Noi che da grandi volevamo essere Jo
Piccole donne: noi che da grandi volevamo essere Jo
Piccole donne fa parte del corredo di letture di ogni signorina che si rispetti
Una di quelle letture di formazione pedagogica quasi “obbligate”, che hanno segnato il passaggio dall’infanzia all’adolescenza per intere generazioni di - appunto - piccole donne.
Da un secolo e mezzo a questa parte, la storia delle quattro sorelle March è un grande classico delle letteratura internazionale: una storia ottocentesca d’oltreoceano, così avulsa nel tempo e nello spazio dalla nostra realtà eppure così profondamente radicata nei nostri cuori.
Ci ha fatto innamorare delle atmosfere so british del New England (il romanzo è ambientato in Massachusetts), delle belle maniere dell’epoca che fu (correva l’anno del Signore 1868), dei buoni sentimenti ormai purtroppo in quiescenza; persino un po’ - ma giusto solo un po’- della guerra di secessione sullo sfondo.
Soprattutto ci ha fatto innamorare di lei, di Jo, la vera protagonista della saga, alter ego narrativo dell’autrice L. M. Alcott.
L’intellettuale, l’anticonformista, la passionale Jo(sephine); quella che - per venire subito al dunque - si è concessa il lusso di rifiutare un fior fiore di pretendente quale Theodore Laurence. Salvo poi pentirsene.
In trasposizione cinematografica, tra le varie, la Katharine Hepburn del ‘33 e la Winona Ryder del ‘94. Entrambe molto “sul pezzo”.
Ritornando alla Jo della carta stampata: un libro ed una mela sempre a portata di mano, con la sua esuberante personalità suscita tanta simpatia. Un vulcano d’energia con cui non ci si annoia mai.
Nel contempo anacronistica ed incredibilmente attuale, è un misto tra una Jane Eyre sofferta eroina sorelle Brontë (di cui la Alcott era accanita lettrice) ed una buffa sperimentale Pippi Calzelunghe ante litteram.
L’intelligenza che si diverte … come non soccomberne al fascino?
Anche se - va detto - si inizia da ragazzine a voler essere come lei e si finisce in età matura per rassomigliare di più alla bacchettona prozia March.
In chiusura, giusto un paio di considerazioni riguardo al già accennato love affair con il rampollo Laurence: costui sposa Amy, ma palese che ama Jo; idem per costei che sposa Fritz, ma palese che ama Laurie.
Due perfetti idioti nel non ritornare sui propri passi. Due professionisti nel rovinarsi l’esistenza.
Come - a volte - nei romanzi così - a volte - nella vita.