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Da Dubrovnik a Londra

Storia della nave ducale San Giacomo di Galizia (1541-1545)
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Grazie al generoso contributo del Soroptimist Club di Modena, è stato recentemente finanziato il restauro di un privilegio di navigazione del 1542 concesso dall’imperatore Carlo V d’Asburgo a favore di una nave mercantile del duca di Ferrara Ercole II.

 privilegio di navigazione concesso da Carlo V alla nave del duca di Ferrara - restaurato
Privilegio di navigazione concesso da Carlo V alla nave del duca di Ferrara - restaurato

Questo diploma in pergamena è particolarmente raro in virtù del suo sigillo pendente in cera rossa raffigurante lo stesso Carlo V a fianco della madre Giovanna d’Aragona (passata alla storia come Giovanna la pazza). Entrambi i sovrani sono rappresentati in maestà, ovvero assisi sul trono in posizione frontale, con corona, scettro e spada.

Sigillo restaurato raffigurante Giovanna d'Aragona a destra ed il figlio Carlo a sinistra
Sigillo restaurato raffigurante Giovanna d'Aragona a destra ed il figlio Carlo a sinistra

Partendo dai pochi dati ricavabili da questo privilegio sono state condotte ulteriori ricerche all’interno dell’Archivio Segreto Estense. È stato cosi possibile ricostruire la storia avvincente della nave San Giacomo di Galizia, le sue rotte tra i porti del Mediterraneo così come le merci trasportate nell’arco dei suoi quattro anni di attività.

Gli Estensi avevano già da molto tempo amichevoli contatti con la città di Ragusa (attuale Dubrovnik in Croazia), piccola repubblica retta da una oligarchia mercantile e sottoposta alla formale autorità del Sultano turco. La città dalmata era uno snodo commerciale di primo piano e già gli Estensi se ne erano serviti in passato per la costruzione di navi mercantili.

Nel maggio 1541 giunse a Ragusa un inviato del duca Ercole II d’Este, accompagnato dall’armatore Polo di Natale Mattulino, raguseo. Quest’ultimo divenne comproprietario – insieme al duca Ercole – della nave San Giacomo di Galizia, che da alcuni mesi veniva preparata per la navigazione in un porto dell’isola di Curzola (attuale Korcula), dotata di archibugi e diverse artiglierie.

Il raguseo messer Polo Mattulino, che avrebbe comandato la nave in qualità di capitano, risultava avere qualche conto in sospeso con la Repubblica di Ragusa, come riportarono ad Ercole d’Este gli stessi Anziani della città adriatica:

“E perciò non se maravigliamo, se l’habbi voluto pigliare questa impresa, de recommendarne ditto Polo, quale per evitare la pena condecente alli sua demeriti ha voluto ricorrere a Vostra Eccellenza sperando conservarse indenne.”

A quanto pare, durante la carestia dell’anno precedente che aveva colpito Ragusa, messer Polo fu inviato con altre tre navi alla volta del Levante per caricare frumenti. Costui, “per zelo de conseguire qualche maggior emolumentoconsegnò le derrate a un miglior offerente, con l’esito di condannare “uno gran numero delli vassalli nostri periti per defitto del nutrimento”.

Per questa nave, che a fine giugno si era già apprestata a lasciare la Dalmazia diretta verso la Puglia, il duca Ercole II si era già premurato di ottenere due privilegi di navigazione: uno concesso da Papa Paolo III Farnese il 13 maggio 1541 e l’altro, nel giugno dello stesso anno, da parte del re di Francia Francesco I.

Privilegio di navigazione concesso da papa Paolo III alla nave (particolare)
Privilegio di navigazione concesso da papa Paolo III alla nave (particolare)
Privilegio di navigazione concesso dal re di Francia Francesco I
Privilegio di navigazione concesso dal re di Francia Francesco I

Con questi due privilegi, la nave ducale era esentata dal pagamento di dazi, gabelle e imposizioni di ogni sorta nel passare per i porti pontifici e francesi.

Volendo poi facilitare il commercio con le terre dello sterminato impero asburgico, il 10 ottobre 1541 il duca Ercole richiese al suo ambasciatore in Spagna, Girolamo Feruffini, di ottenere da Carlo V analoghe patenti di navigazione per due navi ducali: “l’una se chiama Santo Jacopo de Gallicia parronizata per Polo di Nadale Raguseo, l’altra si chiama Santa Maria da Loreto”. Su questa seconda nave abbiamo scarse informazioni. La Santa Maria di Loreto fu probabilmente costruita a Ragusa tra il 1541 ed il 1542, per metà proprietà del duca di Ferrara e per metà di Vincenzo Fabri di Ragusa, comandante della nave stessa nonché genero di Polo di Natale Mattulino.

Minuta ducale all'ambasciatore estense in Spagna Girolamo Feruffini
Minuta ducale all'ambasciatore estense in Spagna Girolamo Feruffini

Per le navi menzionate in questa minuta al Feruffini, l’imperatore Carlo V concesse due privilegi di navigazione, entrambi siglati il 14 luglio 1542 nel castello di Monzòn, in Aragona, dove effettivamente il sovrano risiedette in quel periodo per presiedere le Cortes di Aragona.

Tra la data della minuta ducale da spedire in Spagna (10 ottobre 1541) ed il privilegio di navigazione (14 luglio 1542) si consumò la sfortunata impresa di Algeri, nella quale anche la nostra nave San Giacomo di Galizia fu coinvolta.

Carlo V d’Asburgo, infatti, nel tentativo di replicare il grande successo della conquista di Tunisi nel 1535, decise di organizzare una grande spedizione navale contro Algeri, uno dei grandi centri della pirateria barbaresca.

Dopo il trasporto di un primo carico di legname appartenuto ad un mercante di Perasto, nel giugno 1541 la nave San Giacomo di Galizia giunse a Molfetta per poi proseguire per Taranto. Qui la nave caricò milleottocento cantari di biscotto “neto de tara de sachi” cioè tra i novecento e i millecinquecento quintali di porzioni di pane cotto ad uso dei militari. A predisporre la fornitura fu il sovrintendente al porto (il “portolano di Taranto”) Marco Alagnano per ordine di Scipione de Summa Vicerè delle Terre d’Otranto e Bari. Furono caricati anche seicentoquaranta barili di salnitro. Questa merce – destinata alla spedizione militare contro Algeri – fu trasportata a Napoli. La nave ducale vi giunse il 26 settembre.

In Napoli la nave fu noleggiata il 30 settembre dall”“armata de Argiero” per i successivi due mesi dietro corresponsione di 535 scudi e carlini tre e mezzo al mese. L’Ammiraglio Andrea Doria pagò poi a nome di Carlo V un ulteriore mese di noleggio. La nave San Giacomo di Galizia seguì il convoglio delle navi militari durante tutta l’impresa algerina, trasportando le derrate alimentari (il carico di “biscotto”) ed il salnitro.

Questa spedizione si concluse in un disastro clamoroso, lo stesso Imperatore Carlo V rischiò di cadere prigioniero. La nostra nave riuscì a salvarsi e il 16 novembre raggiunse Maiorca, dove effettivamente una parte dei sopravvissuti dell’armata cesarea fece ritorno dopo il terribile smacco.

Da Maiorca la San Giacomo di Galizia giunse prima a La Spezia (il 10 dicembre) e poi a Genova (il 16 dicembre).

Dopo la partecipazione alla infausta impresa militare la nave si dedicò attivamente al trasporto di grandi quantità di prodotti da un capo all’altro del Mediterraneo. Grazie al libro di carico della nave conosciamo i nomi dei singoli mercanti e le quantità e tipologia delle loro merci.

rotta seguita dalla nave San Giacomo di Galizia nell'anno 1541
Rotta seguita dalla nave San Giacomo di Galizia nell'anno 1541

Nell’anno 1542 successivo la nave compì complessivamente tre grandi spedizioni: la prima da Civitavecchia a Valencia carica di 1.200 salme di frumento durante i mesi di febbraio-maggio. Giunta in Spagna la nave imbarcò subito dopo un carico di sale “ed altre robe” dal porto della Mata (vicino ad Alicante) e fece rotta verso Napoli e poi Salerno, passando per Marsiglia e Livorno. Giunta a Napoli in agosto fu lo scrivano di bordo Antonio di Scalzi, stipendiato dal duca ad informare i Fattori della Camera ducale a Ferrara che si sarebbe proseguito verso Barletta e Manfredonia “a carighe de formenti” destinati ancora una volta alla Spagna. Quest’ultima spedizione coprì i mesi da settembre 1542 a gennaio 1543. Fu probabilmente all’arrivo a Siviglia che il comandante della nave, messer Polo di Natale Mattulino poté farsi consegnare il privilegio di navigazione di Carlo V rilasciato nel luglio precedente.

Rotta seguita dalla nave San Giacomo di GAlizia l'anno 1542
Rotta seguita dalla nave San Giacomo di Galizia l'anno 1542

Ripartita verso Genova carichi di vino e lana, nell’aprile del 1543 la nostra nave fu nuovamente noleggiata da Andrea Doriaper andare a levare Sua Cezaria Maistà in Roze (vicino ad Alicante) e tornare fino in Genoa”. Evidentemente una parte del numeroso seguito di Carlo V (si parla di circa 500 persone) nel suo viaggio verso l’Italia si servì della nave estense. Il principe Doria versò per il servizio più di 800 scudi d’oro.

Noleggio della nave da parte del " Principe Doria" il 12 aprile 1543
Noleggio della nave da parte del " Principe Doria" il 12 aprile 1543

La nave fu subito dopo noleggiata da un mercante genovese per il trasporto di un carico di grano dalla Sardegna a Lisbona. Dopo aver lasciato Cadice a fine ottobre fu dirottata dalle navi del re del Portogallo poco dopo il passaggio dello stretto di Gibilterra ed obbligata a sbarcare tutto il contenuto nella città di Ceuta.

Così lo scrivano di bordo Antonio di Scalzi descrive l’accaduto:

“...de Sardegna se noligesemo per Lisbona a reali 9 per salma, et quando fusemo a lo streto de Giberta ne vene le caravele de lo re de Portogalo et ne fe’ andare in Ceuta per forcia, e per andare in Lisbona non vollemo fare de forza niuna per che seresemo stati bene inponiti, andando in casa sua, et in ditta Ceuta ne ha deschargati e pagati li nostri noli...”

Giunta dunque a Cadice a fine novembre, la San Giacomo di Galizia fu nuovamente presa a nolo da altri mercanti questa volta per Londra con un carico di vino e di olio. Dopo la data del 29 novembre 1543 le annotazioni sui registri si fanno assai più rade. Certamente accadde qualcosa di inaspettato e catastrofico il 12 marzo 1544 in un punto imprecisato lungo la rotta verso l’Inghilterra. Si trattò con ogni probabilità di una tempesta che dovette ridurre la nave a mal partito. Informato, il duca decise di mettere in vendita la nave. I duemila ducati di cui si parla in una lettera inviata dal di Scalzi da Londra dovevano esser ben lontani dalle cifre offerte dai potenziali acquirenti:

non se atrova tanti boni partiti come pensa la Magnificentia Vostra et cercaremo avendera quanto sia posibile […] donde che l’artiaria sola con le ancore vale più di ducati mile et ne parso a non volerla dare per tale precio per che a nui ne para che seria butata via”.

La nave rimase alla fonda a Londra per tutto il 1544 fino al 31 gennaio 1545, ultima data presente sul registro di carico.

Rotta seguita dalla nave San Giacomo di Galizia l'anno 1543
Rotta seguita dalla nave San Giacomo di Galizia l'anno 1543

L’equipaggio della nave passò da 56 unità nel settembre 1541 a 70 nell’aprile 1542 per poi scendere nuovamente a 60 nell’agosto dello stesso anno. Nel dicembre 1544 gli uomini della nave erano rimasti soltanto 53. Conosciamo i nomi di molti di loro così come alcune delle funzioni che questi svolgevano a bordo: vi erano a bordo uno scalco, un barbiere, un bottaro ed almeno tre bombardieri (per tale ruolo risultano Pietro de San Malo, Lorenzo di Bruges, Stefano de Marco). Una parte dei marinai era di origine slava: tra di essi troviamo i nomi Francesco Stuliza, Giovanni Cecinovich, Marino Bachoe di Cattaro.

Alla consegna di ogni carico la metà del guadagno veniva divisa in parti uguali tra la ciurma, al netto delle spese per il vitto e dei costi sostenuti dalla nave. Ad esempio nel gennaio 1543, la nave giunse a Valencia con un ricco carico di grano proveniente da Barletta. La spedizione fruttò 1.673 scudi, ai quali furono scalati 111 scudi di spese di arboraggio. La metà spettante alla ciurma fu calcolata per ciascuno dei cinquantatrè marinai in 14 scudi e 8 carlini. Tolte le spese di vitto ed il salario per il barbiere rimanevano in tasca a ciascun marinaio soltanto 8 scudi, 3 carlini e 7 grani.

Tra le molte cose che la nave si trovò a trasportare non vi furono solamente olio, lana, frumento, vino e formaggio. Troviamo annotato nel libro di carico il pagamento di 14 scudi d’oro per un semplice passaggio concesso ad un “Cavagliero” con quattro servitori da Messina ad Alicante. Madonna Isabella del Papa fece invece trasportare il proprio letto insieme a sei casse e tre “stramaci” da Messina a Napoli per il prezzo di 8 scudi.

nota di carico delle merci imbarcate da Isabella del Papa nel viaggio da Messina a Napoli
Nota di carico delle merci imbarcate da Isabella del Papa nel viaggio da Messina a Napoli

Più insolito è quanto il mercante di Ragusa Zoanne de Ruscho volle far trasportare sempre da Messina a Napoli nel settembre 1541: oltre a quattro bauli pieni di formaggio fece imbarcare cinquantatrè ceste (coffe) contenenti “cenere de Alesandria” ovvero uno speciale composto di polvere utilizzata per la fabbricazione degli specchi.

Di porto in porto il noleggio della nave avrebbe fruttato più di 9.000 scudi d’oro. Di tale somma soltanto un quarto sarebbe spettato al duca, e da esso era necessario scalare la parte di spese a lui spettanti. Non fu questa l’unica nave posseduta dal duca Ercole d’Este, così come non fu certo l’unica “società” da lui promossa.

Questa avventura marittima, unitamente alle sue iniziative volte ad importare grani e cavalli dall’oriente, al monopolio sullo zucchero proveniente dalle colonie portoghesi nell’Atlantico, ai patti stretti con i mercanti di Anversa, contribuisce a completare il profilo di Ercole II come vero e proprio duca mercante.

 

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