CONSUETUDINES NEAPOLITANAE

Consuetudines Neapolitanae. Una cum novis additionibus Felicis de Rubeis; Vincentij de Franchis; Iacobi Anelli de Bottis Atque Thomae Nauclerii, Iuris utriusque Doctoris.Additiones vero DD. Vincentii, et Jacobi Anelli de Bottis, sunt praeter eas alias Neapoli impressas.

Venetiis, 1588, Apud P. Dusinellum, sumpt. Nic. de Bottis.

Vol. in folio parvo (cm: 28 X 31) in pergamena coeva molle con titolo calligrafato al dorso (legatura staccata), 22 cc-nn. 12 pp. 384 pp. (mal cif. 396) più 24 carte-numerate (errore di numerazione, le pagine passano da 57 a 68 ma non manca nulla, c’è anche un errore di registro la segnatura passa da K a M saltando la L ma non manca nulla, leggeri aloni).

Le Consuetudini di Napoli, quali erano alla fine del sec. XIII, insieme di norme derivate da antichissimi usi e dalle dominazioni successive della città: romana, bizantina, normanna, sveva, si presentavano tra loro così confuse e contraddittorie da generare abusi di ogni sorta, dissidi, liti e conflitti fra cittadini e cittadini, onde si deplorava la mancanza di una redazione sicura e ufficiale. Per ottenerla nel 1293 “uomini della città di Napoli” presentarono supplica al principe vicario Carlo Martello. Il padre Carlo II° d’Angiò consentì e nel 1306 Bartolomeo di Capua promulgò il testo.

[Dal catalogo Febbraio 2012 della Libreria Giuridica Bonfanti Giuliano di Bonfanti Luigi]

Consuetudines Neapolitanae. Una cum novis additionibus Felicis de Rubeis; Vincentij de Franchis; Iacobi Anelli de Bottis Atque Thomae Nauclerii, Iuris utriusque Doctoris.Additiones vero DD. Vincentii, et Jacobi Anelli de Bottis, sunt praeter eas alias Neapoli impressas.

Venetiis, 1588, Apud P. Dusinellum, sumpt. Nic. de Bottis.

Vol. in folio parvo (cm: 28 X 31) in pergamena coeva molle con titolo calligrafato al dorso (legatura staccata), 22 cc-nn. 12 pp. 384 pp. (mal cif. 396) più 24 carte-numerate (errore di numerazione, le pagine passano da 57 a 68 ma non manca nulla, c’è anche un errore di registro la segnatura passa da K a M saltando la L ma non manca nulla, leggeri aloni).

Le Consuetudini di Napoli, quali erano alla fine del sec. XIII, insieme di norme derivate da antichissimi usi e dalle dominazioni successive della città: romana, bizantina, normanna, sveva, si presentavano tra loro così confuse e contraddittorie da generare abusi di ogni sorta, dissidi, liti e conflitti fra cittadini e cittadini, onde si deplorava la mancanza di una redazione sicura e ufficiale. Per ottenerla nel 1293 “uomini della città di Napoli” presentarono supplica al principe vicario Carlo Martello. Il padre Carlo II° d’Angiò consentì e nel 1306 Bartolomeo di Capua promulgò il testo.

[Dal catalogo Febbraio 2012 della Libreria Giuridica Bonfanti Giuliano di Bonfanti Luigi]