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Gli Estensi di Scandiano. Da un amore clandestino una discendenza giunta fino ai giorni nostri?

ASMo, Mappario Estense, Serie generale, 189. Particolare di una mappa relativa alla montagna del Ducato di Reggio. Si notano Reggio e Scandiano
ASMo, Mappario Estense, Serie generale, 189. Particolare di una mappa relativa alla montagna del Ducato di Reggio. Si notano Reggio e Scandiano

Luigi d’Este marchese di Scandiano (1648-1698) fu il primogenito di una linea cadetta della dinastia estense. Suo padre Borso era fratello del duca Alfonso III mentre la madre Ippolita d’Este era figlia di un altro fratello di Borso, era dunque “doppiamente” estense. Il giovane Luigi fu spedito a diciassette anni a studiare presso il prestigioso collegio di Ingolstadt. Nei suoi anni in Germania visse poi alle corti di Monaco, Praga, Hannover e Brunswich. Nel 1673 tornò a Modena. Si insediò ben presto nel suo ricco feudo di Scandiano, tra le colline reggiane, bellissimo borgo rinascimentale dominato dalla superba rocca legata alla memoria di Matteo Maria Boiardo.

ASMo, Mappario Estense, serie generale, 202. Particolare dell'abitato di Scandiano con la rappresentazione del torrione della Rocca
ASMo, Mappario Estense, serie generale, 202. Particolare dell'abitato di Scandiano con la rappresentazione del torrione della Rocca

Nell’anno 1675 Luigi d’Este divenne Governatore di Reggio, la seconda città del ducato. Mantenne tale carica fino al 1695. 

ASMo, Mappario Estense, Serie generale, 195. Mappa di Reggio, fine Seicento
ASMo, Mappario Estense, Serie generale, 195. Mappa di Reggio, fine Seicento

Fu in questa città che, almeno a partire dall’anno 1686, il Principe e Governatore iniziò una relazione con una ragazza poco più che ventenne. Il suo nome era Anna Maria Cagnolati, figlia di Carlo, capitano delle milizie del distretto di Reggio. Tra il potente Principe Luigi e Anna Maria, di diciannove anni più giovane, nacque un legame forte e tormentato, testimoniato da una fitta corrispondenza d’amore tuttora conservata nel fondo “Casa e Stato”.

Lo scambio di lettere avveniva per tramite di servi e persino di sacerdoti compiacenti. Erano impiegati talvolta pseudonimi, sigle e messaggi cifrati.

Le lettere più antiche, tra quelle datate, risalgono all’anno 1688. Il 26 agosto di tale anno il Principe Luigi richiese un incontro segreto con la sua amata. A fare da sfondo a questo appuntamento fu con ogni probabilita' il giardino della Cittadella di Reggio, ove sorgeva la fortezza ed il palazzo del Governatore (nell'attuale Parco del Popolo, vicino al Teatro Municipale):

“Quando non si è impedito dalla gran pioggia, io sarò questa sera in Reggio per haver la consolazione se posso di veder Vostra Signoria. Ella mandi questa sera Rubino a mezz’ora alla porta del giardino, che dirò al detto Rubino se posso parlare con lei, come spero”.

ASMo, Mappario Estense serie generale 195. Particolare della cittadella di Reggio con il palazzo del Governatore e l'area dei giardini
ASMo, Mappario Estense serie generale 195. Particolare della cittadella di Reggio con il palazzo del Governatore e l'area dei giardini
Lettera di Luigi d'Este ad Anna Maria Cagnolati
Lettera di Luigi d'Este ad Anna Maria Cagnolati

Dalla loro relazione nacquero tre figli: Beatrice, Nicolò e Leopoldo; di quest’ultimo si sa che fu battezzato l’8 gennaio 1687 nella chiesa di San Giovanni Evangelista di Reggio, e che fu con tutta probabilità il maggiore dei tre. Gli altri figli nacquero dunque tra il 1687 ed il 1695.

Tra i fogli di questo carteggio non sono rimaste solamente lettere chiuse da nastri azzurri, sigilli in cera lacca e disegni di cuori trafitti da frecce.

 involucro di una lettera inviata ad Anna Maria Cagnolati. E' riconoscibile la grafia autografa del Principe Luigi d'Este
Involucro di una lettera inviata ad Anna Maria Cagnolati. E' riconoscibile la grafia autografa del Principe Luigi d'Este

È stato conservato persino un piccolo olio su rame raffigurante Luigi d’Este, evidente pegno d’amore alla propria amata, e da quest’ultima restituito assieme alle lettere scritte dal Principe, magari a seguito di una crisi di gelosia oppure a causa di ciò che racconteremo tra poco.

Ritratto di Luigi d'Este, olio su rame, cons. in ASMo, CAsa e Stato b. 259
Ritratto di Luigi d'Este, olio su rame, cons. in ASMo, CAsa e Stato b. 259

Il legame talvolta burrascoso emerge da una lettera di Anna Maria del 14 aprile (senza indicazione dell’anno):

“… abbandonata dal mio Luigi vada pure questo mondo ingannatore, ti aborrisco, ti detesto, e alla fine mi è forza il lasciarti, ti abbandonarò, mi ritirerò in un chiostro a terminare i miei anni”, serbando poi parole di grande dolcezza per il loro giovane figlio: “Almeno tenete a cuore il caro Leopoldino, quello che fu ingenerato da vero affetto, quello che è parte delle sue e delle mie viscere”.

lettera di Anna Maria Cagnolati al Principe Luigi
lettera di Anna Maria Cagnolati al Principe Luigi

Il principe Luigi, governatore di Reggio e marchese della vicina Scandiano continuò a frequentare la giovane reggiana fino a quando quest’ultima fu arrestata e condotta, insieme a tutta la sua famiglia nella cittadella di Modena. Tutto accadde nel novembre 1694: per ordine del nuovo Duca di Modena Rinaldo, la giovane assieme al padre Carlo, alla madre Isabella, alla sorella Lucia e ad un bambino (forse Leopoldo?) vennero tenuti segregati per cinque mesi e sorvegliati a vista. Di notte l’intera famiglia veniva rinchiusa in una stanza con le inferriate alle finestre.

La prigionia ebbe termine il 29 aprile 1695 quando una carrozza fu mandata in fortezza dal Duca al fine di prelevare la donna. Anna Maria fu così condotta nel palazzo del conte Magnani, poco lontano dall’attuale sede dell’Archivio di Stato di Modena. Qui fu fatta sposare ad un vedovo bolognese assai benestante, tale Francesco Tacconi. La cerimonia fu officiata dal parroco della vicina chiesa della Madonna del Paradiso alla presenza di tre testimoni. Al volere del duca dovette sottostare evidentemente lo stesso Principe Luigi.

Tre giorni prima del matrimonio fu Luigi a negoziare il contratto matrimoniale, che prevedeva una consistente dote per la sposa pari a 1.000 doppie oltre ad un capitale fruttifero di 800 doppie al 4% di interesse annuo a favore dello sposo. Tra gli accordi però, al punto 4, figura l’obbligo da parte del novello sposo di mettere a disposizione di Anna Maria una carrozza con due cavalli, vero e proprio simbolo dell’alto status sociale raggiunto, oltre che estremamente oneroso dal punto di vista economico.

particolare dei capitoli matrimoniali conclusi per il matrimonio Tacconi- Cagnolati. ASMo, Casa e Stato, b. 259
Particolare dei capitoli matrimoniali conclusi per il matrimonio Tacconi- Cagnolati. ASMo, Casa e Stato, b. 259

Pare evidente l’intento del Duca di mettere a tacere lo scandalo di questo legame tra suo cugino ed Anna Maria, facendo uscire la donna dai suoi Stati. Così a 28 anni, Anna Maria Cagnolati Tacconi andò a vivere a Bologna.

Il rapporto epistolare tra Luigi ed Anna Maria si fece ancora più intenso. Luigi si faceva spedire lettere dai suoi diversi agenti ed informatori residenti a Bologna. Il figlio Leopoldo viveva tra Bologna e Reggio, alternativamente con la madre ed il padre.

Il matrimonio di facciata tra Anna Maria e il Tacconi mostrò fin da subito la propria fragilità. Quest’ultimo inviò dure lettere al Principe Luigi: “... scorono duoi mesi come io Francesco Tacconi contrassi matrimonio con la signora Anna Cagnolati con sentimenti di vivere con detta signora, cohabitare onoratamente secondo la nostra sacrosanta legge in pace in concordia et unione, […] si per non gradirsi dalla suddetta signora Anna ciò che mi facessi sprezzarne qualunque cosa, et avanzarsi insultarmi, ne’ volermi conoscere per marito […] necessitato mi sono veduto separarmi dalla stessa...”.

Da Reggio Luigi d’Este tuonò contro il marito, reo di aver disatteso gli accordi stabiliti: “Non si sa con quale ragione possa il signor Francesco dolersi che la signora Anna faccia troppa spesa, mentre ha accordato di servirla di carrozza con due cavalli, carrozziere, braciero, due donne et un staffiero, di dare denari alla signora Anna e di vestirla decorosamente come porta una gentildonna par sua”.

Particolare della lettera di Francesco Tacconi al Principe Luigi d'Este
Particolare della lettera di Francesco Tacconi al Principe Luigi d'Este

Il Tacconi si ritirò ben presto nella sua villa di Bertalia, poco fuori dalle mura della città di Bologna. Anna Maria rimase così padrona del bel palazzo di “via di Cartolaria nuova”, attuale via Guerrazzi, di fianco al collegio dei Fiamminghi. L’edificio aveva quattro piani “sotterraneo, piano terreno, piano nobile con mezzanelle e granai sopra, con stalla per numero 6 cavalli e teggia per medesimi, con due rimesse e cortile grande.” Il suo nuovo appartamento era riccamente arredato: vi erano numerosi dipinti di paesaggi impiegati come sovrapporta e le pareti erano ricoperte di corame dorato. In una galleria erano esposte poi cinquantacinque stampe francesi incorniciate in oro e rosso, otto specchi con cornici di stucco, ritratti, dipinto a olio di forma ovale con composizioni floreali e diversi tavolini di scagliola. La donna visse in modo opulento grazie al continuo interessamento del Principe Luigi tra bei vestiti e preziose argenterie e circondata da una servitù in livrea.

Si giunse poi al funesto 1698, anno in cui Luigi d’Este morì all’età di cinquant’anniAnna Maria esce così dalla nostra storia. A partire da questa data non disponiamo più informazioni dirette relative alla sua vita. I loro tre figli, ancora molto piccoli, si videro privati di ogni mezzo di sussistenza. Leopoldo “da Scandiano” intraprese più tardi la carriera militare nell’esercito imperiale divenendo colonnello; si stabilì a Suzzara dove morì nell’ottobre 1723. Anche l’altro fratello Nicolò, dopo il noviziato nel convento dei Padri serviti di Scandiano, decise di servire sotto le insegne imperiali partecipando alle guerre in Fiandra; morì senza figli. Soltanto a partire dal 1712, grazie all’intervento del duca Rinaldo, fu garantito un sussidio ai due fratelli.

La terza sorella, Beatrice, abbracciò la vita consacrata: entrò nel monastero di Sant’Eufemia di Modena assumendo il nome di suor Maria Felice. Fu lo stesso duca Rinaldo a pagarle la dote monastica nell’agosto 1729 oltre ad un vitalizio annuo di 30 scudi.

Il colonnello Leopoldo, che ricordiamo visse i suoi ultimi anni a Suzzara servendo nell’esercito imperiale, ebbe cinque figli, due maschi e tre femmine nati tra il 1711 ed il 1723. Essi godettero di un sussidio erogato dal duca Rinaldo fino alla morte di quest’ultimo nel 1737.

Uno di questi figli, Luigi, si trasferì a Carpi (qui lo troviamo nell’anno 1751) ed ebbe diversi figli, tra i quali Leopoldo e Cesare. La famiglia aveva oramai adottato stabilmente il cognome “Scandiani”, ricordando così la discendenza anche se illegittima del ramo degli Estensi di Scandiano, estintosi formalmente nella prima metà del Settecento.

Siamo oramai alla terza generazione della discendenza da Luigi d’Este ed Anna Maria: Cesare Scandiani divenne direttore delle Finanze in Carpi. Ancora nel 1790 ricopriva tale incarico e godeva della stima e della considerazione della duchessa di Modena Maria Teresa Cybo. Conosciamo anche il nome della sua consorte: la carpigiana Margherita Marchi. I due si erano sposati nel 1772 in circostanze turbolente: la mattina del 30 aprile di quell’anno Cesare e la giovane si diedero appuntamento poco lontano dal casino di campagna di proprietà della famiglia della ragazza, sito a Gargallo poco fuori Carpi. I due giovani decisero fuggire insieme a Parma, dove contrassero matrimonio senza il consenso delle rispettive famiglie. A tre generazioni di distanza dal “capostipite” Luigi d’Este di Scandiano, anche il bisnipote Cesare preferì seguire il proprio cuore anziche' le convenzioni sociali del tempo.

Vi sono ai giorni nostri diversi nuclei di famiglie “Scandiani”, molte nel Mantovano (tra Viadana e Sabbioneta), ed altre nel Bolognese. Ricordiamo che a Suzzara il colonnello Leopoldo figlio del Principe Luigi visse fino alla morte avvenuta nel 1723 ed in quella città crebbero i suoi cinque figli. Uno studio sullo Stato Civile di età napoleonica e poi postunitaria potrebbe contribuire a svelare le vicende dei rami mantovano e carpigiano della famiglia Scandiani e soprattutto la discendenza di Cesare Scandiani e di sua moglie Margherita.

I portatori del cognome Scandiani, discendendo dal Principe Luigi d’Este potrebbero essere gli inconsapevoli eredi di Cesare d’Este e di Virginia de’ Medici.

 

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