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Illustrare la firma digitale praticamente

firma digitale
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La firma digitale è attiva nel nostro Paese da oltre vent’anni, ma alcuni aspetti del suo utilizzo sono poco noti e, quindi, poco utilizzati. L’utilizzo del sistema di sottoscrizione è nella maggior parte dei casi di attuazione di una serie di passaggi in cui sono utilizzate solo le funzioni “obbligatorie” nella modalità di default.

La conoscenza più ampia degli strumenti di firma e dei profili di sottoscrizione definiti a livello comunitario, invece, rappresenta un passo importante per l’utilizzo consapevole ed estensivo dello strumento. Utilizzando con adeguata comprensione gli strumenti di firma è possibile operare nel mondo digitale emulando la sigla, il visto, la firma di più soggetti e tante altre funzioni di interesse per il mondo delle amministrazioni pubbliche, delle imprese e dei privati.

I profili di firma CAdES, PAdES e XadES – e anche il nuovo profilo per i contenitori ASiC – rappresentano altri elementi importanti per migliorare l’uso delle sottoscrizioni in vari scenari operativi. Queste informazioni possono essere oggetto di formazione specifica con l’attenzione ai profili professionali degli utilizzatori.

In questo senso, si dovrebbero illustrare le varie modalità e possibilità di sottoscrizione con il profilo CAdES per firme multiple e per controfirme. Per il profilo PAdES i profili che consentono la gestione del ciclo di vita del documento informatico sottoscritto per un lungo periodo e per la conservazione “eterna” dello stesso.

Quindi, si devono illustrare i profili specializzati T in cui al documento sottoscritto si associa una marca temporale, quello LT dove l’associazione è con gli strumenti di verifica del certificato digitale (liste di revoca e stato online) e, infine, LTA attraverso il quale al documento si associa una concatenazione di marche temporali al fine di prolungare la scadenza delle fattispecie crittografiche (es.: la scadenza del certificato del sottoscrittore).

Un altro tema poco approfondito riguarda le architetture per l’emissione delle marche temporali, strumenti molto utilizzati, tanto poco approfondite sul piano delle loro caratteristiche operative quanto anche tecnologiche di base.

Tutte queste riflessioni si rafforzano se si pensa all’ipotesi della firma quale elemento culturale, giuridico e tecnico consolidato, laddove di contro si è scoperto, anche per le pressioni operative scatenate dall’emergenza sanitaria che poco nota era la firma remota, che molti ritengono che la firma digitale non consenta di sottoscrivere un documento informatico da parte di più soggetti, ma anche che esista un solo formato di firma, che si possono firmare le fatture elettroniche con la Carta d’Identità Elettronica (con la CIE si possono sottoscrivere documenti con Firma Elettronica Avanzata mentre le fatture richiedono una firma digitale) non conoscendo la differenza di efficacia giuridici e gli effetti probatori della firma elettronica, della firma elettronica avanzata e della firma digitale spesso indicata tout court come firma elettronica qualificata.

Se questa carenza culturale è da gestire per il mondo del lavoro, non meno importante lo è per i cittadini che dovrebbero essere formati sulla consapevolezza e sull’uso degli strumenti digitali come peraltro stabilito nella norma primaria del Codice dell’Amministrazione Digitale (di cui al D.Lgs. 82/2005).

La trasformazione digitale della società richiede le giuste conoscenze di tutti i componenti della società e, se si insegna ai figli a firmare e a prestare attenzione quando si firma con la tradizionale carta e penna, altrettanto bisogna fare e sempre più in fretta per il documento informatico e la firma digitale. Quest’ultima ha lo stesso valore di una sottoscrizione autografa a livello europeo; meglio saperlo e farne un uso consapevole e corretto.