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Giugno 1585: quattro principi giapponesi in visita a Ferrara al duca Alfonso II d’Este

Mappario estense, Carte geografiche n. 13, particolare del Giappone
Mappario estense, Carte geografiche n. 13, particolare del Giappone

“Tutta la popolazione della periferia si è riversata al centro della città e ostacola ogni traffico. Debbo dire che la gioia, la curiosità è mista in tutti ad una speranza che poteva sembrare assurda ieri e che di ora in ora si va invece facendo più viva. La speranza “che tutto cambierà.

Con queste parole Ennio Flaiano immagina l’arrivo di un marziano a Roma nel 1954.

Un’accoglienza simile, si può ritenere, fu riservata a quattro principi giapponesi, accompagnati da un gesuita portoghese e da un piccolo seguito, giunti al castello estense la sera del 22 giugno 1585. Ad attenderli vi era il duca Alfonso II d’Este, con tutta la corte. 

I quattro principi quindicenni, Ito Sukemasu (Ito Mancio dopo il battesimo), Chijiwa Michele, Hara Martino e Nakaura Giuliano, erano partiti dal porto di Nagasaki nel 1582 accompagnati dal padre gesuita Diogo de Mesquita, inviati in Europa da tre Daimyō  (feudatari giapponesi) di fede cristiana, con giurisdizione a Kyushu, isola del Giappone meridionale. In quest’area di penetrazione commerciale portoghese, i gesuiti si erano da tempo radicati, costruendo scuole, seminari, chiese, convertendo parte della popolazione locale. Questo lungo viaggio aveva una doppia valenza politico-diplomatica e di formazione religiosa. Con esso i Daimyō intendevano rafforzare i loro legami con la monarchia iberica. Al contempo la Compagnia di Gesù mirava mostrare ai giovani principi lo splendore del papato e degli altri stati cattolici, declinando l’impresa in chiave propagandistica davanti alle stesse élites nipponiche.

Giunti a Lisbona dopo due anni di viaggio, i nobili giovani ed il loro seguito si recarono a Madrid ad incontrare Filippo II. Passati poi in Italia, visitarono il granduca di Toscana a Firenze; proseguirono per Roma dove incontrarono papa Gregorio XIII e furono testimoni dell’elezione del di lui successore Sisto V. Partirono verso il nord, visitando Assisi, Loreto, Bologna e poi Ferrara. Lasciata la capitale estense proseguirono il loro viaggio toccando Venezia, Padova, Mantova, Milano e Genova, dove si imbarcarono di nuovo alla volta della Spagna, per poi fare rotta nuovamente verso il Giappone.

Ospiti di Alfonso II d’Este e della consorte Margherita Gonzaga, i principi nipponici furono festeggiati con balli e concerti, accompagnati a visitare la città e invitati ad assistere ad una sontuosa funzione religiosa in Duomo circondati da una popolazione entusiasta ed incuriosita. Veniamo ora ad alcune memorie d’archivio che conservano traccia di questo soggiorno ferrarese.

Una lettera (26 giugno 1586) inviata da Filippo Montecatini al cardinale Luigi d’Este, fratello del duca, informa che per la comitiva venne organizzata una cavalcata sul Montagnone, l’elevato terrapieno già eretto a inizio Cinquecento a barriera protettiva presso le mura orientali di Ferrara:
Il signor Duca gli condusse alla Montagnolla, dove gli fu appresentato a cavalcare tre gianetti benissimo guarniti, et andarono passeggiando a cavallo, […]. Tornati a casa, si spogliarono et si vestetero all’Indiana, et ritornarono a visitare le Serenissime Signore Duchesse, dove se gli fece sentire il concerto delle dame”.

In occasione del commiato, il 25 giugno, il principe Ito, capo della delegazione, fece dono al duca Alfonso di una katana ed un kimono, che la lettera del Montecatini descrive come “una delle lor veste all’indiana, et una scimitara”.

ASMo, Cancelleria, Particolari, b. 929 lettera di Filippo Montecatini, 1585, giugno 26
ASMo, Cancelleria, Particolari, b. 929 lettera di Filippo Montecatini, 1585, giugno 26

Esaminando i registri della serie “Amministrazione della Casa, Cucina e Dispensa e Spenderia”, possiamo scoprire gli aspetti culinari della permanenza degli illustri ospiti. Ad esempio, alla data del 23 giugno 1585, si osserva l’elenco dettagliato delle pietanze servite “per fare vivande nella Cocina Ducale in Castello per quattro signori Indiani seu Chiaboni loggiati in detto Castello”.

ASMo, Camera ducale, Amministrazione della casa, Spenderia, n. 335
ASMo, Camera ducale, Amministrazione della casa, Spenderia, n. 335

L’Archivio di Stato di Modena, inoltre, conservava tre lettere spedite da Ito Sukemasu al duca Alfonso nel corso delle tappe successive del viaggio. La prima lettera, scritta una volta giunto a Venezia (luglio 1585), andò distrutta durante la seconda guerra mondiale. Una scheda di estrazione, datata maggio 1940 e tuttora conservata al posto dell’originale perduto, ci testimonia l’avvenuta perdita e, al contempo, quanto fragile sia il grande patrimonio che conserviamo.

ASMo, Carteggio di Rettori, Vescovi e Oratori, b. 1757, scheda di estrazione della lettera perduta durante la seconda guerra mondiale
ASMo, Carteggio di Rettori, Vescovi e Oratori, b. 1757,
scheda di estrazione della lettera perduta durante la seconda guerra mondiale

Fortunatamente il tenore della lettera fu pubblicato da Guglielmo Berchet nel 1877 (Le antiche ambasciate giapponesi in Italia, Venezia, Visentini, 1877).

Berchet, trascrizione della lettera perduta
Berchet, trascrizione della lettera perduta

In Archivio si conservano ancora le altre due lettere di Ito. Una fu scritta a Genova (agosto 1585), in attesa di imbarcarsi per Barcellona; sotto la sua elegante firma in italiano si può apprezzare la firma in caratteri giapponesi vergata con un pennino.

ASMo, Carteggio di Rettori, Vescovi e Oratori, b. 1757
ASMo, Carteggio di Rettori, Vescovi e Oratori, b. 1757
ASMo, Carteggio di Rettori, Vescovi e Oratori, b. 1757, dettaglio della firma
ASMo, Carteggio di Rettori, Vescovi e Oratori, b. 1757, dettaglio della firma
ASMo, Carteggio di Rettori, Vescovi e Oratori, b. 1757, dettaglio del sigillo a secco
ASMo, Carteggio di Rettori, Vescovi e Oratori, b. 1757, dettaglio del sigillo a secco

Infine l’ultima lettera di Ito, redatta in spagnolo, fu inviata da Lisbona il 16 marzo 1586, in attesa di salire sulla nave che avrebbe riportato i quattro giovani ed il loro seguito a casa.

ASMo, Cancelleria, Carteggio Principi Esteri, b. 1612, particolare della sottoscrizione di Ito Sukemasu
ASMo, Cancelleria, Carteggio Principi Esteri, b. 1612, particolare della sottoscrizione di Ito Sukemasu

Per saperne di più:

G. Gualtieri, Relationi della venuta degli ambasciatori Giapponesi a Roma fino alla partita di Lisbona. Con le accoglienze fatte loro da tutti i principi Christiani, per dove sono passato, Roma, Francesco Zanetti, 1586.

G. Berchet, Le antiche ambascerie giapponesi in Italia. Saggio storico e documenti, Venezia, Visentini, 1877

G. Sorge, Il cristianesimo in Giappone e il De Missione, Bologna, Clueb, 1988

L. Beretta,  Giugno 1585: un’ambasceria giapponese a Ferrara, in: Bollettino della Ferrariae Decus, 23,( dicembre 2006), pp. 231-233

T. Iannello , “L’Indiani gionsero qui sabato”. Riflessi ferraresi della prima missione giapponese alla Santa Sede (1585), in: Annali online- Lettere. Università degli Studi di Ferrara, VII (2012)

T. Iannello, Una legazione giapponese alla corte di Alfonso II d’Este (22-25 giugno 1585): documenti e testimonianze. In: Il Giappone, studi e ricerche, LI.