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Centri finanziari offshore e investimenti diretti esteri: l’analisi della Banca d’Italia del 9 ottobre 2023

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Centri finanziari offshore e investimenti diretti esteri: l’analisi della Banca d’Italia del 9 ottobre 2023

Il 9 ottobre 2023, la Banca d’Italia ha pubblicato otto nuovi numeri della serie “Questioni di economia e finanza” (nn. 805-812). In particolare, uno riguarda i centri finanziari offshore e gli investimenti diretti esteri, con una stima della componente reale con modelli di scelta binaria.

Il lavoro propone una nuova metodologia per stimare i cosiddetti phantom FDI, ossia la parte di investimenti diretti esteri non spiegata dalla mera struttura economica dei Paesi e, quindi, riconducibile alle opportunità di arbitraggio fiscale e regolamentare presenti nei centri finanziari offshore (Offshore Financial Centers, OFC).

Utilizzando un modello econometrico, che tiene conto di un elevato numero di variabili in grado di spiegare gli investimenti tra coppie di Paesi, stimato per il periodo 2009-2019, lo studio mostra come l'ammontare di phantom FDI sia cresciuto nel tempo, stabilizzandosi intorno ai 17.000 miliardi di dollari a partire dal 2017. Nel periodo analizzato, la quota di phantom FDI sul totale degli FDI ha oscillato tra il 30 e il 40% a livello globale.

I centri finanziari offshore (OFC) esercitano una profonda distorsione sulle analisi economiche, sulla base dei flussi transfrontalieri di capitali riportati nelle statistiche ufficiali. Gli investimenti sono noti per essere esclusivamente dovuti a scopi fiscali di esclusione normativa.

Nonostante l’importanza di questo fenomeno, sono disponibili scarse informazioni per quanto riguarda la sua effettiva grandezza. Il documento pubblicato dalla Banca d’Italia si concentra sugli investimenti diretti esteri (FDI), stimando un ampio elenco di determinanti FDI e una specifica della scelta binaria per valutare quanto gli FDI bilaterali siano guidati dall'economia per motivi di integrazione contro opportunità di trasferimento dei profitti.

Troviamo che la quota dei cosiddetti FDI fantasma, dopo essere aumentata nel 2010 -15, si sia stabilizzata a circa il 40% degli FDI totali negli ultimi anni e che tale quota è sistematicamente maggiore nei OFC, riconciliando le prove disponibili sulla quantità anormale di FDI registrate negli OFC.

L'esistenza di centri finanziari offshore (OFC) all'interno del sistema finanziario globale

comporta anche una conseguenza non voluta: la distorsione, a volte estrema, della distribuzione geografica internazionale del capitale e degli investimenti. 

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) definisce gli OFC come: i) giurisdizioni che hanno un numero relativamente elevato di istituzioni finanziarie che operano principalmente con i non residenti; ii) sistemi finanziari con attività e passività esterne anormali rispetto al settore dell'intermediazione finanziaria nazionale; iii) centri che forniscono alcuni o tutti i seguenti servizi: tassazione bassa o nulla, moderata e bassa pressione fiscale.

Le multinazionali approfittano di questi servizi utilizzando complessi sistemi di operazioni che comportano ingenti flussi transfrontalieri di capitale finanziario e immateriale, nonché di redditi da capitale, che, ad oggi, sono tutti riportati nelle posizioni bilaterali della Bilancia dei Pagamenti (BdP)