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Lavoratori GKN licenziati per mail: a che punto siamo arrivati?

Legittimo un licenziamento via mail?
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Ph. Luca Martini / Stato di

GKN: la vicenda

Il 9 luglio scorso, la Gkn Driveline, multinazionale che si occupa della realizzazione di componenti destinate alle industrie del settore automobilistico e aerospaziale, comunica ai lavoratori la chiusura dello stabilimento di Campi Bisenzio a Firenze. La vicenda fu all’attenzione dell’opinione pubblica per le modalità con cui questa decisione venne comunicata: senza alcun preavviso, in una giornata di chiusura dello stabile per evitare ritorsioni dei lavoratori e con una mail. La procedura di licenziamento collettivo ha visto coinvolti 422 dipendenti e la lettera di attivazione del procedimento viene giustificata come conseguenza necessaria della crisi del settore automobilistico che impone la chiusura di una delle sedi italiane.

Secondo i lavoratori e i sindacalisti, sembra che la Gkn delocalizzerà per spostarsi in Francia e in Polonia, potendo così risparmiare, tra le altre cose, anche sui costi di trasporto dei semiassi prodotti nella fabbrica. Come riporta Left.it, nell’ultimo bilancio, i vertici aziendali dichiararono una crescita dei ricavi del 7 per cento e del 14 per cento sul budget di previsione solo nel primo trimestre dl 2021. Difficile credere che alla Gkn di Campi Bisenzio la decisione non fosse meditata e anzi imponesse di licenziare da un giorno all’altro i lavoratori senza coinvolgere in alcun modo le sigle sindacali.

La Giunta regionale sta lavorando ad una proposta che impegni il Governo a superare il vuoto normativo in materia di delocalizzazione. Inoltre, il Domani riporta le ingenti cifre di finanziamenti statali e regionali di diverse sedi Gkn. A Brunico l’azienda tra il 2017 e l’aprile 2021 ha ricevuto 1.204.354 euro dalla provincia autonoma di Bolzano, in Trentino siamo a più di 2 milioni 600mila euro e nello stabilimento toscano, nel 2018 ha ricevuto 15 mila euro dal ministero del Lavoro e 124mila dalla regione.

Giuriste/i solidali ha lanciato una petizione su change.org, e rilanciata da Il Collettivo di fabbrica su 8 punti anti-delocalizzazione elaborati dal gruppo di giuslavoristi “progressisti e democratici”.

Dopo la comunicazione della decisione unilaterale dell’azienda di procedere con il licenziamento, i lavoratori occuparono la fabbrica e la presidiarono ad oltranza. La produzione, come è ovvio, non poté continuare ma i lavoratori si occuparono della salvaguardia dei macchinari e dello smaltimento dei rifiuti pericolosi.
 

GKN: la sentenza e il ricorso

LA Fiom-Cgil ha presentato ricorso alla procedura di licenziamento collettivo intrapresa dalla Gkn Driveline, lamentando la violazione dello Statuto dei Lavoratori per comportamenti antisindacali. Accogliendo la domanda, il Tribunale del Lavoro di Firenze ha stabilito quanto segue: “il comportamento antisindacale accertato è consistito, nella sua parte più significativa e lesiva degli interessi del sindacato ricorrente, nell’aver impedito al sindacato stesso di interloquire, come sarebbe stato suo diritto, nella delicata fase di formazione della decisione di procedere alla cessazione totale dell’attività di impresa. La rimozione degli effetti di tale comportamento non può che implicare l’obbligo per l’azienda di rinnovare correttamente l’informativa omessa e, quale ulteriore e necessitata conseguenza, l’obbligo di revoca del procedimento ex L. n. 223/91 iniziato sulla base di una decisione presa in assenza del confronto, necessario anche se non vincolante, con il sindacato”.

La sentenza, oltre a riconoscere un importante ruolo alle associazioni sindacali, riconosce la centralità dell’art. 41 della Costituzione e il vincolo dell’utilità sociale e del rispetto della dignità umana come limite alla libertà economica. La multinazionale era inoltre tenuta a discutere con i sindacati tale misura in virtù di un accordo firmato con le Rsu nel luglio 2020. Il giudice, al contrario di quanto sostenuto dall’azienda, ha accertato che vi sia stata una “lunga fase di analisi” e che la scelta sia ricaduta nel momento più conveniente. Il giudice ritiene quindi che, oltre al preavviso necessario, fosse possibile se non fondamentale instaurare un dialogo con le sigle sindacali.

Con questa sentenza, a Gkn viene imposto di revocare i licenziamenti e viene richiesto di mettere in atto una procedura di confronto con i sindacati e lavoratori, come previsto dal contratto nazionale. L’azienda è inoltre stata condannata al risarcimento delle spese legali sostenute dai sindacati e alle spese per la pubblicazione su cinque testate nazionali del decreto di condanna.
 

GKN: e adesso?

Per il momento non ci sarà quindi nessun licenziamento ma la Gkn Driveline ha fatto tempestivamente sapere che impugnerà la sentenza. In ogni caso, è molto probabile che l’azienda riuscirà a portare a compimento, seguendo l’iter indicato dai giudici, la procedura di licenziamento collettivo. Il Collettivo di fabbrica chiede che il governo intervenga e che intervenga tempestivamente. Il ministro Giorgietti si dice soddisfatto della sentenza che tutela solo momentaneamente i lavoratori Gkn di Campi Bisenzio. Il Governo sta lavorando a un decreto-legge, detto “anti delocalizzazioni”, che prevede nuovi obblighi e multe per le multinazionali che decidono di chiudere una sede in Italia. Si prevede un obbligo di comunicazione con sei mesi di anticipo e una multa fino al 2% del fatturato se l’azienda decide di chiudere per spostare la produzione in altri paesi, dopo aver beneficiato di incentivi statali o aiuti economi e ammortizzatori sociali.

Ripetiamo, è necessario che tale normativa arrivi prima delle nuove lettere di licenziamento, per i lavoratori della Gkn e per tutti gli altri lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro soprattutto dopo lo sblocco dei licenziamenti.