MAROCCO, GIUSEPPE: Difese criminali

MAROCCO GIUSEPPE

Difese Criminali dell’Avvocato Giuseppe Marocco di Milano. Precedute da sua dissertazione sulla necessità della difesa.

Torino, 1829-1830, Tip. Chiara e Comp. sono 6 tomi in 8° in bella brossura originalea stampa assai ben conservata (qualche piccola spellatura ai dorsi) con titolo entro cornice al piatto anteriore e bella allegoria entro cornice al piatto inferiore, pp. 363; 320; 348; 343; 338; 283, esemplare in barbe e intonso dal II° al VI° volume.

Celebre Avvocato penalista nato a Milano nel 1773 ed ivi morto nel 1829. Dopo avere studiato a Lugano presso i padri Somaschi (qualche anno più tardi vi studierà anche Alessandro Manzoni) si trasferì a Pavia per studiare Giurisprudenza e si laureò nel 1796. Entrato come praticante in uno degli studi legali più importanti di Milano, quello dell’Avv. Antonio Maria Borghi, alla morte del titolare ne divenne il successore. Appassionato agli studi di filosofia del diritto ebbe una notevole carriera sotto Napoleone infatti nel 1809 un decreto del Viceré Eugenio di Beauharnais lo nominò avvocato presso il Consiglio di Stato, presso il Consiglio dei Titoli, il Consiglio delle Prede, la Corte di Cassazione, e il Ministero della Giustizia. Uomo di grande cultura anche extragiuridica nel 1811 veniva eletto membro della milanese Accademia de’ Trasformati, che aveva per scopo lo sviluppo delle belle arti, delle lettere e delle scienze. Egli fondò anche una rinomata accademia oratoria. Con l’avvento degli austriaci, Marocco si trovò in conflitto in particolare per quanto riguardava la nuova disciplina in campo processualpenalistico. Al sistema di matrice napoleonica, essenzialmente misto e non privo in fase dibattimentale, di consistenti aperture verso i principi dell’oralità, della pubblicità e del contraddittorio si sostituì in effetti un modello, a prima vista, di natura rigorosamente inquisitoria, che rendeva quasi superfluo l’esercizio della professione legale, almeno nei modi e caratteri che avevano fatto la fortuna, tra gli altri, di Giuseppe Marocco. Negli anni successivi ebbe un certo ruolo nell’incerto avvio del governo conservatore ma liberale del Canton Ticino. Con Antonio Albrizzi fu tra gli estensori del Codice penale ticinese del 1816, che si segnalava per la mitezza delle pene; successivamente fu vicino alla tipografia fondata a Mendrisio dal piacentino Antonio Landi che in pochi mesi stampò una quindicina di titoli politici o satirici "avidamente ricercati" nella capitale lombarda, e quindi definita dal governo austriaco di Milano un "covo di bonapartisti" che impose al governo ticinese un decreto di chiusura. Abbandonata la carriera forense, pubblicò varie opere anche di argomento non giuridico.

[Idea della settimana, Libreria Giuridica Bonfanti Giuliano di Bonfanti Luigi]

MAROCCO GIUSEPPE

Difese Criminali dell’Avvocato Giuseppe Marocco di Milano. Precedute da sua dissertazione sulla necessità della difesa.

Torino, 1829-1830, Tip. Chiara e Comp. sono 6 tomi in 8° in bella brossura originalea stampa assai ben conservata (qualche piccola spellatura ai dorsi) con titolo entro cornice al piatto anteriore e bella allegoria entro cornice al piatto inferiore, pp. 363; 320; 348; 343; 338; 283, esemplare in barbe e intonso dal II° al VI° volume.

Celebre Avvocato penalista nato a Milano nel 1773 ed ivi morto nel 1829. Dopo avere studiato a Lugano presso i padri Somaschi (qualche anno più tardi vi studierà anche Alessandro Manzoni) si trasferì a Pavia per studiare Giurisprudenza e si laureò nel 1796. Entrato come praticante in uno degli studi legali più importanti di Milano, quello dell’Avv. Antonio Maria Borghi, alla morte del titolare ne divenne il successore. Appassionato agli studi di filosofia del diritto ebbe una notevole carriera sotto Napoleone infatti nel 1809 un decreto del Viceré Eugenio di Beauharnais lo nominò avvocato presso il Consiglio di Stato, presso il Consiglio dei Titoli, il Consiglio delle Prede, la Corte di Cassazione, e il Ministero della Giustizia. Uomo di grande cultura anche extragiuridica nel 1811 veniva eletto membro della milanese Accademia de’ Trasformati, che aveva per scopo lo sviluppo delle belle arti, delle lettere e delle scienze. Egli fondò anche una rinomata accademia oratoria. Con l’avvento degli austriaci, Marocco si trovò in conflitto in particolare per quanto riguardava la nuova disciplina in campo processualpenalistico. Al sistema di matrice napoleonica, essenzialmente misto e non privo in fase dibattimentale, di consistenti aperture verso i principi dell’oralità, della pubblicità e del contraddittorio si sostituì in effetti un modello, a prima vista, di natura rigorosamente inquisitoria, che rendeva quasi superfluo l’esercizio della professione legale, almeno nei modi e caratteri che avevano fatto la fortuna, tra gli altri, di Giuseppe Marocco. Negli anni successivi ebbe un certo ruolo nell’incerto avvio del governo conservatore ma liberale del Canton Ticino. Con Antonio Albrizzi fu tra gli estensori del Codice penale ticinese del 1816, che si segnalava per la mitezza delle pene; successivamente fu vicino alla tipografia fondata a Mendrisio dal piacentino Antonio Landi che in pochi mesi stampò una quindicina di titoli politici o satirici "avidamente ricercati" nella capitale lombarda, e quindi definita dal governo austriaco di Milano un "covo di bonapartisti" che impose al governo ticinese un decreto di chiusura. Abbandonata la carriera forense, pubblicò varie opere anche di argomento non giuridico.

[Idea della settimana, Libreria Giuridica Bonfanti Giuliano di Bonfanti Luigi]