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Le residenze austro-estensi di Vienna

 Vienna, Herrangasse ai primi del Novecento. Ben riconoscbile è la lunga facciata del Palais Modena (Österreichische Nationalbibliothek Wien (= ÖNB), Bildarchiv und Grafiksammlung, foto Wien 1, Herrengasse 9, Stauda, August (1861-1928), 1912 <https://onb.digital/result/10BBCC12>)
Vienna, Herrangasse ai primi del Novecento. Ben riconoscbile è la lunga facciata del Palais Modena (Österreichische Nationalbibliothek Wien (= ÖNB), Bildarchiv und Grafiksammlung, foto Wien 1, Herrengasse 9, Stauda, August (1861-1928), 1912 <https://onb.digital/result/10BBCC12>)

Palais Modena, Modenapark, Am Modenapark, Beatrixgasse, Esteplatz: numerosi luoghi di Vienna rievocano ancora oggi il passato austro-estense, sottolineando il legame di Modena e dei suoi duchi con la capitale imperiale[1]. Il radicamento della Casa d’Este a Vienna risale ai primi anni dell’Ottocento, quando l’arciduchessa Maria Beatrice Ricciarda e il consorte Ferdinando, figlio dell’imperatrice Maria Teresa d'Austria, si trasferirono nella capitale asburgica a seguito dell’occupazione francese dell’Italia settentrionale.

Maria Beatrice Ricciarda era nata nel 1750 da Ercole, principe ereditario degli Stati Estensi, e Maria Teresa Cybo-Malaspina, erede dei Ducati di Massa e Carrara. La politica filo-asburgica del duca Francesco III d’Este, nonno di Maria Beatrice Ricciarda, aveva condotto alle nozze della principessa estense con l’arciduca Ferdinando d’Asburgo Lorena (poi d’Austria-Este), figlio cadetto dell’imperatrice Maria Teresa. Il matrimonio fu celebrato a Milano nel 1771 e Ferdinando assunse la carica di governatore della Lombardia austriaca. Maria Beatrice e il consorte restarono in carica fino al 1796, quando le armate francesi li costrinsero ad abbandonare Milano e Monza e a riparare in Austria. Con i loro numerosi figli, tra cui il futuro Francesco IV di Modena e la futura imperatrice Maria Ludovica, la coppia arciducale si rifugiò prima a Trieste e poi a Wiener Neustadt, alle porte della capitale austriaca. Maria Beatrice visse vari anni a Wiener Neustadt, nel locale monastero cistercense, mentre il marito si trasferì fin da subito a Vienna, al Belvedere Inferiore, per curare gli affari di famiglia a diretto contatto con gli ambienti di corte.

La famiglia arciducale poté riunirsi a Vienna solo nel 1803, quando Ferdinando acquistò il Palais Ulfeld, nella centralissima Minoritenplatz, a pochi passi dalla Hofburg e dalla Cancelleria imperiale di Ballhausplatz. Gli Asburgo d’Este furono proprietari palazzo dal 1803 al 1810, mentre a metà Ottocento la proprietà passò ad una delle più note famiglie della nobiltà austriaca, i Dietrichstein; oggi infatti l’edificio è noto come Palais Dietrichstein-Ulfeld, ed ospita uffici dello Stato austriaco. Il palazzo sorge dirimpetto alla Minoritenkirche, la parrocchia della comunità italiana di Vienna. L’edificio era originariamente costituito da due blocchi separati, che furono acquistati alla metà del Settecento dal conte Corfiz Anton von Ulfeld, alto funzionario della corte di Maria Teresa. Gli Asburgo d’Este, una volta comprato l’immobile nel 1803, decisero subito di ristrutturarlo; i lavori furono affidati ad un giovane architetto italo-austriaco, Alois Pichl; contribuì ai lavori anche il carrarese Giuseppe Pisani, lo scultore della corte austro-estense. Gli anni 1803-1810, in cui gli Austria-Este abitarono nella Minoritenplatz, furono cruciali per le sorti dell’Impero asburgico così come per tutto il continente europeo. Dopo Austerlitz, con la pace di Presburgo, si addivenne alla dissoluzione del millenario Sacro Romano Impero (agosto 1806), sulle cui ceneri nacque l’Impero d’Austria. Erano anni difficili per la Casa d’Asburgo, e in un simile contesto Maria Beatrice dovette patire anche la perdita del marito, che si spense nel palazzo di Minoritenplatz la vigilia di Natale del 1806. Ciononostante, l’arciduchessa non cessò mai di curare ed ampliare il patrimonio di famiglia; nello stesso 1806, ancora vivente il marito, acquistò dalla principessa di Liechtenstein una residenza estiva per la propria famiglia, un “giardino” ubicato nella Raabengasse, nel quartiere extraurbano di Landstrasse. È quindi nel 1806 che ha inizio la storia del Gartenpalais Modena, il “palazzo giardino” della Casa d’Austria-Este che rappresentò l’ultima sede della corte modenese all’indomani delle vicende risorgimentali.

Il 1807 e il 1808 fecero registrare una sfolgorante ascesa, sociale, politica e patrimoniale, degli Asburgo d’Este alla corte imperiale. Infatti, rimasto vedovo di recente, l’imperatore d’Austria Francesco I si fidanzò con Maria Ludovica d’Austria-Este, figlia minore di Maria Beatrice. Le nozze furono celebrate nella Augustinerkirche il giorno dell’Epifania del 1808. L’acquisita dignità imperiale consentì a Maria Ludovica di sostenere l’ascesa dei propri fratelli: Carlo Amborgio, già vescovo di Vác, divenne arcivescovo di Esztergom, e quindi primate d’Ungheria. Venne favorita anche la carriera militare di Ferdinando Carlo e Massimiliano. Era un successo enorme per la Casa d’Austria-Este. Maria Ludovica cercò, inoltre, di unire in matrimonio il proprio fratello maggiore Francesco con la figlia dell'imperatore, Maria Luigia. Tuttavia, nel 1809 ripresero nuovamente le ostilità con la Francia; le guerre della quinta coalizione videro nuovi successi di Napoleone, con l’occupazione della stessa Vienna. Alla vittoria austriaca di Aspern seguirono la sconfitta di Wagram e la pace di Schönbrunn (ottobre 1809), che impose durissime condizioni all’Austria. L’occupazione francese della capitale costrinse Maria Beatrice e i figli a cercare rifugio in Ungheria. Le difficoltà del momento ebbero ripercussioni anche sul patrimonio immobiliare austro-estense in Vienna. Verso la fine del 1809, infatti, Francesco decise di alienare lo Stadtpalais della Minoritenplatz; nel marzo 1810, il primogenito di Maria Beatrice vendette il palazzo al conte Paumgarten per la somma di 570.000 fiorini. La vendita della residenza di Minoritenplatz lasciava senza una dimora cittadina l’arciduchessa Maria Beatrice. Le restava il palazzo extraurbano della Landstrasse, che però era una residenza estiva; fu così che l’arciduchessa incaricò Alois Pichl di mettersi alla ricerca di un’adeguata residenza nel centro cittadino, adatta ai mesi invernali.

La scelta cadde sul palazzo Dietrichstein della Herrengasse, a pochi metri dalla Minoritenplatz. Il palazzo fu acquistato il 9 maggio 1811, come attesta il rogito conservato presso lo Haus,-Hof-und Staatsarchiv; Maria Beatrice versò per l'acquisto, al principe Dietrichstein, la somma di 284.000 fiorni. Il sontuoso Palais Dietrichstein della Herrengasse era una delle residenza gentilizie più in vista della città, situata a pochi metri dalla Hofburg. Il trasferimento dalla Minoritenplatz alla residenza dei principi Dietrichstein ben testimoniava l’ascesa del casato austro-estense favorita dalle nozze di Maria Ludovica con l’imperatore. Il nuovo Stadtpalais Modena risaliva al XVI secolo; i Dietrichstein ne erano entrati in possesso nel 1515, ma nel secolo seguente la dimora rinascimentale era divenuta una fastosa residenza barocca, grazia all’opera di Domenico Carlone e Carlo Antonio Bussi. Ad inizio Ottocento, però, il complesso non versava in buone condizioni, per cui l'arciduchessa volle fin da subito dei restauri che trasformassero la dimora barocca in una residenza in puro stile neoclassico, lo stile “Impero” tanto in voga in quel momento. La direzione dei lavori fu affidata al solito Pichl, architetto di fiducia del casato, e a Franz Wipplinger, cui si aggiunse anche il celebre architetto Giacomo Quarenghi, da anni al servizio degli zar di Russia. Fu soltanto nel 1813 che la principessa poté trasferirsi nella sua nuova casa cittadina.

Alla morte di Maria Beatrice, nel novembre 1829, il palazzo di città fu ereditato da Francesco IV. Residente in Italia e per di più alle prese coi moti carbonari, il duca di Modena decise ben presto di cedere in affitto il grande Stadtpalais. Il palazzo della Herrengasse fu così affittato al principe svedese Gustavo Vasa. Nel 1842, poi, Francesco IV decise di alienare definitivamente la grande e costosa dimora, che fu venduta allo Stato austriaco. Il governo imperiale vi insediò la Presidenza del Consiglio dei ministri, gli organi direttivi dell’Imperial-Regia Polizia e l’Ufficio Censura. Il palazzo della Herrengasse mantenne il proprio ruolo istituzionale anche dopo la caduta dell’Impero austro-ungarico, ospitando, dal secondo dopoguerra, il Ministero dell’Interno della Repubblica austriaca.

Dopo la vendita del 1842, gli Asburgo d’Este a Vienna restarono proprietari del “Gartenpalais” di Landstrasse, la residenza estiva di Maria Beatrice. Fu qui inoltre, e non nel palazzo di città, che l’arciduchessa si spense nel novembre 1829. Fu qui che visse l’ultimo duca di Modena dopo il 1859 e fu qui, al Gartenpalais, che si consumarono gli ultimi atti della dinastia austro-estense. A seguito dei fatti del Risorgimento, che portarono alla caduta del Ducato di Modena, la residenza di Landstrasse fu eletta a nuova sede della corte modenese. Fino al 1866 Francesco V visse tra l’Austria e il Veneto; il duca e la consorte si trattennero per lunghi periodi al Catajo, vicini alle fedeli truppe della Brigata Estense, che avevano condiviso l'esilio coi sovrani. La Brigata Estense operò a supporto delle truppe austriache fino al suo scioglimento, nel 1863. Nonostante gli appelli al rientro, numerosi soldati estensi rimasero in Veneto col duca e furono così inquadrati nell’imperial-regio esercito.

La situazione cambiò col passaggio del Veneto all’Italia, nel 1866. Francesco V e la moglie abbandonarono definitivamente l’Italia e presero dimora in Landstrasse. A seguito del trasferimento di Francesco V a Vienna, il governo asburgico intitolò alla nonna del duca, Maria Beatrice, la strada ove sorgeva il palazzo degli Austria-Este: la Raabengasse, nel suo tratto iniziale, fu ribattezzata “Beatrixgsse” nel 1862. Francesco e Adelgonda si stabilirono a Vienna con ciò che restava della corte modenese: i principali collaboratori e amici del sovrano erano, da anni, il conte Teodoro Bayard de Volo, già ambasciatore residente alla corte austriaca, e il conte Luigi Forni, colonnello, maggiordomo e aiutante di campo. Il trasferimento a Vienna di dignitari della corte modenese rendeva necessari lavori di ampliamento del palazzo: al corpo centrale dell’edifico, che ospitava gli appartamenti privati del duca, era già stato aggiunto un secondo piano superiore nel 1843 per volontà dell’arciduca Ferdinando Carlo; vent’anni dopo suo nipote Francesco V fece sopraelevare le altri ali del palazzo, trasformandone la facciata. La residenza di campagna andava assumendo le caratteristiche proprie di un palazzo di città, grazie alla progressiva integrazione di Landstrasse nel tessuto urbano a seguito dell'abbattimento delle mura e dell'apertura della Ringstrasse.

Nei primi anni Sessanta dell’Ottocento il palazzo di Beatrixgasse rimase sede di rappresentanza politico-diplomatica della corte austro-estense, e in quanto tale ospitò gli organi del governo ducale ancora operativi, fra cui la Legazione Estense di Vienna, che rimase in vita, sotto la direzione del Bayard De Volo, fino al 1867. Ben presto però il riconoscimento del Regno d’Italia da parte dell'Austria smorzò le ultime speranze di restaurazione, ponendo fine ad ogni ruolo politico-istituzionale della corte austro-estense. Il duca si riturò così a vita privata, anche se continuò comunque a seguire gli sviluppi della situazione italiana e a sostenere la causa del legittimismo. Ammalatosi, Francesco V morì al Gartenpalais Modena il 20 novembre 1875, lasciando come proprio erede l'arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo Lorena, figlio di un fratello dell’imperatore.

Il palazzo della Beatrixgasse passò così al dodicenne Francesco Ferdinando, il quale però non mostrò interesse per la dimora estense, che continuò ad essere abitata da Adelgonda, la vedova di Francesco V. La duchessa mantenne la propria residenza nella Beatrixgasse e continuò ad alternare soggiorni invernali nel grande palazzo viennese con lunghi periodi in Baviera. Adelgonda sopravvisse quasi quarant’anni al consorte; ella si spense nel Palazzo Reale di Monaco nell’ottobre del 1914, durante la Prima guerra mondiale. Già in precedenza però, il 28 giugno 1914, l’assassinio di Francesco Ferdinando d’Austria-Este a Sarajevo aveva modificato nuovamente i destini dell’eredità estense. Titolo ducale e beni immobili, infatti, erano infatti passati all’arciduca Carlo, figlio di un fratello di Francesco Ferdinando e nuovo erede al trono austro-ungarico. Alla morte di Francesco Giuseppe (21 novembre 1916) Carlo divenne imperatore d’Austria-Ungheria, nel pieno della Prima guerra mondiale. In quanto nuovo imperatore, Carlo dovette cedere il cognome e lo stemma estensi ai propri eredi, specificamente al secondogenito Roberto, padre degli attuali rappresentanti della Casa d’Austria-Este, gli arciduchi Lorenzo e Martino. Il Palais Modena, comunque, non sopravvisse alla monarchia austro-ungarica: già pochi giorni dopo l’ascesa al trono di Carlo I, infatti, l’antica dimora di Maria Beatrice fu demolita (dicembre 1916).

 

[1]Si rinvia a: R. Pallotti, I Palais Modena di Vienna. Gli Asburgo d'Este nella capitale imperiale, in «Atti e memorie della Deputazione di Storia patria per le Antiche provincie modenesi», S. XI, XLIII (2021) (in corso di stampa); G. Mayer, Maria Beatrice d’Este (1750-1829) als Auftraggeberin zwischen Italien und Österreich, tesi di laurea magistrale, Università di Vienna, Facoltà di Studi storici e culturali, Vienna 2012 .

 

Veduta di Landstrasse durante la Prima guerra mondiale. Sullo sfondo si risconosce il Gartenpalais Modena (ÖNB, Bildarchiv und Grafiksammlung, foto Wien 3, Palais Modena-Este, 17.06.1916 < https://onb.digital/result/10BD1929>)
Veduta di Landstrasse durante la Prima guerra mondiale. Sullo sfondo si risconosce il Gartenpalais Modena
(ÖNB, Bildarchiv und Grafiksammlung, foto Wien 3, Palais Modena-Este, 17.06.1916 < https://onb.digital/result/10BD1929>)
Il Gartenpalais Modena durante la Prima guerra mondiale. In primo piano l’ala laterale del palazzo, il terrazzo e le botteghe sottostanti (ÖNB, Bildarchiv und Grafiksammlung, foto Wien 3, Palais Modena, Nähr, Moriz (1859-1945), 1917-1918 <https://onb.digital/result/10BD18E1> )
Il Gartenpalais Modena durante la Prima guerra mondiale. In primo piano l’ala laterale del palazzo, il terrazzo e le botteghe sottostanti
(ÖNB, Bildarchiv und Grafiksammlung, foto Wien 3, Palais Modena, Nähr, Moriz (1859-1945), 1917-1918 )
Targa italo-tedesca della Legazione Estense, originariamente affissa al portone d’ingresso del palazzo di Beatrixgasse 29. Si comunica che la Regia Ducale Legazione Estense rilascia informazioni ed effettua legalizzazioni dalle ore 10 all’una. La targa, conservata all’Archivio di Stato di Modena, è uno dei pochi cimeli superstiti del palazzo (foto M. Carfì e V. Soldani, Archivio di Stato di Modena)
Targa italo-tedesca della Legazione Estense, originariamente affissa al portone d’ingresso del palazzo di Beatrixgasse 29. Si comunica che la Regia Ducale Legazione Estense rilascia informazioni ed effettua legalizzazioni dalle ore 10 all’una. La targa, conservata all’Archivio di Stato di Modena, è uno dei pochi cimeli superstiti del palazzo
(foto M. Carfì e V. Soldani, Archivio di Stato di Modena)

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