x

x

Giovanni Battista Tiepolo e l'Allegoria della Giustizia e della Pace

Giovanni Battista Tiepolo (1696 - 1770), Allegoria della Giustizia e della Pace, 1715 - 1735, dipinto, olio su tela, cm 170 × 192
Giovanni Battista Tiepolo (1696 - 1770), Allegoria della Giustizia e della Pace, 1715 - 1735, dipinto, olio su tela, cm 170 × 192

L’opera

L’opera rappresenta il tipico esempio di pittura rococò raffigurante una allegoria, ovvero una figura retorica per cui un concetto viene espresso attraverso un'immagine: in essa, come nella metafora vi è la sostituzione di un oggetto a un altro ma, a differenza di quella non si basa sul piano emotivo bensì richiede un'interpretazione razionale di ciò che sottintende. Essa opera quindi su un piano superiore rispetto al visibile e al primo significato: spesso l'allegoria si appoggia a convenzioni di livello filosofico o metafisico.

La parola “allegoria” deriva dal greco antico αλληγορία che è composto dalle parole ἀλλή più ἀγορεύω. Letteralmente queste due parole significano "un altro" e "parlare". Quindi: parlare d'altro, leggere tra le righe, sottintendere qualcosa che non è espressamente indicato in un contesto determinato. Da ciò si può trarre pertanto che l'allegoria è quella figura retorica che esprime un concetto in altro modo.

Tiepolo, qui, ci parla di Pace e di Giustizia.

Il dipinto è stato trasferito alla collocazione attuale agli inizi del Novecento, dopo che il palazzo di Ca' Zenobio è divenuto sede della congregazione mechitarista armena.

 

Dove

Attualmente l’opera si trova nella chiesa del Monastero di San Lazzaro degli Armeni, a Venezia.

 

Chi

Formatosi a Venezia nella bottega di Gregorio Lazzarini, nel 1717 risulta già iscritto alla Fraglia dei pittori veneziani e pertanto è possibile che già lavorasse autonomamente. Nel 1719 sposa segretamente Maria Cecilia Guardi, sorella dei pittori Francesco e Giannantonio, dalla quale avrà 10 figli. A Udine, nel 1726, esegue gli affreschi per  la cappella del Santissimo Sacramento nel Duomo, per il Castello e per il Palazzo Patriarcale dimostrandosi inventore di straordinarie composizioni che lo porteranno a lavorare in tutta Europa: da Venezia, con Palazzo Labia e Ca’ Rezzonico, a Milano, fino alla grande impresa della Residenza di Karl Philipp von Greiffenklau, a Würzburg con le Storie di Federico Barbarossa (1750-53). Ma Tiepolo è anche grandissimo pittore di dipinti religiosi e realizza straordinari capolavori lungo tutto l’arco della sua carriera, dai Gesuati a Sant’Alvise alla Scuola dei Carmini, sempre a Venezia. La sua fama universale lo porta, infine, a realizzare gli affreschi di Villa Pisani a Stra (commissionatigli nel 1760) che precedono la partenza per Madrid dove Tiepolo venne chiamato da Carlo III per decorare le sale del nuovo Palazzo Reale e dove morì nel 1770. (biografia tratta dal sito Arte.it).