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Giambattista Vico: avvocato “scaltro e scarso”

Giambattista Vico
Giambattista Vico

Giambattista Vico è ricordato da tutti come insigne filosofo, storico e giurista.

Molte delle notizie riguardanti la vita di Giambattista Vico sono tratte dalla sua Autobiografia (1725-28), scritta sul modello letterario delle Confessioni di sant'Agostino. Da quest'opera Vico cancellerà ogni riferimento ai suoi interessi giovanili.

Il grande pensatore fu un avvocato : è noto; ma era anche noto, che mai avesse esercitata la professione e trattate delle cause.

In una parola: l’avvocato G. B. Vico era sconosciuto nei grandi e affollati saloni della Vicaria. La Gran Corte della Vicaria, che nacque dalla fusione del Tribunale del Vicario con la Gran Corte, fu istituita da Carlo II d'Angiò e costituiva la prima magistratura di appello di tutte le corti del Regno di Napoli per le cause criminali e civili.

Ebbe la sua prima sede a Napoli, fu trasferita temporaneamente a Frattamaggiore nel 1493 a causa di un'epidemia che colpì la città partenopea. A seguito della riforma del 1537 voluta da Don Pedro di Toledo, fu spostata con tutte le magistrature a Castel Capuano. Era strutturata in quattro sezioni, due riservate alle cause civili e altrettante a quelle criminali. In particolare, giudicava in prima istanza su alcune materie sia del ramo civilistico (pupilli, vedove, sfratti) che di quello criminale (reati commessi nel napoletano), mentre per quest'ultima branca decideva in appello per tutti i decreti emanati nelle province del Regno.

Castel Capuano Napoli

Castel Capuano, Napoli

Ritorniamo all’avvocato Vico ed alle ricerche del Professor Fausto Nicolini, una gloria italiana delle ricerche storiche ed acutissimo indagatore vissuto a cavallo dei secoli XIX e XX, che scrisse una pregevole monografia “Giambattista Vico nella vita domestica” e ci racconta il filosofo in piena attività professionale.

Riassumo quanto con deliziosa punta d’ironia ci narra il Nicolini.

Nei primi del 1724 il Vico, non si sa come e perché, assunse la difesa dei diritti di uno sconosciuto contro tal Antonio Sorvillo; l’attore, rappresentato dal Vico, richiedeva una certa somma di denaro (non superiore ai centocinquanta ducati, limite massimo della competenza della Vicaria) al Sorvillo; quest’ultimo negava il debito.

Il Vico, che pur si confessava “uomo di poco spirito intorno alle cose che riguardano l’utilità” ed assai lontano dalla prassi ed arena forense, quella volta vide giusto e volse tutte le sue cure verso il relatore l’insigne magistrato Francesco Santoro, giudice della Vicaria.

Il filosofo non sarà stato pratico di tribunali ma di uomini che li frequentano certamente e ci ricorda l’aforisma: ”Ci sono due specie di giustizia: avere un avvocato che conosce bene la legge, e un avvocato che conosce bene il giudice!”.

Il magistrato Santoro, per propiziarsi il suo precettore, Viceré d’Althann, andava allestendo una raccolta poetica in onore di Anna Maria d’Aspermont contessa d’Althann, madre del Viceré, morta in Germania. Il Santoro si rivolse al Vico per la orazione poemiale. Questi la scrisse, ed in compenso il Santoro presentò il Vico al presidente don Antonio Caracciolo.

Tutto così aggiustato e ben preparato, si giunse alla discussione.

Naturalmente il relatore fu favorevolissimo, ma con tutto ciò, con una causa già vinta prima della discussione il grande filosofo, per la sua orazione chilometrica e magniloquente fu sul punto di perderla. A tempo opportuno il Presidente Caracciolo salvò la posizione chiudendo la discussione.

L’anno seguente, il Vico ricompensò il Presidente con un segnalato favore; compilò una raccolta poetica per il matrimonio della figlia del Caracciolo.

Del resto Vico nell’ambiente intellettuale era conosciuto e apprezzato.

Come avvocato, poi, la cosa era diversa, molto diversa; difatti sin da quell’epoca si narrava un apologo: “Un litigante nei corridoi della Vicaria si lagnava con un suo amico di aver persa una causa eccellente”; questi si affrettava a domandare al litigante chi era stato il suo avvocato, ed appreso che era stato don G. B. Vico, esclamò subito: “E volevi vincerla?”.

Bibliografia:  

Fausto Nicolini, La giovinezza di Giambattista Vico, società Editrice Il Mulino, 1942.

Fausto Nicolini, Giambattista Vico nella vita domestica, edizioni Osanna Venosa, 1991.