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Art. 108 - Tendenza a delinquere

1. È dichiarato delinquente per tendenza chi, sebbene non recidivo o delinquente abituale o professionale, commette un delitto non colposo, contro la vita o l’incolumità individuale, anche non preveduto dal capo primo del titolo dodicesimo del libro secondo di questo codice, il quale, per sé e unitamente alle circostanze indicate nel capoverso dell’art. 133, riveli una speciale inclinazione al delitto, che trovi sua causa nell’indole particolarmente malvagia del colpevole.

2. La disposizione di questo articolo non si applica se l’inclinazione al delitto è originata dall’infermità preveduta dagli articoli 88 e 89.

Rassegna di giurisprudenza

Ai fini della preclusione di cui all’art. 444, comma 1-bis, CPP, occorre distinguere, la condizione dei delinquenti abituali, professionali e per tendenza da quella dei recidivi soltanto per i primi è prevista la sussistenza della relativa dichiarazione al momento della richiesta di applicazione della pena, non anche per i recidivi, cosicché, per il sorgere della detta preclusione, non è necessario che il sospetto sia stato dichiarato recidivo, ma è sufficiente che si trovi nelle condizioni per esserlo, anche con la sentenza nel procedimento in cui è proposto il patteggiamento.

Del resto, come emerge, dalla lettura degli art. 102, 103, 104, 105 e 108, in tema di abitualità, professionalità e tendenza a delinquere, e 99, in tema di recidiva, solo nelle prime ipotesi è prevista la "dichiarazione" del giudice, mentre in caso di recidiva si fa luogo direttamente all’aumento di pena per chi si trovi nelle condizioni richieste dalla norma.

Né, in senso contrario, potrebbe rilevare la circostanza che, per effetto del bilanciamento delle circostanze, la recidiva, pur ritualmente contestata, ceda di fronte a un’attenuante, perché, nel caso di specie, la recidiva non è circostanza aggravante ad applicazione facoltativa che la volontà delle parti possa liberamente escludere, bensì condizione ostativa, posta dalla legge, all’ammissibilità del rito speciale (Sez. 2, 44604/2006).

Ai fini dell’ammissibilità dell’oblazione speciale di cui all’art. 162-bis non è richiesto che la recidiva reiterata, l’abitualità e la professionalità nelle contravvenzioni siano state giudizialmente dichiarate dal giudice, essendo sufficiente la mera cognizione del magistrato della sussistenza di detti "status", dal momento che l’art. 162-bis subordina la non ammissibilità dell’oblazione al fatto che "ricorrano" i casi previsti dal terzo capoverso dell’art. 99, dall’art. 104 o dall’art. 105, ovvero che permangano le conseguenze dannose o pericolose del reato, eliminabili da parte del contravventore, come si desume dal tenore letterale e logico della disposizione (Sez. 1, 17316/2006).