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Mi raccomando l’onore della bella chiesa del Giovanni Pontano!

Carmine Perrelli, Facciata della cappella Pontano, ante 1759, pubblicata in P. Vlaming, Arcadia van Sannazarius, Amsterdam 1730
Carmine Perrelli, Facciata della cappella Pontano, ante 1759, pubblicata in P. Vlaming, Arcadia van Sannazarius, Amsterdam 1730

Entro il 1492 la Cappella dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista era terminata. Voluta dal poeta ed umanista Giovanni Gioviano Pontano per sé e per i suoi cari, figurava sul volto di Napoli tra i primi monumenti del Rinascimento, a poca distanza da uno degli ultimi astri della cultura gotica, la Cappella Pappacoda. Prima del poeta stesso vi presero loco sua moglie Adriana un figlio premorto, nonché l’amico Pietro Compare, cui il poeta diede ‘alloggio’. Dotando la cappella di opportuni finanziamenti affinché il culto fosse officiato a lungo e a suffragio delle anime sue e dei suoi cari, nel tempo le sue intenzioni testamentarie finirono con l’essere disattese, e poi decisamente ignorate. Nel frattempo, sorgeva sul medesimo slargo della Pietra Santa, affianco alla Cappella Pontano, la Cappella del Salvatore e queste ultime finirono sotto l’amministrazione dei ‘dirimpettai’ padri caracciolini del clero di Santa Maria Maggiore.

Napoli, Interno della Cappella dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista (c.d. Cappella del Pontano)

Napoli, Interno della Cappella dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista (c.d. Cappella del Pontano)

Nel 1792 Salvatore Palermo, stampatore e intellettuale napoletano, aggiornando il testo delle celeberrime Notizie di Napoli di Carlo Celano, di cui curò la terza riedizione, si premura di ricordare una vicenda avvenuta negli anni Cinquanta e passata però in penombra nella letteratura coeva. Poche sono le righe di Palermo che però avverte di come – in sostanza – i caracciolini tentassero l’acquisto fraudolento della Cappella del Salvatore al fine di abbatterla, così da mettere meglio in mostra la facciata di Santa Maria Maggiore, recentemente restaurata.

Napoli, esterno della Cappella dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista (c.d. Cappella del Pontano)

Napoli, esterno della Cappella dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista (c.d. Cappella del Pontano)

Questo avrebbe provocato l’abbattimento conseguente della Cappella del Pontano, condividendo le due un muro. Dunque, in un colpo sarebbero andate perse due testimonianze del patrimonio storico-artistico napoletano. Se non fosse che gli abitanti della ‘ottina’ (il quartiere) di San Lorenzo si organizzarono in una doppia causa legale contro il clero, affinché nessuna delle due cappelle fosse abbattuta.

Presso l’Archivio di Stato di Napoli si conserva la sentenza del Tribunale Misto, che nel 1759 sancì non solo la fine di ogni pretesa di abbattimento sui monumenti, ma anche la fine di ogni illecito affitto della Cappella Pontano – cosa che andava avanti da molto tempo – ed al contempo costringendo la Curia ad un restauro dell’edificio, proprio con i proventi delle pigioni illecitamente esatte. A volere questo in particolare fu il re Carlo di Borbone, che sposò la causa dei napoletani, destinandovi l’allora celeberrimo antichista Giacomo Martorelli a soprintendente del recupero. Non solo.

Francesco Cicino (attr.), Madonna col Bambino e i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Napoli, Cappella Pontano

Francesco Cicino (attr.), Madonna col Bambino e i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Napoli, Cappella Pontano

Palermo permette di rintracciare il botta e risposta dei contendenti. Presso la Biblioteca Nazionale di Napoli ‘Vittorio Emanuele III’ e la Società Napoletana di Storia Patria si conservano le allegazioni degli avvocati di parte civile ed ecclesiastica, grazie alle quali è possibile misurare la temperatura della contesa e gli andamenti della causa. Il risultato fu la salvezza dell’opera, in una fraternità di individui sia intellettuali che ‘popolani’ ma che, appoggiati dal Re, ed esortati anche dalle testimonianze letterarie di coloro che avevano denunciato il decadimento della Cappella Pontano, salvarono una memoria civica oggi più che mai inalienabile, senza la quale Napoli stessa sarebbe altro.

 

Per saperne di più:

Documenti

ASNA, Tribunale Misto, vol. 298, fol. 500-501r.

ASNA, Segreteria di Stato degli affari ecclesiastici, Registri dei dispacci, vol. 227, fol. 62

 

Libri

Gianpasquale Greco,“Mi raccomando l’onore della bella chiesa del Giovanni Pontano”: il re, il popolo e gli intellettuali in difesa del patrimonio storico-artistico nella Napoli di metà Settecento, in «Ricche minere», n.10, pp. 74-85, 2018

Carlo Celano, Notizie del bello, dell'antico e del curioso della città di Napoli. Edizione critica della ristampa del 1792 con le aggiunte del 1724 e del 1758-59, a cura di Gianpasquale Greco, Napoli, Rogiosi, 2018

Gianni Oliva, Un regno che è stato grande: la storia negata dei Borboni di Napoli e Sicilia, Milano, Mondadori, 2017

Donato Ribena, Difesa con cui si fa nota l’innocenza indebitamente perseguitata del padre Gian-Felice Grimaldi, provinciale de’ cherici regolari minori della Pietra Santa, [Napoli post 1758], pp. XIV-XVI, esemplare della Biblioteca Nazionale ‘Vittorio Emanuele III’, coll. V.F. 154I25(0001

Michele Nanni, Difesa della memoria di Giovan-Gioviano Pontano nel supremo Tribunal Misto, Napoli 1757, custodito in copia unica alla Società Napoletana di Storia Patria, coll. Capasso 03.B.18(20

Archivio Napoli

 CLICCA QUI  per vedere il video dell’Archivio di Stato di Napoli.