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Dalla stampante 3D all’avvocato 3D

Stampante 3D
Stampante 3D

Le sfide dell’avvocato di oggi, tra managerialità e imprenditorialità, senza trascurare la competenza e l’aggiornamento

 

Cosa c’entra la stampante 3D con l’avvocato? Giusta domanda. In apparenza nulla, ma a ben guardare hanno qualcosa in comune. Più precisamente il comun denominatore è la tridimensionalità che un tempo mancava ad entrambi. Già, perché con le nuove tecnologie le stampanti oggi hanno la possibilità di riprodurre oggetti tridimensionali e non più soltanto a due dimensioni. Una bella differenza dal passato, dove un foglio doveva riassumere ed esplicare tutto, traducendo la profondità in proporzioni che la facessero intendere a chi guardava.

Ancora molti si chiederanno questo cosa c’entra con l’avvocato. Ebbene l’avvocato – come gli altri professionisti d’altronde – fino a non più di un decennio fa concentrava tutti i suoi sforzi sulle competenze tecnico-giuridiche, senza aver necessità di preoccuparsi di altro per sviluppare la propria attività. Dallo studio del diritto e dalla pratica professionale traeva linfa il suo lavoro, che avrebbe nel tempo decretato l’affermarsi del “nome” e condotto a sé con il passaparola nuovi clienti. La sola “dimensione” che contava era il diritto e la sua pratica, che avrebbe dovuto garantire qualità e quindi affidabilità nel pubblico, fino a generare con il passaparola quel flusso di clientela che avrebbe costituito il patrimonio economico del professionista.

Oggi le cose sappiamo che stanno diversamente ed è sotto gli occhi di tutti ciò che sta accadendo nel panorama forense, dove essere bravi e preparati giuridicamente è oramai una “conditio sine qua non”, ma non più sufficiente a reggere la professione e i suoi costi. Quella sola dimensione, che per decenni aveva costituito l’ossatura della professione passando di generazione in generazione, da dominus e praticante, non bastava più. Ad essa ben altre due dimensioni si affiancavano, per divenire nel tempo patrimonio indispensabile del bagaglio culturale del professionista legale, senior o junior che sia.

Le tre dimensioni, proprio come un oggetto tridimensionale, appunto, oggi costituiscono la misura del valore del professionista legale e della sua capacità di affermazione in un mercato dominato dalla competizione e dal cambiamento continuo. Le tre dimensioni di cui parliamo sono le competenze tecnico-giuridiche, le competenze manageriali, le competenze imprenditoriali.

La mancanza di una sola di queste equivarrebbe alla mancanza di una dimensione in un oggetto tridimensionale: risulterebbe alquanto incompleto.

 

Lifelong learning

Sulle competenze tecnico-giuridiche non posso che ribadire quanto ripeto in aula nei miei corsi e cioè che è fondamentale oggi essere preparati, forse più di un tempo, ed è fondamentale mantenersi aggiornati.

Le novità giuridiche sono continue e non aggiornarsi vorrebbe dire non avere gli strumenti per lavorare; allo stesso modo, non essere preparati al meglio porterebbe ben presto ad uscire dal mercato. Oggi infatti, più di un tempo, il cliente si informa, vuol essere coinvolto e cambia se non è soddisfatto.

Possiamo inoltre immaginare che a breve arriverà anche in Italia un servizio di rating dei legali, sul modello di quanto avviene già nel mondo anglosassone (www.avvo.com) e che il giudizio dei clienti sarà implacabile e molto importante per il successo del professionista (sul modello di Trip Advisor).

Per le nuove generazioni diverrà normale cercare il proprio professionista sul web e consultare i giudizi di chi ha usufruito prima di noi dei suoi servizi.

Saremo in sostanza all’università tutta la vita (lifelong learning indica appunto l’apprendimento permanente) e non si potrà vivere di rendita, così come saremo soggetti al giudizio pubblico dei clienti (nel bene e nel male) e saremo valutati su più parametri e non solo sulle competenze giuridiche in senso stretto (su cui, peraltro, il cliente capisce poco).

 

L’avvocato manager

Dove pensiamo di andare da soli? Non molto pontano, questo è certo. Forse inizialmente si va più veloci, ma si è poco competitivi. In altri termini, l’unione fa e farà la forza anche nella professione legale. Unione di che tipo? Si passa dal network, alla condivisione di spese (vecchio sistema) all’associazione professionale, alla forma societaria.

Di contenitori giuridici ce ne sono diversi per accogliere le nuove strutture degli studi legali, non è li il punto. La vera sfida sarà nel come verranno gestite dall’interno. Quindi dalle competenze manageriali, dalla mentalità.

La professione è diventata un’attività di impresa, organizzata in forma aziendale, più o meno grande che sia. Anche se si è in pochi, sarà necessario lavorare sulle performance dello studio e dei professionisti: velocità di azione, qualità dei servizi, capacità di relazione con i clienti, procedure interne per lavorare senza sprechi e in modo organizzato.

Sarà necessario selezionare correttamente i collaboratori, farli crescere, curare la formazione e il clima interno.

Un organigramma, un funzionigramma e le procedure saranno imprescindibili. La cultura manageriale dovrà essere poi trasmessa a tutti i collaboratori, perché non vi siano sprechi, ma al contrario si lavori in sinergia ottimizzando tempi e risorse disponibili. La vecchia mentalità di procedere a braccio, senza un metodo non porterà molto lontano.

 

L’avvocato diventa imprenditore

Avere una organizzazione sarà fondamentale, ma per ottenere cosa? Ecco che la vision dovrà entrare nella cultura del professionista legale. Prima di partire bisognerà chiedersi dove vogliamo andare, esattamente come si fa con un viaggio.

Le persone di studio dovranno essere informate e motivate. Avere degli obiettivi chiari, misurabili, fossati con priorità e scadenze sarà necessario. Così come avere un leader che ispira, che guida e che rappresenta un punto di riferimento positivo.

Come potrebbe una impresa procedere senza un modello di business e senza una pianificazione economica? Ecco che il business model e il business plan diverranno fondamentali anche per lo studio legale. L’opera di trasformazione, a questo punto, è compiuta.

Ed ecco qui le tre dimensioni dell’avvocato: tecnico del diritto, manager e imprenditore. Anche la professione è divenuta così tridimensionale e la cura di ciascun aspetto sarà importante tanto quanto gli altri.

Se poi lo studio legale si doterà di una stampante 3D potrà riprodurre in modo vivido gli obiettivi che si pone e che come una stella polare guideranno il suo agire durante la rotta