FUMUS, BARTHOLOMEUS: Summa quae aurea armilla inscribitur

FUMUS, BARTHOLOMEUS.

Summa quae aurea armilla inscribitur, Venetiis, apud Aldi filios, 1554, in 8° (160 x 105),([8], 468, i.e. 488, cc.), legatura originale con dorso a quattro nervi e tracce di fibbie, marca editoriale con l’ ancora ” grassa” al frontespizio, testo compatto e ben conservato in bel carattere romano con rubricae in corsivo.

Si tratta dell’opera alla quale resta legata la fama del domenicano piacentino Bartolomeo Fumo, maestro di filosofia, teologia e diritto canonico, nato alla fine del secolo XV e morto con tutta probabilità nel 1555. Essa consiste in un prontuario di 504 voci ordinate alfabeticamente, in cui sono sinteticamente esposte le nozioni più necessarie ai sacerdoti occupati nella cura pastorale. Nel dare la spiegazione del curioso titolo dell’opera, l’Autore ricorda quanto le donne ebree, secondo quanto afferma il profeta Ezechiele, fossero gelose dei propri braccialetti d’oro. La stessa passione avrebbero dovuto manifestare i religiosi – nell’intendimento dell’autore - per le discipline del loro ministero, tenendo sempre tra le mani l’Aurea Armilla. Il suo desiderio fu decisamente esaudito. La diffusione dello scritto fu invero notevolissima, travalicando i secoli; si contano infatti almeno ventisette edizioni, di cui l’ultima lionese del 1695. Quella che qui si presenta – l’editio princeps uscita dai torchi aldini - spicca su tutte le altre e per l’indiscussa rarità - essendo pressoché sconosciuta al mercato antiquario - e per l’elegante cifra della produzione, sempre immune dall’appiattimento sulle mere logiche commerciali.

Ref. Renouard, p. 159, n. 5; S. Giordano, in D.B.I s.v.

[Studio Bibliografico Lex Antiqua - www.lexantiqua.com]

FUMUS, BARTHOLOMEUS.

Summa quae aurea armilla inscribitur, Venetiis, apud Aldi filios, 1554, in 8° (160 x 105),([8], 468, i.e. 488, cc.), legatura originale con dorso a quattro nervi e tracce di fibbie, marca editoriale con l’ ancora ” grassa” al frontespizio, testo compatto e ben conservato in bel carattere romano con rubricae in corsivo.

Si tratta dell’opera alla quale resta legata la fama del domenicano piacentino Bartolomeo Fumo, maestro di filosofia, teologia e diritto canonico, nato alla fine del secolo XV e morto con tutta probabilità nel 1555. Essa consiste in un prontuario di 504 voci ordinate alfabeticamente, in cui sono sinteticamente esposte le nozioni più necessarie ai sacerdoti occupati nella cura pastorale. Nel dare la spiegazione del curioso titolo dell’opera, l’Autore ricorda quanto le donne ebree, secondo quanto afferma il profeta Ezechiele, fossero gelose dei propri braccialetti d’oro. La stessa passione avrebbero dovuto manifestare i religiosi – nell’intendimento dell’autore - per le discipline del loro ministero, tenendo sempre tra le mani l’Aurea Armilla. Il suo desiderio fu decisamente esaudito. La diffusione dello scritto fu invero notevolissima, travalicando i secoli; si contano infatti almeno ventisette edizioni, di cui l’ultima lionese del 1695. Quella che qui si presenta – l’editio princeps uscita dai torchi aldini - spicca su tutte le altre e per l’indiscussa rarità - essendo pressoché sconosciuta al mercato antiquario - e per l’elegante cifra della produzione, sempre immune dall’appiattimento sulle mere logiche commerciali.

Ref. Renouard, p. 159, n. 5; S. Giordano, in D.B.I s.v.

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