi (1863-1865), in «Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi», 11 ser., 10 (1988), pp. 269-293;
  • Alberto Menziani, L’esercito del Ducato di Modena dal 1848 al 1859, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell’Esercito, 2005;
  • Elena Bianchini Braglia, In esilio con il Duca. La storia esemplare della Brigata Estense, Rimini, Il Cerchio, 2007.