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I «territori di uso tradizionale della natura» nella Russia del Nord: aspetti di legislazione regionale comparata

territori di uso tradizionale della natura
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I «territori di uso tradizionale della natura» nella Russia del Nord: aspetti di legislazione regionale comparata
 

Mentre è largamente conosciuta la differenza tra l’approccio russo alla questione dei popoli indigeni artici e sub-artici rispetto alle impalcature costituzionali e legislative dei Paesi dell’Europa del Nord e dell’America settentrionale[i], meno si sa circa le (eventuali) distinzioni tra le normative vigenti all’interno dello spazio giuridico russo.

La Federazione Russa consiste, infatti, di ottantacinque «soggetti federali» o regioni, variamente denominati, quali repubbliche, krays, oblasts, okrugs autonomi. Le regioni dispongono della potestà legislativa, in via esclusiva in alcune materie oppure in via concorrente con la Federazione Russa in altre. Gli atti normativi che possono essere adottati dalla Federazione e dalle regioni sono, a loro volta, diversificati. Si va, in particolare, dalle leggi (zakony), ai decreti (postanovleniya), ordini (rasporyazheniya, prikazy), previsioni (polozheniya), decisioni (resheniya) e statuti (ustavy). I rapporti tra legge regionale e legge federale sono disciplinati nel senso che la prima non può mai essere in contrasto con la seconda. Ne deriva che la norma legislativa regionale emanata prima della disposizione legislativa federale deve essere, se necessario, resa compatibile con la fonte federale successiva, e così pure che, in caso di revisione della legge federale, la legge regionale va adeguata al rinnovato quadro legislativo federale. In ogni caso, la legge regionale può essere attuativa del dettato legislativo federale.

Venendo, ora, all’aspetto che dà il titolo al presente contributo, cominciamo con il ricordare che nella fase piuttosto caotica delle riforme seguite al crollo dell'URSS, fu adottato dal Presidente russo Boris Yeltsin l’editto (Ukaz Prezidenta)[ii] n. 397 del 1992 «Sulle misure urgenti per la difesa dei luoghi di residenza e dell’attività economica dei piccoli popoli del Nord»[iii]. Il provvedimento del Capo dello Stato della Federazione Russa ha così identificato come necessaria per la conservazione dei territori indigeni la tutela delle attività indigene tradizionali, come il pascolo delle renne e l’esercizio di caccia e pesca. La cultura ecologica delle società tradizionali indigene è diversa da quella delle società occidentali. La prima, infatti, consente di vivere, e di continuare a vivere, attraverso un uso attento e prudente delle risorse biologiche. Si potrebbe parlare di una strategia indigena di sviluppo sostenibile. Nella concezione indigena, infatti, «la natura è la nostra cultura», espressione con cui si vuole sottolineare la vicinanza alla vita biologica, e in definitiva il nostro comune biogramma umano[iv], ben evidenziato dal fatto che i popoli indigeni vedono sé stessi e la natura come parte di una famiglia ecologica estesa[v]. La conservazione dell’ecosistema naturale include aree di eredità culturale e storica dei popoli indigeni. I culti e/o rituali degli indigeni costituiscono la conoscenza “sacrale” delle comunità aborigene, fondano la loro conoscenza ecologica e rappresentano anche la base essenziale per le loro attività economiche[vi].

Ai sensi dell’art. 1 dell’editto presidenziale sopra menzionato, il Governo nazionale della Federazione Russa, nonché i governi dei soggetti della Federazione medesima, sono tenuti a determinare i territori di uso tradizionale della natura[vii] nei luoghi di residenza e delle attività economiche dei piccoli popoli del Nord[viii], che sono il patrimonio inalienabile di questi popoli, e che senza il loro accordo non sono soggetti ad alienazione per sviluppo industriale o di altro tipo che non sia connesso ad attività economiche tradizionali. L’art. 2 dell’editto presidenziale n. 397/92 stabilisce, inoltre, che è compito del Governo federale emanare norme sull’uso della terra e delle risorse naturali nei territori di uso tradizionale della natura dei piccoli popoli (indigeni) del Nord della Russia.

Il processo di approvazione delle norme federali contemplate dall’editto del 1992 non è stato di breve durata, essendo terminato con l’adozione della legge federale n. 49 del 7 maggio 2001[ix]. Si tratta, peraltro, di una legge quadro, che si limita in sostanza a stabilire che i territori di uso tradizionale della natura possono essere creati sia al livello federale che a quello regionale e locale. La relativa richiesta può provenire dalle persone che appartengono ai popoli e alle comunità indigene[x].

A questo punto, la situazione normativa si è andata complicando. Questo perché, in primo luogo, le autorità federali non hanno emanato disposizioni di rango sub-legislativo, necessarie per l’attuazione nel dettaglio della legge federale del 2001. In secondo luogo, i soggetti della Federazione avevano approvato, prima del 2001, disposizioni legislative nella materia de qua, e hanno continuato a farlo anche dopo l’adozione della legge federale del 2001, in certi casi con la precisazione che le previsioni regionali rimangono in vigore fino all’introduzione della normativa federale rilevante.

Ne è derivato un quadro plurale, assai frastagliato.

Al livello repubblicano, troviamo la Repubblica dell’Altaj, che non ha adottato una legge ma una ordinanza del 2018 sui territori di uso tradizionale della natura degli indigeni. A sua volta, la Repubblica di Chakassia[xi] ha approvato l’ordine del 21 ottobre 2016. La Repubblica di Jacuzia-Sacha[xii] si è dotata della legge del 13 luglio 2006. Quest’ultima legge, in particolare, appare rilevante, dal momento che riguarda ben sessantadue territori di uso tradizionale della natura[xiii]. Anche krays, oblasts e okrugs autonomi hanno approvato regolamentazioni. Si contano oltre cinquecento territori di uso tradizionale della natura, creati da enti sub-federali ma non confermati dal Governo federale, cosicché essi non dispongono di uno status legale che li mette al riparo da soppressione ovvero ridimensionamento, come già è accaduto in alcuni casi.

La situazione è attualmente abbastanza caotica. I soggetti della Federazione, infatti, hanno seguito criteri differenti nello stabilire i confini dei territori di uso tradizionale della natura. L’analisi comparata delle legislazioni regionali evidenzia che, in certi casi, si è fatto riferimento alle terre tradizionalmente usate dai clan etnici, mentre in altri casi l’elemento fondamentale è stato rappresentato dalle cooperative di produzione agricola, a loro volta eredi delle aziende agricole statali del periodo sovietico. In altre ipotesi ancora, hanno avuto un ruolo decisivo, nella delimitazione dei territori di uso tradizionale della natura, i bacini idrografici, i torrenti ovvero le foreste[xiv]. A ciò si aggiunga la contrazione delle garanzie costituzionali che deriva dalle modifiche alla legge costituzionale sulla Corte costituzionale[xv] del 9 novembre 2020, che ha eliminato le corti costituzionali dei soggetti[xvi] della Federazione Russa, attribuendo una parte delle loro competenze alla Corte costituzionale federale[xvii].

Una ulteriore novità legislativa è intervenuta nel 2013, in sede di revisione della legge federale sui territori naturali soggetti a particolare tutela[xviii]. La legge federale n. 406 del 28 dicembre 2013, infatti, reca modificazioni alla legge federale n. 33 del 14 marzo 1995, che riguarda appunto i territori naturali soggetti a particolare tutela. Questi ultimi, nella versione originaria della legge federale del 1995, comprendevano anche i territori di uso tradizionale della natura. Del resto, anche il vigente codice fondiario della Federazione Russa (Zemel’nyj kodeks Rossiyskoy Federatsii, o Zk RF), approvato con legge federale n. 136 del 25 ottobre 2001[xix], includeva fino al 2013 i territori di uso tradizionale della natura nella categoria dei territori naturali soggetti a particolare tutela. Orbene, la revisione della legge federale del 1995, adottata nel 2013, sottrae dalla classificazione dei territori naturali soggetti a particolare tutela i territori di uso tradizionale della natura. Una modificazione corrispondente è stata introdotta, nel 2013, anche nel codice fondiario.

Alcuni “ritocchi” sono stati introdotti con le leggi federali n. 171 del 23 giugno 2014 e n. 499 del 31 dicembre 2014, in vigore dal 1° marzo 2015. Le modifiche si riferiscono a limitazioni nella partecipazione e consultazione delle popolazioni indigene per i progetti che le riguardano e alle misure di compensazione nell’ipotesi di sottrazione di parte delle terre di loro tradizionale insediamento, nel senso che, dopo la revisione degli art. 12 e 57 del codice fondiario (ex legge n. 499/14), i gruppi indigeni non hanno più il diritto a vedersi assegnata una porzione equivalente di territorio e di risorse naturali.

Non sono mancate, al riguardo, le critiche da parte di organizzazioni e singoli leaders indigeni, anche se in verità le innovazioni apportate dalla legge federale del 2013 hanno, almeno sinora, comportato conseguenze minime, limitate ad adeguamenti terminologici, nel senso che i riferimenti già contenuti nelle leggi regionali ai territori naturali soggetti a particolare tutela sono stati sostituiti, per adeguarsi alla legislazione federale, con la menzione dei territori di uso tradizionale della natura.

Con riguardo, poi, agli orientamenti giurisprudenziali, non mancano motivi di preoccupazione (beninteso, per chi abbia a cuore la tutela dei territori e dell’identità culturale dei popoli indigeni). Con decisione del 15 gennaio 2015, la Corte d’appello della Repubblica autonoma di Jacuzia-Sacha ha respinto il ricorso presentato dal distretto (ulus) di Olenëkskij, con il quale l’amministrazione ricorrente contestava la legittimità della licenza rilasciata dalla competente autorità regionale a una società commerciale per la ricerca e l’estrazione di risorse minerarie all’interno di un territorio di uso tradizionale della natura. La pronuncia giurisdizionale de qua è basata sulla considerazione che i confini del territorio di uso tradizionale della natura non erano stati determinati dalle autorità federali, con il risultato finale che i confini stessi continuavano a essere modificabili (dalla autorità sovraordinata a quella locale).

La decisione giudiziaria sui confini ha “suggerito” ad alcuni governatori regionali di intervenire nella ridefinizione dei confini di territori di uso tradizionale della natura. Naturalmente, tali interventi hanno determinato una riduzione, talvolta sensibile, dell’estensione dei territori medesimo. In un caso, il Governatore ad interim del Territorio (krai) di Chabarovsk ha emanato il 30 settembre 2016 un decreto che riduceva della metà l’estensione degli esistenti territori di uso tradizionale della natura. Il provvedimento era stato adottato senza alcuna notificazione preventiva alle popolazioni indigene interessate. A seguito di proteste, il provvedimento è stato ritirato e, quindi, sostituito dal decreto n. 226 del 6 giugno 2017, che parimenti riduce l’estensione complessiva dei territori di uso tradizionale della natura, ma “soltanto” del quindici per cento[xx].

Note:

[i] V., inter alia, l’ampio e aggiornato quadro riepilogativo (824 pagine complessivamente) tracciato nel volume di D. Mamo (Ed.), The Indigenous World 2021, Copenhagen, International Work Group for Indigenous Affairs (IWGIA), 35ª ed., aprile 2021. Per una utile raccolta di materiali normativi tradotti in lingua occidentale, accompagnati da ampie annotazioni, v. M. Zadorin, O. Klisheva, K. Vezhlivtseva, D. Antufieva, Russian Laws on Indigenous Issues. Guarantees, Communities, Territories of Traditional Land Use: Translated and Commented, Rovaniemi, University of Lapland, 2017, e M. Zadorin, O. Klisheva, A. Gorbunova, I. Bashkina, Russian Laws on Indigenous Issues, II, Wildlife Laws, Concept of Sustainable Development and supplementary legal forms for indigenous communities, Rovaniemi, University of Lapland, 2020.

[ii] Secondo alcune interpretazioni, potrebbe (quasi) dirsi che «i decreti presidenziali valgono più della Costituzione»; v., sul punto, C. Carpinelli, La “nuova” Costituzione russa e il suo codice di civiltà, in Nuovi Autoritarismi e Democrazie: Diritto, Istituzioni, Società, 2021, n. 1, spec. p. 6 testo e nt. 17. Ivi l’affermazione, tratta dalla dottrina russa, per cui «Sono le idee confuciane adottate da Gengis Khan a essersi diffuse in Russia: la famiglia come cellula della società, l’intoccabilità del capo dello Stato, la verticale del potere tanto cara a Putin». Sul concetto russo di democrazia sovrana (suverennaja demokratija), introdotto nel dibattito politico nel 2005, che reca con sé valori “anti-occidentali”, nella misura in cui reclama la sovranità culturale ed ideologica, nonché la volontà di emanciparsi dalla soggezione rispetto ai modelli politici occidentali, v. anche, della medesima autrice, La Russia oltre Putin, in Italianieuropei, 2021, n. 3 (www.italianieuropei.it). Le opere di riferimento, in lingua russa, sono: V. Surkov, Dolgoe gosudarstvo Putina [La lunga era di Putin], in Nezavisimaja Gazeta, 11 febbraio 2019; Id., Nacionalizacija buduščego. Paragrafy pro suverennuju demokratiju [Nazionalizzazione del futuro. Paragrafi per una democrazia sovrana], in Ekspert, n. 43, 2006, disponibile all’indirizzo https://expert.ru/expert/2006/43/nacionalizaciya_buduschego; N. Garadža, Suverenitet [Sovranità], Moskva, Evropa, 2006. Nella letteratura anglofona, v. per esempio D. Orlov, The New Russian Age and Sovereign Democracy, in Russian Politics & Law, 2008, n. 5, p. 72 ss. (trad. dal testo orig. russo del 2007); in quella tedescofona, cfr. P. Casula, Hegemonie und Populismus in Putins Russland. Eine Analyse des russischen politischen Diskurses, Bielefeld, Trascript, 2012, p. 179 ss. In Italia, si vedano A. Di Gregorio, Le stagioni del potere in Russia tra evoluzioni costituzionali e permanenza di elementi ambientali “caratterizzanti”, in L. Asta (cur.), Challenges and Perspectives of Contemporary Russia (atti della conferenza internazionale tenutasi a Padova dal 9 al 10 novembre 2021), Padova, Digital Academic Press, 2014, p. 131 ss.; id., La Russia e le elezioni europee, in federalismi.it, 5 giugno 2019; R. Valle, L’idea russa nel XXI secolo. La geopolitica della democrazia sovrana e l'Occidente, in Europea, 2019, n. 2, p. 21 ss. A. Salomoni, Teorie della sovranità nell’età di Putin, in Diritto pubblico comparato ed europeo online, 2020, p. 3983 ss.; A. Roccucci, “Democrazia sovrana" e soggettività geopolitica. Il dibattito sulla sovranità in Russia nel primo decennio del XXI secolo, in Parole-chiave, 2020, n. 1, p. 171 ss. Adde la prospettiva della comparazione est-europea di F. Delfino, La democrazia “illiberale”: il modello di democrazia“sovrana” in Russia e di democrazia “cristiana” in Ungheria. Origini, similitudini e divergenze, in Nuovi Autoritarismi e Democrazie: Diritto, Istituzioni, Società, 2019, n. 2, p. 46 ss.

[iii] Sui diritti territoriali degli indigeni della Russia settentrionale (post-sovietica), v. ora G. Fondahl, V. Filippova, A. Savvinova, S. Shadrin, Changing Indigenous territorial rights in the Russian North, in T. Koivurova, E.G. Broderstad, D. Cambou, D. Dorough, F. Stammler (Eds.), Routledge Handbook of Indigenous Peoples in the Arctic, London-New York, Routledge, 2021, p. 127 ss. Con l’espressione diritti territoriali si intendono i diritti sulla terra e sulle risorse naturali della terra medesima. Questi diritti sono essenziali per la sopravvivenza sia fisica che culturale dei popoli indigeni. Sia consentito qui rinviare, in relazione ai popoli indigeni dell’Artico, a M. Mazza, I diritti degli indigeni sulle risorse naturali ed energetiche negli Stati artici. Profili internazionali e comparati, Napoli, Jovene, 2012 (Quaderni del Dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Bergamo). Per il contesto russo, cfr. L.V. Larchenko, Y.N. Gladkiy, V.D. Sukhorukov, Risorse per lo sviluppo sostenibile dei territori artici russi ricchi di materie prime, in Il Polo, 2021, n. 1, p. 47 ss. Le sanzioni internazionali contro la Russia sono suscettibili di rallentare l’utilizzo delle risorse naturali artiche, a motivo della dipendenza tecnologica russa dall’Occidente; v. T. Machmutov, D. Polosina, A. Kosivec, Probleme in der Arktis. Die US- und EU-Sanktionen gegen Russland, in Osteuropa, 2021, n. 10-12, p. 201 ss.

[iv] Sul tema, v. per esempio A. Ferracuti, Il rapporto sociale con la natura, a partire dai popoli indigeni, in Il manifesto, 5 novembre 2020. Ivi si evoca la figura del c.d. neo-naturalista che, al contrario del naturalista classificatore, è interessato a «una migliore coabitazione tra gli esseri viventi» (inclusi, dunque, gli animali).

[v] Così E. Salmón, Kincentric Ecology: Indigenous Perceptions of the Human-Nature Relationship, in Ecological Applications, 2000, p. 1327 ss. Nelle parole (riportate) di un nativo amerindiano, «La terra non proprio è il luogo (separato da noi stessi) dove recitiamo il dramma dei nostri destini isolati. Non è un mezzo di sopravvivenza, un ambiente per i nostri affari. È piuttosto una parte del nostro essere, dinamico, significativo, reale. È noi stessi»; v. A.L. Booth, We are the Land: Native American Views of Nature, in H. Selin (Ed.), Nature Across Cultures. Views of Nature and the Environment in Non-Western Cultures, Dordrecht, Kluwer Academic Publishers, 2003 (Science Across Cultures. The History of Non-Western Science, vol. 4), p. 329 ss.

[vi] Cfr., sul traditional use of nature (TUN) degli Indigenous Peoples (IPs), A. Laletin, V. Bocharnikov, Traditional Knowledge and Nature Use of Indigenous Peoples of Asian Russia, paper presentato al XIV World Forestry Congress, svoltosi a Durban (Sudafrica) dal 7 all'11 settembre 2015.

[vii] In russo, territoriya traditsionnogo prirodopol’zovaniya (TTP). Cfr. A. Kondrashev, O.V. Ronzhina, A.B. Zenkina, The Territory of Traditional Nature Use as a Specific Territorial Unit in the System of Territorial Division of the North, Siberia and the Russian Far East, in Journal of Siberian Federal University. Humanities and Social Sciences, 2018, p. 1572 ss.; A.A. Tranin, Territorii traditsionnogo prirodopol’zovaniia korennykh malochislennykh narodov Rossiiskogo Severa (problemy i perspektivy) [Territori di uso tradizionale della natura dei piccoli popoli indigeni della Russia settentrionale (problemi e prospettive)], Moscow, Institute of Government and Law, 2010 (in russo).

[viii] Sui quali v. per esempio, nella dottrina russa, V. Kryazkhkov, Korennye malochislennye narody severa v Rossiiskom prave [Piccoli popoli indigeni del Nord nel diritto russo], Moscow, Norma, 2010.

[ix] La denominazione per esteso del provvedimento normativo è: legge federale sui territori di uso tradizionale della natura delle popolazioni indigene del Nord, della Siberia e dell'Estremo Oriente russo.

[x] In altri termini, siamo di fronte a una legge dichiarativa piuttosto che altamente prescrittiva.

[xi] Dove vivono popolazioni indigene cristianizzate, convertite alla fede ortodossa, ma che ricorrono quando necessario agli sciamani (sincretismo religioso); v. V.N. Asochakova, M.N. Chistanov, S.S. Chistanova, Христианизация и коренное население Хакасско-Минусинского края: проблемы трансформации [Christianization and the Indigenous Population of the Khakass-Minusinsk Territory: Problems of Transformation], in Journal of Siberian Federal University. Humanities & Social Sciences, vol. 15, n. 5, 2022, p. 586 ss. (testo in cirillico).

[xii] Sul cui ordinamento v. A.A. Stepanova, A.I. Stepanov, S.S.Alekseeva, Constitutional and Legal Development of the Republic of Sakha (Yakutia) in the Post-Soviet Period, in Journal of Siberian Federal University. Humanities & Social Sciences, vol. 15, n. 4, 2022, p. 467 ss.

[xiii] Cfr. N. Parlato, G. Fondahl, V. Filippova, A. Savvinova, The Evolution of Forming “Territories of Traditional Nature Use” in the Sakha Republic (Iakutiia), in Sibirica. Interdisciplinary Journal of Siberian Studies, 2021, n. 1, p. 1 ss. Secondo gli autori, «Russia’s Indigenous northerners’ attempts to protect their ancestral lands for the pursuit of traditional activities, especially from extractive industries, is well documented. In this struggle, the spatiolegal formations known as Territories of Traditional Nature Use (TTPs) have proven the most effective tool in asserting their constitutional and federally secured» (v. p. 1). Adde G. Fondahl, O. Lazebnik, G. Poelzer, Aboriginal Territorial Rights and the Sovereignty of the Sakha Republic, in Post-Soviet Geography and Economics, 2000, p. 401 ss.

[xiv] Queste ultime oggetto di una disciplina specifica, su cui v. M.P. Ragionieri, Il diritto russo delle foreste. Aspetti economici e ambientali, Milano, Giuffrè, 2004 (Pubbl. Dipartimento di teoria dello Stato dell’Università di Roma «La Sapienza», Biblioteca di diritto privato «Andrea Torrente», n. 7). Il codice forestale della Federazione Russa (Lesnoy kodeks Rossiyskoy Federatsii, Lk RF) del 4 dicembre 2006 ha preso il posto del previgente codice forestale del 29 gennaio 1997. È previsto un periodo transitorio, nel senso che il nuovo codice forestale è entrato in vigore il 1° gennaio 2007, ma alcune disposizioni del vecchio codice sono rimaste vigenti fino al 1° gennaio 2009. La legge federale dell’8 dicembre 2206, sulla emanazione del (nuovo) codice forestale, stabilisce le disposizioni vigenti nel periodo transitorio. La legge federale da ult. cit. è stata modificata il 31 luglio 2007 (v. legge federale n. 2017/07). Vi sono attualmente proposte di riforma del codice (come successivamente emendato): v. Y.N. Gagarin, Kontseptsiya proyekta federal’nogo zakona “Lesnoy kodeks Rossiyskoy Federatsii” [Concetto del progetto di legge federale “Codice forestale della Federazione Russa], Voprosy lesnoy nauki [Problemi di scienze forestali], 2020, n. 3, p. 1 ss. (testo in russo). Naturalmente, gli indigeni si oppongono alla deforestazione; v. N. Kaplin, Indigene in Sibirien kämpfen gegen Holzunternehmen und Waldbrände, in Für Vielfalt. Zeitschrift für Menschen- und Minderheitenrechte, 2021, n. 2, scritto disponibile online nel website della Gesellschaft für bedrohte Völker (www.gfbv.de).

[xv] Legge costituzionale n. 1-FKZ «Sulla Corte Costituzionale» del 1994.

[xvi] Id est, i soggetti federati.

[xvii] Cfr. A. Di Gregorio, Il sistema politico e costituzionale della Russia un anno dopo la Grande Riforma Putiniana: tra legislazione attuativa, chiusura identitaria e fragilità politica, in Nuovi Autoritarismi e Democrazie: Diritto, Istituzioni, Società, 2021, n. 1, p. 209 ss., spec. pp. 210-211, testo e nota 4 (contributo disponibile anche nella versione francese, con il titolo La Russie un an après la grande réforme constitutionnelle : mise en œuvre législative, fermeture identitaire et fragilité politique, in Lettre de l’Est, n. 25, 2021, p. 16 ss., e ivi p. 17). V. anche I. Galimova, L’approvazione delle leggi di attuazione della riforma costituzionale e le altre iniziative della Duma alla fine del 2020, in Nomos - Le attualità nel diritto, 3-2020, spec. pp. 6-7. In Italia, lo studio fondamentale sulla giurisdizione costituzionale russa si deve ad A. Di Gregorio, La giustizia costituzionale in Russia. Origini, modelli, giurisprudenza, Milano, Giuffrè, 2004 (Pubbl. Facoltà di scienze politiche dell’Università statale di Milano, Dipartimento di studi internazionali, n. 20). Al momento della riforma costituzionale russa erano attive tre corti statutarie e tredici corti costituzionali delle repubbliche nazionali.

[xviii] In russo, osobo okhranyemye prirodnye territorii (OOPT). Sul tema, v. A. Di Gregorio, Il regime dei parchi nazionali nel quadro generale delle aree protette in Russia, in G. Cordini (cur.), Parchi e aree naturali protette. Ordinamento e gestione, Padova, Cedam, 2000 (Quaderni dell’Istituto di studi politico-giuridici dell’Università di Pavia, coll. Diritto e ambiente, diretta da G. Cordini, n. 7), p. 567 ss.; C. Filippini, Disciplina dei «territori soggetti a particolare tutela» e ordinamento federale della Russia”, ivi, p. 641 ss.

[xix] La codificazione fondiaria della Federazione Russa del 2001, emendata da ultimo il 20 aprile 2021, sostituisce il codice fondiario della Repubblica socialista federativa sovietica di Russia (RSFSR) del 25 aprile 1991 (e successive modifiche). In precedenza erano stati adottati i codici fondiari del 1922 e 1970. Il codice fondiario del 2001 si applica a circa il 2 per cento del territorio russo: v. W.P. Kratzke, Russia’s New Land Code: A Two Percent Solution, University of Memphis Legal Studies Research Paper No. 84, 2003, ampio saggio (91 pagine complessive) disponibile anche in Minnesota Journal of International Law, 2003, p. 109 ss. Più brevemente, cfr. le pertinenti annotazioni di L. Rolfes Jr., Land Code: Next Steps, in Moscow Times, 29 ottobre 2001. Nell’ordinamento russo si distinguono i terreni urbani, agricoli e forestali; le relative discipline sono contenute principalmente nel codice civile e nel codice fondiario. I terreni di proprietà pubblica sono allocati ai livelli federale, regionale e municipale.

[xx] Altre informazioni su decisioni giudiziarie e amministrative sono reperibili nei webistes a cura dell’International Work Group for Indigenous Affairs di Copenhagen (www.iwgia.org) e dell’Institut für Ökologie und Aktions-Ethnologie di Colonia (www.infoe.de).