ALFENO, VARIO DOMENICO: Pragmaticae edicta decreta interdicta regiaeque santiones Regni Neapolitani
PRAGMATICAE EDICTA DECRETA INTERDICTA REGIAEQUE SANCTIONES REGNI NEAPOLITANI quae olim viri consultissimi collegerunt… Prosper Caravita, Fabius De Anna, Alexander Rovitus, Carolus Calà, Blasius Altimarius. Dom. Alfenus Varius I.C. Recensuit… Indices omnium legum, et rerum, ac verborum auxit.
Neapoli, 1772, Sumptibus Antonii Cervonii, voll. 4 in folio (cm: 24,5 X 37) rilegati in piena pergamena coeva, I°: pp. XVI-632 (leggeri aloni alla parte inferiore delle ultime carte); II°: pp. IV-632; III°: pp. IV-764 più 2 pp. (702-703) doppie ma con contenuto diverso; IV°: pp. IV-488-182-8.
Sono presenti sparse fioriture dovute alla qualità della carta.
Raccolta tra le più complete, curata dall’insigne giurista napoletano Alfeno (o Anselmo) Vario Domenico, riprende le precedenti e vi aggiunge rubriche che non vi avevano corrispondenza; include pure trattati di pace e di commercio, oltre appendici contenenti la cronologia delle Prammatiche e dei Vicerè, leggi dimenticate o uscite via via, norme cadute in disuso e lezioni dei vari codici: vi è anche un ampio e bell’indice delle materie (188 pagine nel tomo IV°).
Prammatica: Con il nome “Pragmaticae”, ricollegandosi alla legislazione romana del Basso Impero, vennero chiamati i provvedimenti legislativi di portata generale emanati dai sovrani Aragonesi in Sicilia, Sardegna e nel Napoletano. Le prime prammatiche aragonesi furono emanate dal Re Alfonso I°: ispirate direttamente ai principi del diritto romano, dettavano disposizioni in materia civile e penale. Quelle che si ebbero subito dopo l’unione di Napoli alla Sicilia conservarono in genere gli stessi caratteri. Con l’andare del tempo, e specialmente all’epoca di Ferdinando il Cattolico, comincia a farsi strada l’uso delle prammatiche emanate dal re dietro parere di qualche grande ufficiale della Magna Curia, che sottoscriveva anch’egli. Nel periodo del viceregno spagnolo, come le “grida” lombarde, le prammatiche recavano nell’intitolazione il nome del re, a cui era aggiunto quello del vicerè che le pubblicava… Quando dopo l’arrivo di Carlo di Borbone (1734) la potestà vicereale non ebbe più ragion d’essere… le disposizioni legislative continuarono a chiamarsi prammatiche, intendendo però con questo nome le leggi per eccellenza, con l’esclusione di ogni provvedimento regolamentare. Delle prammatiche napoletane manca così una silloge ufficiale, come un’edizione critica. Si serbano bensì in archivi e bibilioteche collezioni più o meno ricche delle edizioni originali… sennonché fin dal cinquecento si prese, per iniziativa privata, a raccoglierle per serie sempre più numerosa di volumi curati per lo più da giureconsulti o magistrati di valore… vanno ricordate, tra le altre edizioni, quelle di Prospero Caravita (1575) con la continuazione di Fabio De Anna (1587), di Giovanni Antonio Cannito (1581), di Alessandro Rovito (1633), di Michelangelo Gizzio (1665), di Biagio Aldimari (1682) e segnatamente le due ultime e più complete di Domenico Alfeno Vario (1772) e di Lorenzo Giustiniani (1803-04). Cfr: Treves Garetto Lydia (in Novissimo Digesto Italiano).
[Idea della settimana Libreria Giuridica Bonfanti - www.libreriabonfanti.it]
PRAGMATICAE EDICTA DECRETA INTERDICTA REGIAEQUE SANCTIONES REGNI NEAPOLITANI quae olim viri consultissimi collegerunt… Prosper Caravita, Fabius De Anna, Alexander Rovitus, Carolus Calà, Blasius Altimarius. Dom. Alfenus Varius I.C. Recensuit… Indices omnium legum, et rerum, ac verborum auxit.
Neapoli, 1772, Sumptibus Antonii Cervonii, voll. 4 in folio (cm: 24,5 X 37) rilegati in piena pergamena coeva, I°: pp. XVI-632 (leggeri aloni alla parte inferiore delle ultime carte); II°: pp. IV-632; III°: pp. IV-764 più 2 pp. (702-703) doppie ma con contenuto diverso; IV°: pp. IV-488-182-8.
Sono presenti sparse fioriture dovute alla qualità della carta.
Raccolta tra le più complete, curata dall’insigne giurista napoletano Alfeno (o Anselmo) Vario Domenico, riprende le precedenti e vi aggiunge rubriche che non vi avevano corrispondenza; include pure trattati di pace e di commercio, oltre appendici contenenti la cronologia delle Prammatiche e dei Vicerè, leggi dimenticate o uscite via via, norme cadute in disuso e lezioni dei vari codici: vi è anche un ampio e bell’indice delle materie (188 pagine nel tomo IV°).
Prammatica: Con il nome “Pragmaticae”, ricollegandosi alla legislazione romana del Basso Impero, vennero chiamati i provvedimenti legislativi di portata generale emanati dai sovrani Aragonesi in Sicilia, Sardegna e nel Napoletano. Le prime prammatiche aragonesi furono emanate dal Re Alfonso I°: ispirate direttamente ai principi del diritto romano, dettavano disposizioni in materia civile e penale. Quelle che si ebbero subito dopo l’unione di Napoli alla Sicilia conservarono in genere gli stessi caratteri. Con l’andare del tempo, e specialmente all’epoca di Ferdinando il Cattolico, comincia a farsi strada l’uso delle prammatiche emanate dal re dietro parere di qualche grande ufficiale della Magna Curia, che sottoscriveva anch’egli. Nel periodo del viceregno spagnolo, come le “grida” lombarde, le prammatiche recavano nell’intitolazione il nome del re, a cui era aggiunto quello del vicerè che le pubblicava… Quando dopo l’arrivo di Carlo di Borbone (1734) la potestà vicereale non ebbe più ragion d’essere… le disposizioni legislative continuarono a chiamarsi prammatiche, intendendo però con questo nome le leggi per eccellenza, con l’esclusione di ogni provvedimento regolamentare. Delle prammatiche napoletane manca così una silloge ufficiale, come un’edizione critica. Si serbano bensì in archivi e bibilioteche collezioni più o meno ricche delle edizioni originali… sennonché fin dal cinquecento si prese, per iniziativa privata, a raccoglierle per serie sempre più numerosa di volumi curati per lo più da giureconsulti o magistrati di valore… vanno ricordate, tra le altre edizioni, quelle di Prospero Caravita (1575) con la continuazione di Fabio De Anna (1587), di Giovanni Antonio Cannito (1581), di Alessandro Rovito (1633), di Michelangelo Gizzio (1665), di Biagio Aldimari (1682) e segnatamente le due ultime e più complete di Domenico Alfeno Vario (1772) e di Lorenzo Giustiniani (1803-04). Cfr: Treves Garetto Lydia (in Novissimo Digesto Italiano).
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