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La CIA e il suo “Uomo Semplice”

Robert Gates
Robert Gates

In una piovosa serata invernale sono accomodato in poltrona, davanti al cammino.

Sorseggio un Torres Jaime I, che dona al palato tutte le fragranze dei suoi trent’anni,  le fiamme attirano la mia attenzione e lo scoppiettare della legna accompagna la lettura de “Il governo invisibile”, pubblicato nel lontano 1967. Con la mente torno indietro nel tempo e rivivo delle immagini oramai sbiadite.

Mi assopisco e dai ricordi mi appare l’amico Robert Gates, l’uomo semplice della “Compagnia”.

Robert è stato un prodotto purissimo, DOC della Company. Infatti, ha sempre lavorato per la CIA, di cui nel 1987 diventò Vicedirettore. Alla morte del Direttore William Casey, avvenuta lo stesso anno (tumore al cervello), Gates nonostante brigasse non poco per prenderne il posto non riuscì, per l’opposizione di diversi senatori.

E il presidente Reagan, che aveva dapprincipio sostenuto la sua candidatura, non appena venne a sapere, che Gates era accusato di aver spalleggiato il colonnello Oliver North (ricordate armi all’Iran e aiuti ai Contras, carriera operativa brillantissima come descritto nel suo curriculum: l’invasione di Grenada, l’incursione nelle basi in Libia, in questo Link) batté subito in ritirata nominando capo della CIA l’allora direttore dell’FBI William Webster, il quale si tenne assai vicino quel Vicedirettore così strano e diverso da tanti suoi colleghi.

Di statura media, robusto, il volto aperto e sorridente, Gates non si è mai atteggiato, come tanti altri capi della CIA, a uomo del mistero.

Semplice, spontaneo, chiaro e anticonformista e antiburocratese per eccellenza.

La sua gestione della Compagnia è stata sempre improntata all’operatività sul campo. Nominato Direttore della Compagnia da Bush nel novembre del 1991, vi rimase fino al gennaio del 1993.

La sua carriera continuò come segretario della Difesa prima con Bush ed in seguito con Barack Obama che apprezzò particolarmente le doti di Robert. Che si possono sintetizzare in ordine, intuito e organizzazione minuziosa.

Il buon Robert Gates, classe 1943 (come Oliver North), è in pensione e quando ci sentiamo, abbiamo il vezzo di dialogare in russo. Ricordando gli anni passati e il lontano 1967, quando entrò nella CIA, ai tempi della guerra in Vietnam.

Robert era “analyst” capo della Sezione Unione Sovietica, la più importante e la più delicata fra tutte.

Dottore in lingue e letteratura russa, specialista di problemi sovietici, Gates parla correttamente il russo che gli servì nel giugno del 2011, prima di andare in pensione, per avviare le trattative di pace con i Talebani per trovare una via di uscita in Afganistan.

Nella sua gestione della Cia, Robert Gates è riuscito a far conciliare lo spionaggio elettronico e l’uso spasmodico delle nuove tecniche informatiche con le “vecchie”, ma sempre efficaci, operazioni clandestine.

Sotto la sua gestione la CIA ha ricostituito i “capistazione”, sistemati in tutte le principali città del mondo, che la precedente amministrazione Carter aveva in parte smantellato.

Proprio negli anni della sua Direzione, con l’Entità (i Servizi Segreti vaticani), utilizzammo una serie di informazioni che la CIA ci fornì, grazie ai buoni rapporti che avevo con Robert. L’allora Direttore della Compagnia, più di una volta, mi ha confermato veritiero l’aforisma che: “L’antidoto contro cinquanta nemici è un amico” (Aristotele).

Non è oggi un mistero per nessuno che, grazie, a dispositivi di registrazione elettronica piazzati allora da uomini della CIA su cavi sottomarini, la Casa Bianca ha potuto per anni, essere al corrente in modo minuzioso di molti fatti della vita politica del Cremlino, seguire in diretta tante telefonate e conoscere minuziosamente il testo di tanti colloqui fra altissimi, papaveri sovietici.

Con la Direzione di Robert Gates, la CIA è stata soprattutto ordine, intuito e organizzazione minuziosa. Quella che permette di far avere ogni mattina al Presidente degli States di turno il President Daily Brief”, dieci pagine fitte di informazioni confidenziali raccolte nelle ultime ventiquattro ore nei principali centri di tutto il mondo e il “National Intelligence Daily”, bollettino quotidiano di notizie e dei “si dice dietro le quinte”.

Sono trascorsi gli anni ma i rudimenti del mestiere e i suoi rituali nella Compagnia, sono rimasti intatti da Bush a Biden.

Riprendo a sorseggiare il Torres Jaime I e rispondo all’ultima lettera ricevuta dall’Uomo Semplice della CIA :”дорогой Роберт, дорогое приветствие и большое спасибо за ваши добрые пожелания. Проходят годы, но настоящие друзья не забывают” (Caro Robert, un saluto e tante grazie per gli auguri. Passano gli anni ma i veri amici non si dimenticano).