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Ladro di libri: racconto breve di una direttissima in tempo di Covid-19

Fiore
Ph. Mila Vignozzi / Fiore

Mi addormento frastornato per le funeste novità sul Covid-19 comunicate dall’avvocato del popolo, ho un sonno agitato mi giro e rigiro nel letto. Più volte abbraccio mia moglie che dorme o almeno sembra.

Alle 4,20 nel cuore della notte, squilla il cellulare: “Pronto l’avvocato Radi? sono il maresciallo dei carabinieri ...... della stazione di Garbatella”. Rispondo con un monosillabo e, dentro di me, lo mando a fanculo, mi sono sempre chiesto se c’è del sadismo a telefonare nelle ore notturne per comunicare l’arresto di una persona.

Mi dica maresciallo, avete arrestato il Signor ...., va bene domani ci vediamo alla direttissima”. Sono oramai sveglio, anzi insonne e mi alzo sotto gli improperi di mia moglie che, da 27 anni, subisce le telefonate notturne dei sadici tutori dell’ordine pubblico e io di riflesso le sue contumelie.

Scendo in cucina e preparo la colazione, avrei fatto volentieri a meno di andare in tribunale. Le udienze ordinarie sono state tutte rinviate, ma le direttissime si fanno, non posso dire di no al mio assistito Jamin. Lo conosco da più di 20 anni; ci lega un amore per i libri. Io li compro e leggo. Lui li ruba e vende, ma è sempre una dimostrazione di amore.

Almeno credo.

Non ho mai delegato la difesa di Jamin, perché l’unica volta che l’ho fatto mi sono pentito amaramente. Il collega a cui avevo chiesto di sostituirmi si è distratto e Jamin ha conosciuto il carcere, per un breve periodo, ma ha assaporato le nefandezze e le cattiverie che gli uomini riversano sui diversi.

Si, perché Jamin è un diverso per antonomasia: Ebreo, Libico, Omossessuale, Profugo, Travestito e di corporatura pingue. Non gli manca nulla ed è per questo che lo difendo volentieri da anni, senza ricevere l’onorario ma ricevendo la cosa più grande che un uomo possa dare: la riconoscenza fatta di parole e piccoli pensieri, mai libri, alle feste comandate.

Jamin ruba libri nelle cartolerie, nei supermercati, negli autogrill delle autostrade e li rivende ai librai delle bancarelle. La sua vita è questa, accompagnata per l’amore di Mina per la quale ha una venerazione. Mi sono sorbito delle sue sbiadite imitazioni canore che Jamin, orgogliosamente mi ha fatto sentire. Ho finto, da buon avvocato, di apprezzarle ma hanno comunque sortito un effetto. Quando Jamin esce dallo studio, inserisco un cd di Mina che ascolto volentieri.

Vado in udienza, sembra di stare in un film stile "Blade Runner".

Il Giudice indossa la toga e dei curiosi guanti bianchi ed intima a tutti di non avvicinarci e si entra in aula uno alla volta. I carabinieri hanno le mascherine al volto e i guanti di plastica alle mani. Si esegue lo stanco rituale delle generalità, della presentazione dell’arrestato, dell’interrogatorio. Con Jamin non c’è più bisogno di dirci nulla, non dobbiamo concordare la linea difensiva, lui nutre una smisurata fiducia in me. Beato lui io non sarei così tranquillo.

L’arresto viene convalidato; viene applicata la misura degli arresti domiciliari, i precedenti sono molteplici e c’è "la recidiva reiterata infraquinquennale" che brutto lessico.

Intravedo uno spiraglio di libertà per il recidivo ladro di libri e decido di richiedere l’abbreviato. La richiesta del Pm è lineare: anni 1 e mesi 6 di reclusione.

Attendo qualche secondo, le pause sono importanti, mi alzo dal banco sistemando la toga, anch’io ho dei vezzi, sciorino una sottile disquisizione sulla insussistenza delle due aggravanti in contestazione. Non si può contestare l’esposizione alla pubblica fede e l’uso del mezzo fraudolento, perché ci sono le telecamere all’interno del supermercato e il trafugare sotto il paltò la refurtiva è semplicemente il compimento della condotta furtiva e quindi senza aggravanti il furto è semplice, non essendoci la querela del proprietario del negozio.

Il resto viene da sé … riqualificazione del fatto in tentato furto semplice e sentenza di non doversi procedere per mancanza di una condizione di procedibilità, per il furto semplice serve la querela.

Jamin è libero di tornare ai suoi libri ed io ai miei.

Fuori dall’aula ci salutiamo, vedo questo omone effeminato oramai stanco che mi sorride e mi dice: "avvocato ci vediamo a Pasqua, la ringrazio come sempre". Grazie a lei Jamin gli rispondo, tra di noi c’è sempre stato il Lei, un modo di rispettarci reciprocamente.

Torno a studio e scrivo queste righe di getto, dopo aver riletto una poesia di Kavafis poeta greco che mi ha fatto conoscere il Ladro di Libri.

La poesia si intitola: Per quanto sta in te.

E se non puoi la vita che desideri

cerca almeno questo

per quanto sta in te: non sciuparla

nel troppo commercio con la gente

con troppe parole in un viavai frenetico.

Non sciuparla portandola in giro

in balìa del quotidiano

gioco balordo degli incontri

e degli inviti

fino a farne una stucchevole estranea