Il caffè a Napoli: rito e tradizione tra convivialità e fucina di idee
Bere un caffè era ed è un momento di incontro e condivisione. Quest’abitudine è ancora oggi ampiamente diffusa e apprezzata in maniera particolare a Napoli.
Non a caso quando si parla di caffè si pensa a Napoli, perché con la parola caffè si intende non solo il caffè come bevanda, ma anche un modo di vivere la convivialità.
Fin dal XVIII secolo vi erano nella città molte caffetterie con caratteristiche precipue, legate al diverso grado di lusso.
Dall’analisi della documentazione conservata nell’Archivio di Stato di Napoli risulta che esse erano presenti in quasi tutti i luoghi della città allo Spirito Santo, a Posillipo, ma anche alla Pignasecca e al Pendino, zone più popolari.
Una fonte preziosa sono i Processetti del Gran Tribunale della Vicaria, molti di essi hanno come attori i caffettieri e trattano di controversie per l’attribuzione di eredità, per debiti non pagati, per canoni di locazione dovuti.
Ecco che uno di essi ci porta nella strada di Toledo, di fronte alla chiesa della Santissima Concezione, nella bottega del caffettiere Costantino Rovito, un greco che muore nel 1786, Costantino nella sua bottega vendeva non solo caffè ma anche zucchero, cioccolata, sciroppi, acquavite e tabacchi.
L’elenco degli arredi lascia pensare ad un locale molto elegante, luminoso e alla moda. In esso vi erano due banconi, circondati da sedili, uno per vendere tabacchi e l’altro per il caffè.
Si poteva però anche consumare le bevande comodamente seduti nella caffetteria, dove vi erano undici sedie di paglia, i cuscini di pelle nera, tre boffettini con marmo.
Anche l’illuminazione era particolarmente curata: due grandi specchi e quattro placche riverberavano la luce di due candelieri di ottone e un lampione di cristallo.
Non potevano mancare gli utensili per preparare le bevande come i macinini, i lambicchi, le cocome (caffettiere).
In via Chiavettieri al Pendino vi era la caffetteria di Luigi Durante, senza dubbio meno elegante, forse perché posta in una zona più povera: ha meno specchi e i tavolini sono senza marmo. Molto interessante però è l’elenco dell’utensileria: cinque piattini di stagno, tazze e piattini seminuovi, quattordici tazze ordinarie e sei piattini ordinari.
Per un mancato pagamento dell’affitto del locale nel 1767 ai greci Nicola Clonari e Mariano Contari, caffettieri nella Pignasecca, vengono sequestrati due specchi grandi, alcune placche con lume e tre boffette di marmo.
Come si può notare l’attività di caffettiere era esercitata soprattutto da uomini di nazionalità greca.
Nel largo della Cavallerizza del Re, prima del ponte della Maddalena, c’era la bottega molto frequentata di un caffettiere Epirota, ma il caffettiero greco più famoso era Panagiota Cacclamani, detto Phantasia, molto dotto, grande conoscitore del greco.
Alla Pignasecca c’era il caffettiere Demetrio, la bottega del celebre caffettiere Mettaxà era ubicata alla Speranzella, il caffettiere Decurò esercitava la sua arte nei pressi di Sant’Antoniello a Port’Alba.
Interessante la storia legata al caffettiere De Gaetano, la cui moglie, si racconta, si abbandonasse ad atti di giubilo in favore dei Greci e dei Russi contro i Turchi. Infatti le caffetterie gestite dai Greci erano frequentate dagli intellettuali più avanzati e sensibili alle nuove istanze illuministiche e così in poco tempo esse diventarono i luoghi in cui si diffusero le istanze di partecipazione e solidarietà alla rivoluzione greca del 1821.
Le caffetterie capillarmente diffuse sul territorio cittadino oltre quindi ad essere testimonianza di un vero e proprio rito, una cerimonia con i suoi tempi, i suoi ritmi, il suo officiante, i suoi strumenti “liturgici”, diventarono i salotti della borghesia illuminata, nei quali l’arte del conversare contribuì non poco allo sviluppo politico e culturale del Mezzogiorno.
Per saperne di più:
Documenti
- ASNa, Gran Corte della Vicaria, Processi antichi, Preamboli, I Serie, f. 56, inc. 2777, 1786, Costantino Roviti, caffettiere greco
- ASNa, Gran Corte della Vicaria, Processi antichi, Preamboli, I Serie, f. 32, inc. 1113, 1776, Nicola e Mariano Clovari caffettieri greci
- ASNa, Gran Corte della Vicaria, Processi antichi, Preamboli, I Serie, f. 56, inc. 2777, 1786, Costantino Roviti, caffettiere greco
Libri
- Alida Clemente, Il lusso “cattivo”. Dinamiche del consumo nella Napoli del Settecento, Roma, Carocci, 2011
- Raffaella Sarti, Vita di casa. Abitare, mangiare, vestire nell’Europa moderna, Roma-Bari, Laterza, 2003
- Daniel Roche, Storia delle cose banali. La nascita del consumo in Occidente, Roma, Editori Riuniti, 1999
- Claudia Petraccone, Bottegai e piccoli commercianti a Napoli nella prima metà del XVII secolo, in «Archivio Storico per le Province Napoletane», XVII, 1978, pp. 171-202
- Ennio De Simone, Case e botteghe a Napoli nei secoli XVII e XVIII, in «Revue Internationale d'Histoire de la Banque», vol. 12, 1976, pp. 77-140
- Giuseppe Porcaro, Taverne e locande della vecchia Napoli, Roma, Benincasa, 1970
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