Il rapporto tra riciclaggio e criptovalute: uno sguardo alla legislazione dell’UE
ABSTRACT
L’origine del cyberspace, dimensione sconfinata e multiforme, pertanto difficilmente controllabile, ha comportato uno spostamento online delle attività delle organizzazioni criminali. Nascono, così, nuove forme di ipotesi delittuose, minaccia concreta della sicurezza economica e sociale, nazionale ed internazionale.
The origin of cyberspace, a boundless and multiform dimension, therefore difficult to control, has led to an online shift of the activities of criminal organizations. New forms of criminal hypothesis are born, a concrete threat of economic and social security, both national and international.
Sommario
1. Premessa. Esigenze di tutela
2. La Direttiva n. 2015/849/UE
3. La Direttiva n. 2018/843/UE
4. Le raccomandazioni del GAFI
Summary
1. Background. Protection needs
2. Directive n. 2015/849/EU
3. Directive n. 2018/843/EU
4. The GAFI’s recommendations
1. Premessa. Esigenze di tutela
L’esigenza di prevedere una normativa sistematica, a livello europeo, per le monete virtuali[1] e per la financial technology, al fine di prevenire il compimento di reati di riciclaggio e finanziamento al terrorismo, ha richiamato l’attenzione delle principali istituzioni, non solo nazionali, ma anche europee ed internazionali, con il fine ultimo di realizzare un contesto normativo armonizzato tra gli Stati membri.
L’impegno alla materia antiriciclaggio – a livello europeo – risale ai primi anni Novanta del secolo scorso e, nel corso dei decenni, è stato oggetto di sei direttive e svariati provvedimenti sul tema.
In particolare, la Banca Centrale Europea (BCE)[2] ha precisato che occorre: «osservare più da vicino i bitcoin e la loro diffusione, così come le implicazioni positive e negative di tale fenomeno e l’eventuale distorsione del mercato cui esso può dar luogo» e il GAFI ha evidenziato la necessità di develop a risk-matrix for virtual currencies (or perhaps, more broadly, for both virtual currencies and e-money) e di simulate a discussion on implementig risk-based AML/CFT regulations in this area.
2. La Direttiva n. 2015/849/UE: esigenze di tutela disattese
Il 20 maggio 2015, è stata emanata la Direttiva n. 2015/849/UE del Parlamento e del Consiglio Europeo (c.d., IV Direttiva, che ha sostituito la precedente Direttiva 2005/60/CE (c.d., III Direttiva), e, in tale occasione, provvedendo a riformare i presidi anti-money laundering, si decise di non estendere l’obbligo di registrazione e quello di adeguata verifica ai professionisti che operano con le criptovalute[3].
L’approccio basato sul rischio, punto centrale della c.d., IV Direttiva, ha previsto la possibilità di svolgere una valutazione su più fronti, al fine di prevenire e contrastare, in modo puntuale, il pericolo, concreto e non solo potenziale, di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, in costante trasformazione viste le nuove frontiere della tecnologica e del mondo digitale.
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[1] Per approfondire, in dottrina, R. BOCCHINI, Lo sviluppo della moneta virtuale: primi tentativi di inquadramento e disciplina tra prospettive economiche e giuridiche, in Dir. inf., 2017, 32 ss. e S. CAPACCIOLI, Bitcoin e criptovalute, in G. Cassano, N. Tilli, G. Vaciago (a cura di), Tutele e risarcimento nel diritto dei mercati e degli intermediari, Milano, 2018, 505 ss.; D. Majorana, Disciplina giuridica e fiscale delle criptovalute: sfida al legislatore dal web, in Corriere Tributario, 8, 2018; A. Plateroti, Banche centrali, guerra ai Bitcoin, in Il Sole 24 Ore, 24 febbraio 2017, E. Franza, Le valute virtuali e prodotti finanziari con sottostanti valute virtuali. Una prima indagine sugli interventi, in Foroeuropa, 2018; R. Vampa, Fintech e criptovalute: nuove sfide per la regolazione dei mercati finanziarie, in F. Fimmanò, G. Falcone (a cura di), Fintech, Napoli, 2019, 582 ss.
[2] Banca Centrale Europa, Virtual Currency Schemes – a further analysis.
[3] G.P. Accinni, Cybersecurity o Criptovalute, Profili di rilevanza dopo la Quinta Direttiva, in Sistema Penale Web.