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Immagine - Cassazione Civile: attenzione al bilanciamento tra interesse all’informazione pubblica e diritto all’immagine

Con recente pronuncia la Cassazione non ritiene l’interesse pubblico sufficiente per la divulgazione dell’immagine di un soggetto, cui è riferibile una vicenda. A tal fine è infatti necessario che la diffusione risulti fondamentale ed essenziale per la corretta e completa informazione offerta.

Il caso in esame è relativo alla richiesta di risarcimento dei danni avanzata da parte ricorrente a causa dell'uso abusivo della propria immagine nel corso di un noto programma televisivo, attraverso l’inganno di un soggetto terzo che fingeva di interessarsi alla sua professione. La Corte d’Appello rigettava la richiesta di risarcimento, affermando l’importanza dell’interesse pubblico alla conoscenza dei fatti trasmessi durante il programma televisivo, così notevoli da escludere anche la necessità del consenso dell’interessato per la riproduzione dell’immagine. Avverso tale decisione, il ricorrente propone ricorso per Cassazione.

La Cassazione afferma che, sebbene il soggetto in questione svolga un’attività di consulenza nella ricerca di lavoro, che può ritenersi problematica socialmente rilevante, questa tuttavia non giustifica la ripresa clandestina di immagini, nel corso di un colloquio privato e la loro divulgazione in una trasmissione televisiva pubblica.

Argomenta la Corte che si deve sì sempre procedere al bilanciamento tra l’interesse individuale alla tutela dei diritti della personalità, rispetto alla libertà di manifestazione del pensiero e alla libera informazione dell’opinione pubblica. Tuttavia, ciò non legittima sufficientemente la diffusione dell’immagine della persona, a meno che non sia persona pubblica o vi siano interessi scientifici, didattici o culturali.

Precisa la Suprema Corte che le sembianze di una persona non possono essere esposte, riprodotte o messe in commercio contro la sua volontà, perché l’immagine di una persona è “la più concreta e immediata rappresentazione esterna della sua personalità e costituisce una manifestazione della libertà individuale, ovvero la possibilità di decidere quando si voglia o non si voglia mostrarsi agli altri.

Per le ragioni sopra esposte, la Cassazione accoglie il ricorso, sottolineando che il servizio televisivo trasmesso ha totalmente trascurato il diritto all’immagine del soggetto, dato che la divulgazione non era né essenziale né necessaria ai fini di tutela dell’interesse pubblico.

(Corte di Cassazione - Sezione Prima Civile, Sentenza 22 luglio 2015, n.15360)

Con recente pronuncia la Cassazione non ritiene l’interesse pubblico sufficiente per la divulgazione dell’immagine di un soggetto, cui è riferibile una vicenda. A tal fine è infatti necessario che la diffusione risulti fondamentale ed essenziale per la corretta e completa informazione offerta.

Il caso in esame è relativo alla richiesta di risarcimento dei danni avanzata da parte ricorrente a causa dell'uso abusivo della propria immagine nel corso di un noto programma televisivo, attraverso l’inganno di un soggetto terzo che fingeva di interessarsi alla sua professione. La Corte d’Appello rigettava la richiesta di risarcimento, affermando l’importanza dell’interesse pubblico alla conoscenza dei fatti trasmessi durante il programma televisivo, così notevoli da escludere anche la necessità del consenso dell’interessato per la riproduzione dell’immagine. Avverso tale decisione, il ricorrente propone ricorso per Cassazione.

La Cassazione afferma che, sebbene il soggetto in questione svolga un’attività di consulenza nella ricerca di lavoro, che può ritenersi problematica socialmente rilevante, questa tuttavia non giustifica la ripresa clandestina di immagini, nel corso di un colloquio privato e la loro divulgazione in una trasmissione televisiva pubblica.

Argomenta la Corte che si deve sì sempre procedere al bilanciamento tra l’interesse individuale alla tutela dei diritti della personalità, rispetto alla libertà di manifestazione del pensiero e alla libera informazione dell’opinione pubblica. Tuttavia, ciò non legittima sufficientemente la diffusione dell’immagine della persona, a meno che non sia persona pubblica o vi siano interessi scientifici, didattici o culturali.

Precisa la Suprema Corte che le sembianze di una persona non possono essere esposte, riprodotte o messe in commercio contro la sua volontà, perché l’immagine di una persona è “la più concreta e immediata rappresentazione esterna della sua personalità e costituisce una manifestazione della libertà individuale, ovvero la possibilità di decidere quando si voglia o non si voglia mostrarsi agli altri.

Per le ragioni sopra esposte, la Cassazione accoglie il ricorso, sottolineando che il servizio televisivo trasmesso ha totalmente trascurato il diritto all’immagine del soggetto, dato che la divulgazione non era né essenziale né necessaria ai fini di tutela dell’interesse pubblico.

(Corte di Cassazione - Sezione Prima Civile, Sentenza 22 luglio 2015, n.15360)