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Leo Longanesi, gli aforismi più belli

Un omaggio ai pensieri più belli di Leo Longanesi (Bagnacavallo, 30 agosto 1905 – Milano, 27 settembre 1957)
Leo Longanesi
Leo Longanesi

Leo Longanesi, gli aforismi più belli

Leo Longanesi, all'anagrafe Leopoldo Longanesi (Bagnacavallo, 30 agosto 1905 – Milano, 27 settembre 1957), è stato un giornalista, scrittore, editore, pittore, disegnatore, caricaturista e aforista italiano.

Si cimentò nell'arte della scrittura, nella grafica, nella tipografia, nell'illustrazione, nel disegno caricaturale e nella pittura, lasciando sempre un'impronta originale e controcorrente. Fu fondatore e direttore di varie riviste come L'Italiano (1926), Omnibus (1937) e Il Borghese (1950). Nel 1946, fondò la casa editrice Longanesi & C.

Personalità insieme popolare e sofisticata, seppe fondere il gusto per la tradizione con un atteggiamento intellettuale anticonformista. Grande talent scout, fu il maître à penser di un'intera generazione di scrittori e giornalisti. (tratto da Wikipedia).

Anche Leo Longanesi, al pari di Marcello Marchesi e di Ennio Flaiano, seppe eccellere in molteplici campi creativi e intellettuali, divenendo presto un vero punto di riferimento per la cultura anticonformista italiana.

Vogliamo celebrare il genio di Leo Longanesi con alcuni pensieri e qualche citazione celebre, nonchè con una selezione di aforismi tratti dal suo capolavoro, "La sua signora" edito, ça va sans dire, da Longanesi Editore.
 

Citazioni di Leo Longanesi

Ai funerali vuol essere il morto, ai matrimoni la sposa.

Creda a me: non creda a nulla.

Il paradosso è il lusso delle persone di spirito, la verità è il luogo comune dei mediocri. (da L'italiano, 30 settembre 1927)

Flaiano è come me. Né io né lui ci rassegneremo mai a scrivere una frase come: "Ella staccò la fronte dal vetro della finestra e venne verso il centro della stanza". Purtroppo un romanzo esige anche passaggi banali: nemmeno Tolstoj può esimersene. Flaiano, come me, preferisce rinunziare al romanzo.

L'amore è l'attesa di una gioia che quando arriva annoia. (da Una vita, Longanesi)

L'esperto è un signore che, a pagamento, ti spiega perché ha sbagliato l'analisi precedente.

L'omosessualità è un'estetica come la massoneria è una religione.

La borghesia usciva allora vittoriosa dalla prima guerra mondiale... la Romagna era rimasta rossa... mio zio custodiva intatta la fiamma del Progresso... la tradizione era un frutto dell'indolenza... leggevo Rimbaud... aderii al fascismo... le mie idee erano vaghe... oscillavano fra il lirismo socialista e il desiderio di epica... si succhiava ancora il latte della scuola carducciana]... provai l'esperienza cubista... la borghesia cercava un costume... scoppiò un militarismo violento e casalingo... mentre i romani mangiavano le granite di panna, cadde Mussolini... quel giorno, dopo aver sputato sulla salma di Mussolini, i milanesi andarono di corsa al cinematografo... fui epurato... col petto gonfio di dolore, videro cadere la monarchia... ritornai alla fede cattolica e a quel grande rebus che è Roma... la Patria col p maiuscolo si allontanò... futurismo, sindacalismo, pragmatismo, Dio mio, come passa il tempo!... (da Una vita, Longanes)

Le apparenze hanno per me uno straordinario valore e giudico tutto dall'abito. Il mio motto è: Si vede subito. Non conosco il «più profondo dell'io» ed ho il coraggio di essere superficiale.

Moravia è come il tweed inglese, il rovescio è meglio del dritto.

Mussolini ha sempre ragione! (da L'italiano, 11 febbraio 1926; ora in Vademecum del perfetto fascista, Vallecchi)

Noi italiani vorremmo fare la rivoluzione col permesso dei carabinieri (citato da Beppe Severgnini, La vita è un viaggio (VINTAGE), Rizzoli, p. 27)

Non comperate quadri moderni, fateveli in casa.

Non credo che in Italia occorra servirsi di scenografi per costruire un film. Noi dovremmo mettere assieme pellicole quanto mai semplici e povere nella messinscena, pellicole senza artifizi, girate quanto più si può dal vero.

È appunto la verità che fa difetto nei nostri film. Bisogna gettarsi alla strada, portare le macchine di presa nelle vie, nei cortili, nelle caserme, nelle stazioni.

Basterebbe uscire di strada, fermarsi in un punto qualsiasi e osservare quel che accade durante mezz'ora, con occhi attenti e senza preconcetti di stile, per fare un film italiano naturale e logico.

[Riferita a Vitaliano Brancati] Passava i giorni con Interlandi. Fu redattore di "Quadrivio" e scrisse una commedia intitolata Piave, nella quale appariva il duce in cielo. Mussolini ricevette Brancati e si congratulò con lui. Tutto questo non ha valore, perché Brancati, "il Mondo" e tutta la compagnia liberale è destinata a finire a calci nel sedere e a leccare le scarpe al prossimo dittatore. Non c'è scampo. (da una lettera a Giovanni Ansaldo)

Una fila di carrozze è elegante: una fila di Vespe disturba.

Le citazione sopra indicate sono tratte da Wikipedia, l'enciclopedia libera, sezione Wikiquote

Leo Longanesi, La sua signora, ed. Longanesi
Leo Longanesi, La sua signora, ed. Longanesi

Citazioni tratte da "La sua signora"

Alla manutenzione, l'Italia preferisce l'inaugurazione. (Milano, 3 agosto 1955)

Buoni a nulla, ma capaci di tutto. (Milano, 29 marzo 1955)

C'è una sola grande moda: la giovinezza. (Milano, 23 novembre 1949)

Chi rompe, non paga e siede al Governo. (Milano 4 ottobre 1956)

Ci sono anche i dolori di lusso, che recano lustro a chi li sopporta. (Milano, 19 novembre 1954)

Eppure, è sempre vero anche il contrario. (Milano, 25 marzo 1955)

I buoni sentimenti promuovono sempre ottimi affari. (Milano, 30 novembre 1955)

I debiti di riconoscenza si pagano entro le ventiquattro ore con l'antipatia. (Milano, 28 agosto 1953)

I difetti degli altri assomigliano troppo ai nostri. (Milano, 1° aprile 1955)

I problemi sociali non si risolvono mai: invecchiano, passano di moda e si dimenticano.

I ricordi si interpretano come i sogni. (Milano, 28 marzo 1955)

Il contrario di quel che penso mi seduce come un mondo favoloso. (Milano, 12 maggio 1948)

Il moderno invecchia; il vecchio ritorna di moda. (Milano, 29 aprile 1952)

«Il signore è andato a sinistra, ma ritorna a destra per l'ora di cena. Può richiamarlo più tardi.» (Milano, 17 settembre 1955)

In Italia, tutti sono estremisti per prudenza. (Milano, 19 febbraio 1956)

L'arte è un appello al quale troppi rispondono senza essere stati chiamati. (Milano, 3 giugno 1956)

L'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto. (Milano, 27 novembre 1955)

L'italiano non lavora, fatica. (Roma, 1° luglio 1953)

L'italiano: totalitario in cucina, democratico in parlamento, cattolico a letto, comunista in fabbrica. (Milano, 11 agosto 1956)

La domenica è il giorno in cui ci si propone di lavorare anche la domenica. (Milano, 6 marzo 1957)

La libertà tende all'obesità. (Milano, 28 maggio 1955)

La virtù affascina, ma c'è sempre in noi la speranza di corromperla. (Milano, 1° aprile 1955)

Montanelli: un misantropo che cerca compagnia per sentirsi più solo. (Milano, 27 marzo 1955)

Non è la libertà che manca; mancano gli uomini liberi. (Milano, 8 gennaio 1957)

Non si ha idea delle idee della gente senza idee. (Milano, 1° agosto 1956)

Nulla si difende con tanto calore quanto quelle idee a cui non si crede. (Milano, 16 marzo 1955)

Quando era fascista abusava di verbi al tempo futuro; ora, democratico, si serve del condizionale. (Milano, 15 dicembre 1956)

Quando suona il campanello della loro coscienza, fingono di non essere in casa. (Milano, 20 gennaio 1951)[13]

Se c'è una cosa che funziona in Italia è il disordine. (Milano, 17 novembre 1955)

Un anno passa rapido, un mese mai. (Milano, 23 giugno 1953)

Un tempo, il benessere era un mito, un sogno di giustizia; oggi no, esso è soltanto un desiderio immediato. E i miti a breve scadenza non accendono più la fantasia. Un ribelle, ora, si placa appena conquista il bagno. (Milano, 16 dicembre 1955)

Un vero giornalista: spiega benissimo quello che non sa. (Milano, 22 marzo 1957)

Un'idea che non trova posto a sedere è capace di fare la rivoluzione. (Imola, 13 agosto 1956)

Un'idea imprecisa ha sempre un avvenire. (Milano, 5 settembre 1956)

Una società fondata sul lavoro non sogna che il riposo. (Milano, 18 febbraio 1957)


Le citazioni sopra indicate sono tratte da Leo Longanesi, La sua signora, Longanesi, Milano, 2017. ISBN 9788830448506

Bibliografia:


AA. VV., Scrittori italiani di Aforismi – Il novecento, a cura di Gino Ruozzi, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1996. ISBN 88-04-41029-9
Leo Longanesi, Fa lo stesso, a cura di Paolo Longanesi, Longanesi, Milano, 2017. ISBN 9788830446458
Leo Longanesi, I giusti pensieri del signor di Bonafede, L'Italiano, 5 luglio 1926; in Scrittori italiani di Aforismi – Il novecento.
Leo Longanesi, In piedi e seduti, presentazione di Indro Montanelli, Longanesi & C., Milano, 1968.
Leo Longanesi, La sua signora, Longanesi, Milano, 2017. ISBN 9788830448506
Leo Longanesi, Parliamo dell'elefante, Longanesi, Milano, 2017. ISBN 9788830446472
Leo Longanesi, Un morto fra noi, Longanesi & C., Milano, 1952.