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Lo Stalking

Abstract:

Il presente elaborato sullo stalking rappresenta una presentazione per sommi capi e linee di massima di uno dei fenomeni più insidiosi e nascosti dell’universo criminologico.

Da un po’ di tempo, a giusta ragione, è in forte crescita l’attenzione dei mass-media su un inquietante fenomeno sociale con forti connotati devianti: lo “stalking”.

Purtroppo, pochi sanno che si tratta di una realtà criminale molto seria, la quale, soltanto recentemente, sta iniziando ad emergere da quell’universo sommerso in cui era stata relegata. E ciò anche grazie alla tardiva, ma importante, legge che qualifica tale comportamento come fattispecie penalmente rilevante: in altri termini, come reato, prevedendo per esso, pesanti sanzioni.

Analizzando le statistiche giudiziarie degli ultimi anni si riscontra un elevato numero di casi di stalking tanto deleteri e nocivi, quanto impuniti, a causa della mancanza di una norma ad hoc. Tante sono state le vittime. Enorme è stata la sofferenza, sfociata in alcuni casi estremi nella morte della persona perseguitata. Anche a distanza di anni. Senza tener conto del cosiddetto “numero oscuro”, che inficia le statistiche criminologiche: vale a dire i casi non denunciati.

Dopo queste note preliminari inerenti al fenomeno, è opportuno procedere ad una sommaria disamina di tipo criminologico dello stesso.

Ebbene il termine, come è ovvio, è di origine anglosassone e proviene dal settore della caccia, che in Gran Bretagna vanta una longeva e consolidata tradizione.

In italiano, si può tradurre, con sufficiente approssimazione, con l’espressione “fare la posta”.

Nell’accezione criminosa, lo stalking o il “fare la posta” è il modus agendi abnorme e deviato di un individuo che agisce contro un altro (di solito di sesso opposto, ma non necessariamente), ponendo in essere una congerie di azioni e comportamenti fastidiosi e disturbanti, spesso psicopatologici, consistenti in molestie, ingiurie, minacce, pedinamenti, telefonate anonime, lettere minatorie e così via con tutta una serie di atteggiamenti intrusivi nella sfera privata della vittima, autentico soggetto-bersaglio. Fatto questo che va ad incidere negativamente sul benessere psico-fisico della vittima, con pesanti ricadute dal punto di vista della qualità della vita.

Analizzando la psicodinamica criminosa di questo soggetto-molestatore, si osserva come questo tipo di individuo (solitamente un uomo, ma può essere anche una donna), definito “stalker”, molto spesso inizia la sua azione con atti leciti, che, in un primo momento, sembrano normali, se non addirittura graditi al soggetto-bersaglio. Non è infrequente, infatti, che ragazze ricevano lettere, biglietti, mail, sms, galanti e raffinati, magari accompagnati da fiori o altri regali. Il problema è che sovente, quasi sempre di fronte al rifiuto, si innesca un’escalation criminosa da parte del molestatore che assume le stimmate del patologico.

Pertanto, questo tipo di soggetto, nel porre in essere questo comportamento disturbato, percorre di solito una vera e propria scala di aggressione, psicologica e fisica, nei confronti della vittima.

Statisticamente, il primo contatto è di tipo telefonico, prevalentemente mediante sms, oggi anche tramite le varie modalità che offre INTERNET (come mail, chat, messenger e facebook), poi il livello sale ed iniziano veri e propri pedinamenti e controlli, che tendono ad individuare dei momenti e dei luoghi propizi nei quali lo stalker può venire a contatto con la vittima e fingere che ciò sia avvenuto per caso, come ad esempio un bar, una tavola calda, un cinema, una discoteca, fino a luoghi più particolari come una chiesa o un ospedale. Tutto dipende dalle abitudini del soggetto molestato e dal grado di pervasione del disturbo comportamentale del molestatore.

Come detto, all’inizio i contatti sono apparentemente normali e non consentono quasi mai a chi ne è vittima di accorgersi che sta per iniziare nei suoi confronti una vera e propria persecuzione. Successivamente, il modus operandi dello stalker cambia repentinamente ed il suo viraggio comportamentale è tanto più brusco, quanto più viene respinto nelle sue avances dalla vittima. Salvo poi, in alcuni casi, tornare sui propri passi e tentare di nuovo un approccio gentile e cordiale, in una triste e penosa alternanza comportamentale, costituita da raffinatezze e violenza.

Mi consta personalmente, nella mia esperienza professionale, come in un caso specifico, piuttosto recente, durato anni, lo “stalker” alternasse fasi in cui cercava di instaurare un contatto con la vittima (la moglie dalla quale si era separato, non accettando l’evento) attraverso invio di fiori, piante, regali, che, puntualmente rifiutati, lo inducevano ad accessi di aggressività verbale e fisica, non solo nei confronti della sua “ex”, ma anche di tutti i malcapitati che, senza colpa, erano vicini alla stessa, per motivi di lavoro o altro. In quelle ben tristi e penose condizioni esistenziali la donna non era assolutamente in grado di avere né una vita normale né lavorativa, essendo del tutto impossibilitata a coltivare relazioni sociali e amicizie, per non parlare di un’ipotesi di una nuova vita sentimentale. La sventurata era, per la visione ristretta, alterata e psicopatologica del molestatore, soltanto un oggetto di sua proprietà esclusiva, sul quale esercitava il più ferreo e feroce controllo, deviato e devastante, con serie ripercussioni nel corso degli anni per la salute della vittima.

Infatti, questi individui nella loro azione estrinsecano una concentrato di rabbia, gelosia e senso di controllo possessivo nei confronti del soggetto molestato con modalità profondamente alterate e tenacemente invasive, foriere di enormi danni psico-fisici.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di San Diego (California) ha elaborato una recente definizione dello stalking, estremamente interessante, definendo questo tipo di individui come “inseguitori ossessivi”, vale a dire di soggetti che pongono in essere un tipo di comportamento aberrante, a lungo termine, di minaccia o molestia diretta ad uno specifico individuo, con prevalenza della componente ossessiva.

È invece tutta italiana (Galeazzi e Curci) la definizione del fenomeno che è maggiormente conosciuta nella nostra realtà sociale e cioè “Sindrome del molestatore assillante”.

Questo quadro sindromico, per essere effettivamente presente, necessita di tre elementi imprescindibili:

a) un molestatore che individua una persona con la quale si pone in una relazione distorta ed abnorme e verso cui sviluppa un’intensa polarizzazione ideo-affettiva;

b) lo stesso elabora una serie di comportamenti reiterati verso il soggetto-bersaglio aventi i connotati della sorveglianza e/o della comunicazione e/o della ricerca di contatto;

c) il soggetto-bersaglio avverte come sgraditi ed intrusivi i comportamenti del molestatore e vive intensi sensi di paura abbinati a percezione di minaccia.

Possono essere presenti, a completare il quadro, anche atti di violenza contro oggetti della vittima e/o nei confronti di essa sia in modo diretto che in modo indiretto, colpendo tutti coloro che, a vario titolo, la circondano per motivi di lavoro, di amicizia o come nuovi partners. Ovviamente, quest’ultima è l’ipotesi a più alto rischio criminogenetico.

Può essere interessante procedere ad una tassonomia dello stalker, che, in base alle sue caratteristiche personologiche ed al suo modus operandi, può appartenere a diverse categorie. Si può procedere pertanto all’elaborazione di diversi profili criminologici ai quali corrispondono psicodinamiche ed attività comportamentali diverse.

Procedendo ad una categorizzazione, abbiamo:

- il “molestatore rifiutato”, soggetto che non si rassegna alla fine di una relazione intima, con la ricerca continua e forsennata di azioni finalizzate a ripristinarla; quasi sempre questo individuo è portatore di un disturbo di personalità, che produce risposte violente ai rifiuti della vittima; in questa categoria prevalgono nello stalker le componenti della gelosia e della vendetta;

- Il “molestatore rancoroso”, soggetto affetto da un disturbo di personalità paranoide, quindi in una condizione psicopatologica molto più severa, il quale è convinto, a causa del suo disturbo, di aver subito un torto da parte del soggetto-bersaglio e cerca in tutti i modi di vendicarsi; come è intuitivo in questa categoria, rispetto alla precedente, è più alta la predisposizione criminogenetica.

- il “molestatore predatore”, soggetto che diventa un vero e proprio inseguitore della vittima, nei cui confronti predispone meticolosamente un attacco, di forma predatoria-sessuale; anche in questo caso si assiste ad un’accentuata componente criminogenetica, tanto da far ritenere che questa categoria sia quella connotata da uno dei tassi più elevati di violenza criminale;

- il “molestatore inadeguato”, soggetto il quale, di fronte ad una forte percentuale di insuccessi sentimentali, pone in essere un comportamento esasperato nei confronti della vittima di turno; è un individuo che cambia spesso bersaglio, ragion per cui la sua stessa azione sconclusionata e scoordinata lo porta ad essere poco pericoloso;

- il “molestatore in cerca di intimità” è probabilmente il tipo di stalker maggiormente pericoloso; è quasi sempre affetto da erotomania e si innamora in modo morboso di una star del cinema o comunque di persone famose e celebri, molto spesso convincendosi, a causa della psicopatologia che lo pervade, di essere ricambiato nei suoi sentimenti; le azioni di questo soggetto in genere sono le più lunghe, persistenti e violente, tanto che, lo stesso, non di rado, all’apice del suo percorso di disturbo mentale, quando diventa “consapevole” che non potrà mai avere la persona desiderata, sentendosi tradito, cerca di aggredirla o addirittura di ucciderla; in questa categoria la componente del possesso da parte dello stalker è una delle più spiccate e marcate, produttiva di conseguenze devastanti.

Ritengo possa essere estremamente utile, ricordare che, finalmente, come già sommariamente anticipato, oggi, in Italia, lo stalking è reato, grazie al Decreto Legge n.11 del 23/2/2009 convertito con modifiche in Legge n.38 del 23/4/09 pubblicata in G.U. n. 95 del 24/4/2009. Infatti, la stessa ha introdotto nel nostro Codice Penale il nuovo art.612 bis, il quale prevede una pena che va dai sei mesi ai quattro anni di reclusione per chi viene ritenuto colpevole di atti persecutori, con un aumento di pena se il fatto è stato commesso da un coniuge, legalmente separato o divorziato, da persona che sia stata legata da relazione affettiva o da persona già ammonita dal Questore.

La pena aumenta ulteriormente se il fatto è commesso contro un minore, una donna in stato di gravidanza o una persona disabile.

In caso di morte, come conseguenza dello stalking, è prevista la pena dell’ergastolo.

Concludendo questa disamina, è interessante fornire qualche numero su questa tipologia di crimine. Statisticamente, in percentuale, in base ai dati forniti dall’Osservatorio Nazionale per lo stalking l’86% dei soggetti molestati sono donne (e non solo da uomini, ma anche da altre donne, come nel caso tipico della rivalità sentimentale); la durata media delle molestie supera i 18 mesi; il 55% degli stalkers sono ex partners, il 25% condomini ed il 15% colleghi di lavoro o di università.

Abstract:

Il presente elaborato sullo stalking rappresenta una presentazione per sommi capi e linee di massima di uno dei fenomeni più insidiosi e nascosti dell’universo criminologico.

Da un po’ di tempo, a giusta ragione, è in forte crescita l’attenzione dei mass-media su un inquietante fenomeno sociale con forti connotati devianti: lo “stalking”.

Purtroppo, pochi sanno che si tratta di una realtà criminale molto seria, la quale, soltanto recentemente, sta iniziando ad emergere da quell’universo sommerso in cui era stata relegata. E ciò anche grazie alla tardiva, ma importante, legge che qualifica tale comportamento come fattispecie penalmente rilevante: in altri termini, come reato, prevedendo per esso, pesanti sanzioni.

Analizzando le statistiche giudiziarie degli ultimi anni si riscontra un elevato numero di casi di stalking tanto deleteri e nocivi, quanto impuniti, a causa della mancanza di una norma ad hoc. Tante sono state le vittime. Enorme è stata la sofferenza, sfociata in alcuni casi estremi nella morte della persona perseguitata. Anche a distanza di anni. Senza tener conto del cosiddetto “numero oscuro”, che inficia le statistiche criminologiche: vale a dire i casi non denunciati.

Dopo queste note preliminari inerenti al fenomeno, è opportuno procedere ad una sommaria disamina di tipo criminologico dello stesso.

Ebbene il termine, come è ovvio, è di origine anglosassone e proviene dal settore della caccia, che in Gran Bretagna vanta una longeva e consolidata tradizione.

In italiano, si può tradurre, con sufficiente approssimazione, con l’espressione “fare la posta”.

Nell’accezione criminosa, lo stalking o il “fare la posta” è il modus agendi abnorme e deviato di un individuo che agisce contro un altro (di solito di sesso opposto, ma non necessariamente), ponendo in essere una congerie di azioni e comportamenti fastidiosi e disturbanti, spesso psicopatologici, consistenti in molestie, ingiurie, minacce, pedinamenti, telefonate anonime, lettere minatorie e così via con tutta una serie di atteggiamenti intrusivi nella sfera privata della vittima, autentico soggetto-bersaglio. Fatto questo che va ad incidere negativamente sul benessere psico-fisico della vittima, con pesanti ricadute dal punto di vista della qualità della vita.

Analizzando la psicodinamica criminosa di questo soggetto-molestatore, si osserva come questo tipo di individuo (solitamente un uomo, ma può essere anche una donna), definito “stalker”, molto spesso inizia la sua azione con atti leciti, che, in un primo momento, sembrano normali, se non addirittura graditi al soggetto-bersaglio. Non è infrequente, infatti, che ragazze ricevano lettere, biglietti, mail, sms, galanti e raffinati, magari accompagnati da fiori o altri regali. Il problema è che sovente, quasi sempre di fronte al rifiuto, si innesca un’escalation criminosa da parte del molestatore che assume le stimmate del patologico.

Pertanto, questo tipo di soggetto, nel porre in essere questo comportamento disturbato, percorre di solito una vera e propria scala di aggressione, psicologica e fisica, nei confronti della vittima.

Statisticamente, il primo contatto è di tipo telefonico, prevalentemente mediante sms, oggi anche tramite le varie modalità che offre INTERNET (come mail, chat, messenger e facebook), poi il livello sale ed iniziano veri e propri pedinamenti e controlli, che tendono ad individuare dei momenti e dei luoghi propizi nei quali lo stalker può venire a contatto con la vittima e fingere che ciò sia avvenuto per caso, come ad esempio un bar, una tavola calda, un cinema, una discoteca, fino a luoghi più particolari come una chiesa o un ospedale. Tutto dipende dalle abitudini del soggetto molestato e dal grado di pervasione del disturbo comportamentale del molestatore.

Come detto, all’inizio i contatti sono apparentemente normali e non consentono quasi mai a chi ne è vittima di accorgersi che sta per iniziare nei suoi confronti una vera e propria persecuzione. Successivamente, il modus operandi dello stalker cambia repentinamente ed il suo viraggio comportamentale è tanto più brusco, quanto più viene respinto nelle sue avances dalla vittima. Salvo poi, in alcuni casi, tornare sui propri passi e tentare di nuovo un approccio gentile e cordiale, in una triste e penosa alternanza comportamentale, costituita da raffinatezze e violenza.

Mi consta personalmente, nella mia esperienza professionale, come in un caso specifico, piuttosto recente, durato anni, lo “stalker” alternasse fasi in cui cercava di instaurare un contatto con la vittima (la moglie dalla quale si era separato, non accettando l’evento) attraverso invio di fiori, piante, regali, che, puntualmente rifiutati, lo inducevano ad accessi di aggressività verbale e fisica, non solo nei confronti della sua “ex”, ma anche di tutti i malcapitati che, senza colpa, erano vicini alla stessa, per motivi di lavoro o altro. In quelle ben tristi e penose condizioni esistenziali la donna non era assolutamente in grado di avere né una vita normale né lavorativa, essendo del tutto impossibilitata a coltivare relazioni sociali e amicizie, per non parlare di un’ipotesi di una nuova vita sentimentale. La sventurata era, per la visione ristretta, alterata e psicopatologica del molestatore, soltanto un oggetto di sua proprietà esclusiva, sul quale esercitava il più ferreo e feroce controllo, deviato e devastante, con serie ripercussioni nel corso degli anni per la salute della vittima.

Infatti, questi individui nella loro azione estrinsecano una concentrato di rabbia, gelosia e senso di controllo possessivo nei confronti del soggetto molestato con modalità profondamente alterate e tenacemente invasive, foriere di enormi danni psico-fisici.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di San Diego (California) ha elaborato una recente definizione dello stalking, estremamente interessante, definendo questo tipo di individui come “inseguitori ossessivi”, vale a dire di soggetti che pongono in essere un tipo di comportamento aberrante, a lungo termine, di minaccia o molestia diretta ad uno specifico individuo, con prevalenza della componente ossessiva.

È invece tutta italiana (Galeazzi e Curci) la definizione del fenomeno che è maggiormente conosciuta nella nostra realtà sociale e cioè “Sindrome del molestatore assillante”.

Questo quadro sindromico, per essere effettivamente presente, necessita di tre elementi imprescindibili:

a) un molestatore che individua una persona con la quale si pone in una relazione distorta ed abnorme e verso cui sviluppa un’intensa polarizzazione ideo-affettiva;

b) lo stesso elabora una serie di comportamenti reiterati verso il soggetto-bersaglio aventi i connotati della sorveglianza e/o della comunicazione e/o della ricerca di contatto;

c) il soggetto-bersaglio avverte come sgraditi ed intrusivi i comportamenti del molestatore e vive intensi sensi di paura abbinati a percezione di minaccia.

Possono essere presenti, a completare il quadro, anche atti di violenza contro oggetti della vittima e/o nei confronti di essa sia in modo diretto che in modo indiretto, colpendo tutti coloro che, a vario titolo, la circondano per motivi di lavoro, di amicizia o come nuovi partners. Ovviamente, quest’ultima è l’ipotesi a più alto rischio criminogenetico.

Può essere interessante procedere ad una tassonomia dello stalker, che, in base alle sue caratteristiche personologiche ed al suo modus operandi, può appartenere a diverse categorie. Si può procedere pertanto all’elaborazione di diversi profili criminologici ai quali corrispondono psicodinamiche ed attività comportamentali diverse.

Procedendo ad una categorizzazione, abbiamo:

- il “molestatore rifiutato”, soggetto che non si rassegna alla fine di una relazione intima, con la ricerca continua e forsennata di azioni finalizzate a ripristinarla; quasi sempre questo individuo è portatore di un disturbo di personalità, che produce risposte violente ai rifiuti della vittima; in questa categoria prevalgono nello stalker le componenti della gelosia e della vendetta;

- Il “molestatore rancoroso”, soggetto affetto da un disturbo di personalità paranoide, quindi in una condizione psicopatologica molto più severa, il quale è convinto, a causa del suo disturbo, di aver subito un torto da parte del soggetto-bersaglio e cerca in tutti i modi di vendicarsi; come è intuitivo in questa categoria, rispetto alla precedente, è più alta la predisposizione criminogenetica.

- il “molestatore predatore”, soggetto che diventa un vero e proprio inseguitore della vittima, nei cui confronti predispone meticolosamente un attacco, di forma predatoria-sessuale; anche in questo caso si assiste ad un’accentuata componente criminogenetica, tanto da far ritenere che questa categoria sia quella connotata da uno dei tassi più elevati di violenza criminale;

- il “molestatore inadeguato”, soggetto il quale, di fronte ad una forte percentuale di insuccessi sentimentali, pone in essere un comportamento esasperato nei confronti della vittima di turno; è un individuo che cambia spesso bersaglio, ragion per cui la sua stessa azione sconclusionata e scoordinata lo porta ad essere poco pericoloso;

- il “molestatore in cerca di intimità” è probabilmente il tipo di stalker maggiormente pericoloso; è quasi sempre affetto da erotomania e si innamora in modo morboso di una star del cinema o comunque di persone famose e celebri, molto spesso convincendosi, a causa della psicopatologia che lo pervade, di essere ricambiato nei suoi sentimenti; le azioni di questo soggetto in genere sono le più lunghe, persistenti e violente, tanto che, lo stesso, non di rado, all’apice del suo percorso di disturbo mentale, quando diventa “consapevole” che non potrà mai avere la persona desiderata, sentendosi tradito, cerca di aggredirla o addirittura di ucciderla; in questa categoria la componente del possesso da parte dello stalker è una delle più spiccate e marcate, produttiva di conseguenze devastanti.

Ritengo possa essere estremamente utile, ricordare che, finalmente, come già sommariamente anticipato, oggi, in Italia, lo stalking è reato, grazie al Decreto Legge n.11 del 23/2/2009 convertito con modifiche in Legge n.38 del 23/4/09 pubblicata in G.U. n. 95 del 24/4/2009. Infatti, la stessa ha introdotto nel nostro Codice Penale il nuovo art.612 bis, il quale prevede una pena che va dai sei mesi ai quattro anni di reclusione per chi viene ritenuto colpevole di atti persecutori, con un aumento di pena se il fatto è stato commesso da un coniuge, legalmente separato o divorziato, da persona che sia stata legata da relazione affettiva o da persona già ammonita dal Questore.

La pena aumenta ulteriormente se il fatto è commesso contro un minore, una donna in stato di gravidanza o una persona disabile.

In caso di morte, come conseguenza dello stalking, è prevista la pena dell’ergastolo.

Concludendo questa disamina, è interessante fornire qualche numero su questa tipologia di crimine. Statisticamente, in percentuale, in base ai dati forniti dall’Osservatorio Nazionale per lo stalking l’86% dei soggetti molestati sono donne (e non solo da uomini, ma anche da altre donne, come nel caso tipico della rivalità sentimentale); la durata media delle molestie supera i 18 mesi; il 55% degli stalkers sono ex partners, il 25% condomini ed il 15% colleghi di lavoro o di università.