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Ergastolo: fine pena mai? Non necessariamente

Pianta a colori
Ph. Riccardo Radi / Pianta a colori

Abstract

“Die Würde des Menschen ist unantastbar. Sie zu achten und zu schützen, ist Verpflichtung aller staatlicher Gewalt” (La dignità della persona è inviolabile. Tutti i poteri dello Stato sono obbligati a rispettarla e a tutelarla). Così dispone l’articolo 1, comma 1, della Costituzione federale (“Grundgesetz – GG”). Titolare del “Grundrecht der Menschenwürde” è ogni persona fisica in quanto tale. La tutela assoluta di cui all’articolo 1, comma 1, GG, cessa soltanto con la morte. La dignità della persona non viene meno, se una persona è “oggetto” di un provvedimento inerente alla “Strafverfolgung” e neppure nell’interesse dell’effettività “der Strafrechtspflege”.

Un’applicazione del principio ora esposto, è costituita dal § 57 a StGB (CP), di cui parleremo nel seguente articolo.

 

Indice:

1. La sentenza 45, 187 della Corte Costituzionale Federale

2. Il limite minimo di 15 anni di pena espiata e la “Schuldschwere”

3. Competenza del “Tatrichter” e del giudice dell’esecuzione

4. La valutazione prognostica

5. La “Bewährungszeit” e la revoca della “sospensione”

 

1. La sentenza 45, 187 della Corte Costituzionale Federale

Nel 1977 la Corte Costituzionale Federale (“Bundesverfassungsgericht - BVerfGE”), aveva emanato un’importante sentenza (45, 187) con riferimento alla pena dell’ergastolo, previsto per il reato di cui al § 211, comma 1, StGB (CP) – omicidio volontario.

La Corte era stata chiamata a decidere sulla legittimità costituzionale del citato paragrafo. Non ne era stata ravvisata l’illegittimità costituzionale, ma il BVerfGE ha, contestualmente, statuito, che tra i presupposti per l’esecuzione dalla pena secondo criteri di umanità, va annoverata la possibilità, per l’ergastolano, di avere una “chance” di riottenere la libertà personale.

Ha osservato il “Bundesverfassungsgericht”, che dal principio della “Rechtsstaatlichkeit” (Stato di diritto), consegue, che deve essere prevista l’“Aussetzung der lebenslangen Freiheitsstrafe” e che debbano essere determinate le relative norme di carattere procedurale.

Soltanto in tal modo è garantita una “verfassungskonforme Auslegung” (interpretazione conforme alla Costituzione federale (“GG”)) del citato paragrafo. In altre parole, anche al condannato all’ergastolo, non può essere preclusa la prospettiva di riottenere – sussistendo determinate condizioni – la libertà personale. È ben vero, che anche l’ordinamento della RFT prevede l’istituto della grazia, che è però “etwas außergerichtliches und gerichtlich nicht überprüfbar” (extragiudiziale e non verificabile da parte della giurisdizione).

Il legislatore della RFT, a seguito di questa sentenza, e “in adempimento” a quanto statuito dal BVerfGE, con il 20. mo “Strafrechtsänderungsgesetz – StrÄG”, ha introdotto, nel 1981, il § 57 a StGB, che prevede la facoltativa “Aussetzung des Strafrestes bei lebenslanger Freiheitsstrafe” (sospensione della pena residua in caso di avvenuta condanna all’ergastolo).

Si tratta, in sostanza, “den Strafrest zur Bewährung auszusetzen” (di una specie di sospensione condizionale della pena residua).

È stato detto, che un “menschenwürdiger Strafvollzug” (un’esecuzione umana della pena), richiede, che – anche – al condannato all’ergastolo, deve essere offerta la possibilità concreta (e pure concretamente realizzabile), di riottenere la libertà personale, prima della morte in carcere (vedasi ordinanza del BVerfGE 45, 245). Abbiamo detto “possibilità”. In tale sede, va effettuato un accurato bilanciamento tra “Resozialisierungsanspruch” (risocializzazione) e “Freiheitsgrundrecht” del condannato. Inoltre va tenuto conto del Sicherungsinteresse der Allgemeinheit (diritto alla sicurezza della collettività) e della particolare gravità della colpevolezza, che può essere ostativa alla suddetta “Aussetzung”.

È da notare, che il numero dei condannati all’ergastolo, in larghissima prevalenza per omicidio volontario, nel 1985, è stato di 1.062 e che la loro “Anzahl”, nel 2016, è aumentata a 1.860; questo, nonostante l’aumento delle espulsioni e dell’”Absehen von der Strafverfolgung nach § 456 a StPO”, per esempio, in caso di estradizione.

La durata della pena sofferta da coloro, ai quali venne applicato il § 57 a StGB, è stato, nella RFT, in media, dai 16 ai 19 anni; il 10% è stato detenuto per più di 25 anni, prima di ottenere l’“Aussetzung”.

 

2. Il limite minimo di 15 anni di pena espiata e la “Schuldschwere”

I presupposti per l’”Aussetzung des Strafrestes”, sono indicati nel comma 1 del § 57 a StGB e il 1° degli stessi richiede, che il condannato abbia già scontato (almeno) 15 anni di pena detentiva, a meno che il “Tatgericht” (Corte d’assise) non abbia ravvisato la “besondere Schwere der Schuld” (particolare gravità della colpevolezza).

I predetti 15 anni, sono, quindi, la “Mindestverbüßungsdauer” (la durata minima della pena (già) sofferta), al di sotto della quale, la richiesta “auf Aussetzung”, è, in ogni caso, inammissibile. Nel periodo dei 15 anni, sono incluse, privazioni della libertà personale sofferte – per lo stesso reato – anche all’estero (per esempio, in attesa dell’estradizione verso la RFT).

Il n. 2 del comma 1 del § 57 a StGB, prevede, quale causa ostativa all’applicabilità del citato paragrafo, la cosiddetta besonders schwere Schuld, di cui abbiamo parlato sopra, se la stessa “gebietet die weitere Vollstreckung” (rende necessaria la continuazione dell’esecuzione della pena). La relativa valutazione, è di competenza del “Tatgericht” (giudice di merito).

La valutazione della “besonders schweren Schuld”, che, ripetiamolo, è di competenza del giudice dell’”Ermittlungsverfahren” (vedasi BGHSt 39, 208), avviene in vista dell’eventuale, futura, concepibilità dell’“Aussetzung” ex § 57 a StGB, che, è, però, di competenza del giudice dell’esecuzione e precisamente della “Großen Strafvollstreckungskammer beim Landgericht”.

È stato detto, che il “Tatgericht” fornisce al giudice dell’esecuzione la “base” per la propria decisione sull’”Aussetzung” (BGHSt 40, 360 (366) e BVerfGE 86, 288 (331)).

Quand’è che è ravvisabile la “besonders schwere Schuld”? Il “Große Senat für Strafsachen” non ha fornito, in proposito, una “definizione” (BGHSt 40, 360). Vi è però una decisione importante (“Grundsatzentscheidung”) della I^ Sez. della Corte Suprema, secondo la quale, il “Tatrichter” deve accertare tutte le circostanze rilevanti ai fini della determinazione della colpevolezza ed effettuare una valutazione complessiva del fatto e della personalità dell’autore del reato; l’eventuale particolare riprovevolezza delle modalità di esecuzione del delitto, i motivi, che hanno spinto l’autore dello stesso ad agire, la pluralità di vittime. Sul punto della particolare gravità della colpevolezza, si veda BGHSt 40, 360 (370).

La “Schuldschwere” non può prescindere dai criteri di cui al § 46 StGB, dettati ai fini della determinazione della pena. Un eventuale “zulässiges Verteidigungsverhalten” (strategia difensiva ammissibile) non può andare a svantaggio del condannato (BGHSt 2003, 16 ff).

Una volta che la Corte d’assise ha ritenuto la “besondere Schwere der Schuld”, il giudice dell’esecuzione (“Große Strafvollzugskammer”), deve determinare la cosiddetta Mindestverbüßungsdauer. La decisione, in proposito, che viene adottata d’ufficio o a seguito di istanza, non può essere emanata, prima che siano trascorsi almeno 13 anni dall’inizio dell’espiazione della pena; altrimenti vi è inammissibilità.

In sede di valutazione della “Mindestverbüßungsdauer” da parte del giudice dell’esecuzione, questi deve procedere alla “Gesamtwürdigung” di cui sopra si è parlato e, in particolare, valutare, se vi siano (o meno) circostanze tali, da rendere necessaria l’ulteriore prosecuzione della detenzione. Occorre tenere conto anche del comportamento del detenuto durante l’esecuzione della pena, dello stato di salute e dell’età dello “Strafgefangenen”.

 

3. Competenza del “Tatrichter” e del giudice dell’esecuzione

La “base” di valutazione è comunque costituita da quanto accertato dalla Corte d’assise (“Tatrichter”) quando ha affermato la particolare gravità della colpevolezza. Cosí, per esempio, la Corte cost. fed. ha ritenuto “congrua” una “Mindestverbüßungsdauer” di 38 anni nel caso di 5 omicidi volontari (vedasi ordinanza di data 21.12. 1994 – 2BvR 1697/93). Vanno però anche considerate “besonders positive Umstände”, intervenute nel corso della detenzione.

Dati statistici rivelano, che i detenuti per un solo omicidio, ottengono l’”Aussetzung” di cui al § 57 a StGB, in media, dopo aver scontato circa 18 anni di reclusione, Per quanto concerne “Doppelmorde”, la durata - media – è intorno ai 25 anni.

Cosa succede, se la pena dell’ergastolo è stata inflitta prima del 3.6.1992 e se la Corte d’assise non ha (ancora) valutato la “besondere Schuldschwere”?

In questi casi - sulla base di quanto statuito dalla Corte cost. fed. - è il giudice dell’esecuzione, che deve procedere alla valutazione concernente la “besondere Schuldschwere”; ciò, sulla base delle risultanze della sentenza di condanna.

 

4. La valutazione prognostica

Altro presupposto necessario, affinchè possa essere accordata l’”Aussetzung”, è la “positive Legalprognose” circa il futuro comportamento del recluso, una volta che avrà ottenuto l’”Aussetzung”. A tal fine, è indispensabile l’espletamento di un “Sachverständigengutachten” (perizia). Se il periziando rifiuta di collaborare col perito, l’”Aussetzung”, spesso, non viene concessa. In sede di questa valutazione prognostica, va soprattutto tenuto conto del “Sicherheitsinteresse der Allgemeinheit” (interesse alla sicurezza della collettività).

La “Legalprognose” può essere positiva, se è da presumere, che il condannato non commetterà più gravi reati, ma “soltanto” reati “mittleren oder geringen Gewichts”. È da notare, che al “Freiheitsanspruch” del condannato va riconosciuto un “peso” sempre più crescente, più è il tempo trascorso in espiazione di pena (con conseguente minore rilevanza da attribuire al “Sicherheitsinteresse” (vedasi BVerfGE 117, 71)). Non cosí, però, se non possono essere esclusi reati contro la vita o l’incolumità fisica delle persone. Eventuali dubbi sulla futura (“positiva”) condotta dell’”aspirante” all’”Aussetzung”, vanno a sfavore del condannato.

Presupposto per una prognosi favorevole, dopo lunga detenzione, è, di regola, il comportamento serbato dal detenuto, dopo che a questi sono stati accordati “Vollzugslockerungen” (per un periodo di tempo non breve), quali, per esempio, il lavoro all’esterno del carcere, il cosiddetto Ausgang. A proposito delle “Vollzugserleichterungen”, che, spesso, costituiscono la “Vorstufe” dell’”Aussetzung”, è da osservare, che la negazione delle stesse, deve sempre essere accuratamente motivata (vedasi BVerfGE StV 1998, 429 e StV 2012, 542). Altro presupposto per l’”Aussetzung”, è il consenso del condannato.

 

5. La “Bewährungszeit” e la revoca della “sospensione”

La cosiddetta Bewährungszeit è - ai sensi del § 57 a , comma 3, StGB – di 5 anni e non può essere ridotta. È possibile, invece, un “allungamento” della stessa, qualora sussistano i presupposti previsti dal § 56 f, comma 2, StGB. Al condannato, che ha ottenuto l’”Aussetzung”, viene nominato quasi sempre un “Bewährungshelfer” (che è una specie di assistente sociale) e gli vengono impartite “Weisungen”.

La revoca della “Bewährung” è consentita, qualora ricorrano i presupposti di cui al § 56 f StGB, ma in tale sede si deve tenere conto dell’entità della “Reststrafe” (pena residua ancora da scontare) e della gravità del “nuovo” reato commesso).

Reati non commessi con violenza, non giustificano, di regola, la revoca.

Come già sopra accennato, la “besondere Schwere der Schuld” (la particolare gravità della colpevolezza), deve essere enunciata in sentenza (dalla Corte d’assise), mentre, invece, non va fatta menzione, se il “Tatrichter” non reputa esistente la stessa. Se il PM ha chiesto, che in sentenza venga menzionata la besondere “Tatschwere” e il “Tatrichter” non ha accolto questa richiesta, contro tale statuizione, è proponibile impugnazione (“Revision” – vedasi BGHSt 41, 57, (61)). Il “Revisionsgericht” deve però limitarsi a esaminare, se il giudice a quo, ha tenuto conto di tutte le circostanze di rilevanza e se ha operato un adeguato bilanciamento, senza però sostituire la valutazione propria a quella del “Tatrichter” (vedasi BGHSt 40, 360 (370)).

Competente per la determinazione della “Mindestverbüßungsdauer” e per la “Bewährungsentscheidung”, è la “Große Strafvollstreckungskammer des Landgerichtes” ai sensi del § 78 b , comma 2, n. 2, GVG (Ordinamento giudiziario). Qualora però la sentenza di primo grado sia stata emanata dalla Corte d’appello, la competenza è di quest’ultima.

Se la prognosi risulta favorevole, l’autorità giudiziaria deve operare in modo che la detenzione venga meno al termine della “Mindestverbüßungsdauer”. Qualora la decisione – senza valido motivo - avvenga soltanto una volta scaduta la “Mindestverbüßungsdauer”, è ravvisabile violazione del “Beschleunigungsgebot in Haftsachen” (vedasi BVerfGE StV 2016, 375).

Ai sensi del § 57 a StGB (CP) e 140, comma 2, StPO (CPP), nei casi di cui sopra, va nominato un difensore.