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Daniel Pennac e il suo quasi romanzo

“I libri come amici e non come mattoni”
Daniel Pennac au Salon du Livre de Montréal 2009 Emmanuel Huybrechts foto tratta da Flickr
Daniel Pennac au Salon du Livre de Montréal 2009 Emmanuel Huybrechts foto tratta da Flickr

Daniel Pennac e il suo quasi romanzo


Ci sono libri più libri degli altri, e questo di Daniel Pennac “Come un romanzo” è un libro di questo genere, una sorta di summa dei libri, qualcosa di diverso e difficilmente catalogabile.

Quando si pensa al “libro dei libri”, quello che segna una sorta di road map del rapporto scrittore-lettore e della relazione di quest’ultimo nei confronti di chi firma il volume, beh non si può non pensare a “Come un romanzo” di Daniel Pennac.

Parlare di un libro così celebre non è semplice, ancor più difficile recensirlo, in quanto romanzo/saggio che con prepotenza immaginifica si infila nei meandri della nostra memoria di lettori.

Un libro dei libri, dunque, per lettori in viaggio, in cerca del sistema per rendere endemica una passione conquistata a fatica: leggere libri.

Questa, più che una recensione, o, peggio, un articolo, sarà, dunque, una manifestazione d’amore e di riconoscenza nei confronti di Daniel Pennac. Meglio, di necessità nei confronti di un autore (e di un libro).

Perché, e di questo ne sono convinto, questo è un libro necessario, forse superato, magari sopravvalutato, ma necessario, soprattutto nel momento in cui vide le stampe (eravamo nel 1992, io avevo vent’anni da poco (sigh) e fu amore a prima letta).

Questo libro l’ho riposto nella mia libreria, ripromettendomi di farlo leggere a mio figlio quando sarà ora, e negli anni mi sono ritrovato a rileggerlo tre volte. Perché questo libro di Daniel Pennac parla del piacere di leggere, dell’amore per la lettura, spiega come e perché i ragazzi abbiano l’opportunità di leggere senza sentirsi obbligati.

Celeberrima, difatti, la frase: «Il verbo “leggere” non sopporta l'imperativo, avversione che condivide con altri verbi: il verbo “amare” ... il verbo “sognare”».

Come fare, dunque, per far innamorare di un libro i ragazzi o le persone che non amano leggere? Daniel Pennac ci risponde: cambiando radicalmente prospettiva. Se la lettura viene percepita e vissuta come messaggio d'amore totale e incondizionato allora tutto diventa facile, perché non esistono costrizioni, obblighi, forzature, esami o verifiche.

Dunque sta ai genitori riuscire a penetrare nel mondo dei ragazzi e trasmettere loro, con spontaneità, cura e attenzione, la sicurezza di un viaggio senza confini, senza paure, un sogno che faranno senza mai essere soli, perché leggere è vivere almeno due volte (L’Autore fa una serie di esempi pratici, come ad esempio l’abitudine alla lettura dei genitori vissuta tranquillamente davanti al bambino e il creare curiosità da parte degli insegnanti, leggendo ad alta voce pezzi di libri tratti a caso da una montagna di volumi impilati sulla cattedra).

Daniel Pennac cerca di liberare la lettura da orpelli inutili, chiedendo ai genitori di diventare veri e propri “sacerdoti” di un rito che, se officiato a dovere, senza noie o forzature, salva e migliora corpo, mente, vita, eliminando qualsiasi obbligo o dovere, lasciando liberi genitori e figli di trovare il loro approccio individuale alla lettura più consono, poiché:

“…le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere”.

È una sfida difficile quella che lancia Daniel Pennac, sfida che, facendo un bilancio, oltre trent’anni dopo, forse non è stata completamente vinta, non tanto per l’eccessiva esemplificazione di un problema reale, quanto per un mutevole ambiente sociale (gli stimoli esterni, le nuove tecnologie, la tendenza a considerare il leggere come qualcosa di poco importante e svilente) e per la, dobbiamo dirlo, scarsa collaborazione dei genitori in tal senso, sempre più distratti e impegnati verso chissà cosa, e anche degli insegnanti, non sempre capaci o desiderosi di trasmettere questo messaggio, anche se generalizzare è sempre sbagliato, e si vuole evitare di farlo.

Poiché tutto deve partire da loro se si vuole mutare approccio a una lettura/dovere che ti fa ricordare “I promessi sposi” come un libro noioso (come è capitato a me, ignorando fino a poco tempo fa che si trattasse di un libro meravigliosamente bello) oppure Verga come una lettura che allontana i lettori giovani, per citare una recentissima polemica sollevata da Susanna Tamaro.

Infine, last but not least, il tempo, che manca sempre per leggere, come per scrivere, ma, come dice Daniel Pennac, è tutto normale, perché in fondo si relegano sempre le cose importanti, come amare, ai ritagli di tempo.

In definitiva, anche vivere ha bisogno di un tempo che non abbiamo.

Ma farlo con un buon libro vicino migliora il senso di benessere e colma i vuoti che l’anima, inevitabilmente, si trova a dover riempire.

Non si può, da ultimo, tacere dei cosiddetti “Diritti imprescindibili del lettore” redatta da Daniel Pennac, la cosa che, a libro finito, ti resta più impressa, qualcosa che in questi trent’anni e passa ho spesso citato ed esercitato, come un sacro comandamento tatuato sulla pelle.

Anche perché, come diceva Massimo Troisi nel film “Le vie del Signore sono finite”: “Io sono uno a leggere, loro sono un milione a scrivere!

“Se vogliamo che mio figlio, mia figlia, i giovani leggano è tempo di concedere loro i diritti che accordiamo a noi stessi”.

 

I diritti del lettore, di Daniel Pennac

Da "Come un romanzo", 1992, Feltrinelli Editore
 

1. Il diritto di non leggere

2. Il diritto di saltare le pagine

3. Il diritto di non finire il libro

4. Il diritto di rileggere

5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa

6. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa)

7. Il diritto di leggere ovunque

8. Il diritto di spizzicare

9. Il diritto di leggere ad alta voce

10. Il diritto di tacere