Che reati posso commettere in videoconferenza?
Indice:
1. Premessa
2. Cosa succede se mi insultano, o se insulto un’altra persona in videoconferenza?
3. Cosa succede se disturbo, interrompo o molesto una videoconferenza altrui?
4. E se, invece, taluno riesca a entrare e a disturbare o interrompere la videochat, nonostante questa sia protetta da sistemi e protocolli di sicurezza, come password, link protetti e controlli all’accesso?
5. Ma cosa succederebbe se taluno dovesse interrompere o disturbare pesantemente le lezioni in videoconferenza di una scuola, di un’università, o una riunione di un organo pubblico, come un Consiglio Comunale?
1. Premessa
La tremenda pandemia in corso ha costretto gli italiani a cambiare abitudini, prassi, e procedure: in una parola, una vita differente dalla precedente.
Fin dagli inizi dell’emergenza è risultato evidentemente impossibile continuare a incontrarsi dal vivo, per qualsiasi settore della vita e per qualsiasi formazione sociale.
Tutti hanno dovuto trovare un metodo per provare, con almeno parziale successo, a mettersi in contatto con i propri cari, con i propri colleghi di lavoro, o anche solo per accrescersi culturalmente.
Fortunatamente, la tecnologia del 2020 permette con facilità, a mezzo di Internet, l’interazione sincrona di audio e video fra due o più soggetti.
Ma il nostro è un paese che, secondo alcuni, è tradizionalmente restio alle novità, se non proprio nel momento del bisogno. Del resto, fino a febbraio 2020, in pochi - almeno in Italia - avrebbero pensato a un così massiccio utilizzo dello smartworking, e quasi nessuno avrebbe pensato mai di organizzare aperitivi tramite Skype, Hangouts o Zoom et similia.
Occorre premettere che spesso tale fenomeno si è verificato quasi senza colpo ferire, e addirittura, con riferimento a certi ambiti professionali, qualcuno ha suggerito che “sono bastati 3 mesi per fare ciò che gli ultimi 30 anni non erano riusciti a fare” (M.A. Cattarozzo, “L’avvocato nel dopo emergenza Covid-19”, reperibile su questo sito). In effetti, appare vero che l’emergenza abbia fatto da spinta a ciò che forse sarebbe successo comunque, ma con tempistiche molto più dilatate.
Come tutte le realtà fenomeniche, anche il cyberspazio non è esente dalla giurisdizione penale, e ci sono dei rischi, anche di rilievo criminale, nell’utilizzo scorretto di questi strumenti di video-conferenza.
In effetti, è la stessa Polizia Postale ad avvertirci del crollo verticale, in questi mesi, dei reati “tradizionali”, correlato all’aumento dei crimini informatici: «Abbiamo un incremento di criminalità informatica in questa situazione in cui siamo tutti a casa e sempre connessi, in uno stato di fragilità psicologica» afferma Nunzia Ciardi, direttrice del Servizio di Polizia Postale (fonte).
Cerchiamo di rispondere ad alcune frequenti domande a riguardo, vedendo, senza alcuna pretesa di esaustività, alcune ipotesi di illecito astrattamente commissibili usando questi popolari programmi di videochat.
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