Francesco del Cossa: l’eccellenza dell’artista va premiata

Francesco del Cossa - ©Archivio di Stato di Modena*
Francesco del Cossa - ©Archivio di Stato di Modena*
Francesco del Cossa - ©Archivio di Stato di Modena*
Francesco del Cossa - ©Archivio di Stato di Modena*

Francesco del Cossa scrive – invano – a Borso d’Este, Signore di Ferrara, affinché sia riconosciuta e adeguatamente retribuita la propria eccellenza d’artista.

 

Illustrissime Princeps et Excellentissime Domine mi Singularissime etc. Adì passato insieme cum li altri depintori suplicai ad Vostra Signoria supra il pagamento dela salla de Schivanoglio, dove Vostra Signoria rispose che se instasse la relacione.

Illustrissimo Principe, io non voglio essere quello il quale et a Pelegrino de’ Prisciano et ad altri venga a fastidio. Per tanto mi sono deliberato ricorrere solo a Vostra Signoria per che forsi a quella pare on egi stato referito che li sono de quelli che bene potenlo stare contenti et sono tropo pagati del merchato deli deci bolognini.

Et ricordare suplicando a quella che io sonto Francescho del Cossa, il quale a sollo fatto quili tri canpi verso lanticamara, si che Illustrissimo Signore quando la Signoria Vostra non mi volesse dare altro cha dece bolognini del pede: et bene ne p(er)desse quaranta on cinquanta duc(ati), continuamente avvenga Viva su le mie brace staria contento et bene posato.

Ma bene essendogi altre circumstancie assai me ne dolgeria et tristaria fra me medemo: Et masime considerando che io, che pur ho incomenciato ad avere un pocho de nome, fusse tratato et judicato et apparagonato al più tristo garzone de Ferara: Et che lo mio avere studiato et continuamente studio non dovesse avere a questa volta qualque più premio et maxime dala Illustrissima Vostra Signoria che quelli che è absenti da tale studio.

Certo Illustrissimo Principe non poria esser che dentro da mi non me nastristase o dolesse. E poi che lo mio lavorare a fede come ò fato, et adornare de oro et de boni coluri, foseno de quelo precio ch’è talle parte de i altri che se sono passato senca talle fatiche et spexe, me ne pareria pure strano: Et questo dicho, Signor, per che io ho lavorato quaxi el tuto a frrescho che è lavoro avantazato e bono, e questo è noto a tutti li maistri de l’arte:

Tuta via Illustrissimo Signor me rimeto ali pedi de la Signoria Vostra et quella prego, quando ha esse questo obiecto de dire ‘non voglio fare a ti, per che mi serebe forza fare ali altri’, Signor mio, continuamente la Signoria Vostra poteria dire che così è stato extimato: Et quando Vostra Signoria non volesse andare drieto ad extime priego quela voglia se non el tuto che forsi me vegneria, ma quela parte li pare de gratia et benignitate Sua me la doni: Et io per gratioso dono laccepataro et cossi p(re)dicarò.

Me ricomando ala Illustrissima Signoria Vostra:

Ferrarie die XXV Martij 1470. Illustrissime Ducalis Dominationis Vestre /Servitor quamvis infimus / Franciscus del Cossa

 

Archivio di Stato di Modena, Archivi per Materie, Arti e Mestieri, Pittori, Buste 14/2, fascicolo “del Cossa Francesco”

 

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