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Il Grande Seduttore: l’adulterio spiegato attraverso l’arte di Jack Vettriano

Jack Vettriano
Jack Vettriano

Il pubblico lo adora, la critica storce il naso: è Jack Vettriano, il popolare artista contemporaneo di madre italiana (di cui ha mantenuto il cognome) e di padre scozzese.

Il suo The Singing Butler (l’originale, s’intende) è stato venduto all’asta nel 2004 per 774.500 sterline. Circa un milione di euro, davvero niente male.

Il più riprodotto, il più copiato, il più mercificato. Migliaia e migliaia le stampe e gli oggetti che raffigurano l’elegante coppia stretta in una danza imperturbabile sul bagnasciuga, incurante delle intemperie e dell’altrui presenza (maggiordomo e cameriera con ombrelli al seguito).

Intanto che i fans crescono a dismisura, i musei nazionali e le gallerie d’arte (quelle “serie”) lo snobbano. Troppo commerciale. Lui, forte dello straordinario successo di massa, se ne infischia allegramente e rilancia, continuando a sfornare quadri che vanno via come il pane.

Il tratto distintivo della sua pittura è la seduzione: il se-ducere, il condurre a sé – appunto – nel senso etimologico del termine; semplicemente conquista e lo fa con una naturalezza disarmante.

In atmosfere rarefatte da set cinematografico anni ‘50 (che richiamano un Hopper in versione più avvolgente), i protagonisti si estraniano come attori nell’istante prima del “ciak si gira”, in perfetta aderenza a ciò che l’autore stesso dichiara: “Nei miei dipinti voglio fermare quel momento in cui tutto sta per accadere”.

Quel favoloso stadio in cui la potenza non è ancora atto.

I suoi personaggi rétro, un po’ proibizionismo alla The Great Gatsby un po’ repertorio jazz/swing alla Frank Sinatra’s Hits, trasudano di raffinata sensualità: disinibiti al punto giusto, alludono senza mai scadere nel volgare (anche nei nudi parziali o quando la passionalità piuttosto esplicita lascia intendere l’epilogo).

Le sue donne sono un concentrato di squisita femminilità: belle ma non bellissime, filo di trucco e perle, scivolano morbide nei loro abiti sartoriali da cui si intravede la sofisticata lingerie; a piedi scalzi o in décolleté col tacco alto, i capelli bruni spesso sciolti, talvolta raccolti a scoprire la nuca in un messy bun improvvisato; qua e là lo charme di un accessorio rosso tra dettagli chic minimalisti.

Quanto di più desiderabile si possa immaginare per l’universo maschile.

I suoi uomini, fuori compostezza classica dentro ardore romantico, hanno una postura decisa. Nel contempo virili e garbati, indossano con stile capi di fascino intramontabile. Camicia bianca inamidata o nodo della cravatta allentato, sono tipi che sanno il fatto loro.

Quanto di più desiderabile si possa immaginare per l’universo femminile.

Non si tratta di unioni ufficiali sancite dal sacro vincolo del matrimonio; si tratta di legami ufficiosi tra amanti, che più che nel tradimento sfociano nell’adulterio.

Anche se nel pensiero comune i due concetti paiono interscambiabili, a livello giuridico non sono la stessa cosa. Pur costituendo entrambi violazione dell’obbligo reciproco degli sposi alla fedeltà di cui all’articolo 143 del codice civile, vi è infatti una sostanziale differenza, rilevante ai fini processuali in sede di separazione giudiziale (in ordine ad addebito, mantenimento, eventuale risarcimento dei danni).

Per esemplificare: conseguenze più blande per il tradimento, che è la scappatella occasionale; più severe per l’adulterio, che è la relazione collaudata e continuativa di lungo corso, alimentata more uxorio dal coniuge fedifrago (fattispecie, tra l’altro, fino al 1969 perseguibile come reato ex articolo 559 del codice penale, poi abrogato).

Le opere di Vettriano, a cominciare dalla serie The Betrayal, suggeriscono dinamiche proprio di questo secondo genere. Lo si intuisce dalla familiarità dei gesti, dalla sintonia degli sguardi, dal sincronismo dei movimenti.

Tutti segnali rivelatori della profonda intimità fisica e spirituale che indissolubilmente lega – per dirla in lingua originale – i partners in crime più affiatati, amati (e sotto sotto più invidiati) dell’attuale panorama pittorico mondiale.