Breath Ghosts Blind: i piccioni di Cattelan
In un tempo in cui dilaga il politicamente corretto e si censurano le nudità delle statue della classicità, nella Milano green dei monopattini e delle ciclabili, il silenzio sulla mostra Breath Ghosts Blind[1], personale di Maurizio Cattelan al Pirelli HangarBicocca con il Patrocinio del Comune di Milano, ci è parso assordante.
L’esposizione, osannata dalla critica dell’arte come l’epifania dell’artista, la sua conversione al misticismo e al romanticismo, dopo anni di cabaret e di cessi d’oro, è purtroppo in totale distonia con i valori etici del nostro tempo, sacrificati in nome di una provocazione vecchia e stantia.
L’estasi, infatti, si deve principalmente ai Ghosts, che altro non sono che migliaia di piccioni in tassidermia[2] che stanno appollaiati ovunque, sulle travi, sul carroponte, per terra negli angoli e che si intravvedono nel buio potente e sapiente delle Navate dell’Hangar, orchestrato da Zotti.
Se ci fosse bisogno per ricreare l’orrore del nostro tempo di fare l’ennesima strage di animali, dopo che già li avevamo visti in due Biennali (in quella del 1997 curata da Celant si chiamavano Tourists, e in quella del 2011 Others), questa volta nessuno se l’è domandato, anche perché nell’ombra non so quanti possano essersi accorti che si tratta ancora e per l’ennesima volta di animali veri ammazzati in nome dell’arte e della libertà di espressione.
Non sarebbe stato possibile suscitare lo stesso effetto con dei piumaggi sintetici o delle resine?
La Corte Europea, nel caso Otto-Preminger-Institut v. Austria, (13470/87) del 20 settembre 1994, chiamata a pronunciarsi su un’opera artistica giudicata oscena dal Landesgericht di Innsbruck in seguito a una denuncia delle autorità cattoliche, ha stabilito che “la libertà di espressione costituisce uno dei fondamenti essenziali di una società democratica, una delle condizioni fondamentali per il suo progresso e per lo sviluppo di tutti […] e che essa è applicabile non solo alle “informazioni” o alle “idee” che sono accolte favorevolmente o considerate inoffensive o indifferenti, ma anche a quelle che scandalizzano, offendono o disturbano lo Stato o qualsiasi settore della popolazione. Tali sono le esigenze di quel pluralismo, tolleranza e ampiezza di vedute senza le quali non c’è “società democratica”; quindi, anche la mostra curata da Roberta Tenconi e Vicente Todoli non è censurabile.
Infatti, quando in Francia è stata disposta la chiusura della mostra Our Body. A corp ouvert, ove erano esposti corpi umani morti e plastilinati, non è stato messo in discussione il principio della lesione del buon costume, ma si è fatto leva sulla legislazione speciale funeraria. “I resti delle persone decedute devono essere trattati con rispetto, dignità e decenza e l'esposizione di cadaveri a fini commerciali non tiene conto di tale requisito”[3].
I piccioni di Cattelan, comunque, ora stanno anche in Francia e, a Parigi, dal mese di maggio, 52 di loro sono appollaiati sulla balconata alta della Bourse de Commerce, nuova casa delle opere della collezione Pinault, e altri esemplari sono in vendita alla galleria Perrotin.
Ma se Archy, la faina “umana” di Bernardo Zannoni[4], che ci ha fatto innamorare, è stata venduta da sua madre per un pollo e mezzo perché claudicante, un piccione vivo e gourmet in allevamento si compra a 10 euro e si rivende impagliato, e ad ArtBasel dopo averlo brandizzato Cattelan a 7000 euro. La formazione minima da 55 piccioni da Massimo de Carlo è stata venduta a 400.000 euro.
È certo che la realizzazione di un piccione “sostenibile” avrebbe eroso di molto i margini di guadagno.
Va detto, però, che il negletto piccione che terrorizzava Noel nel romanzo di Patrick Süskind, il piccione viaggiatore aggiudicato a un milione e seicentomila euro[5], quelli trasformati in poesia negli scatti di Gianni Berengo Gardin e, pure, quelli che fastidiosamente nidificano sui tetti delle nostre case, sono una specie protetta secondo la legge n. 968 del 27 dicembre 1972 “Principi generali e disposizioni per la protezione e la tutela della fauna selvatica”. E il piccione cittadino come membro della fauna selvatica italiana (legge n. 157 dell’11 febbraio 1992) è patrimonio indisponibile dello Stato, è tutelato nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale e ne è vietata l’uccisione e la cattura.
La tassidermia è, invece, regolata dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, al fine di regolamentare la conservazione dei trofei dei cacciatori, e all’art. 6 delega alle regioni la disciplina dell'attività di tassidermia ed imbalsamazione e la detenzione o il possesso di preparazioni tassidermiche e trofei.
I regolamenti regionali attualmente vigenti consentono, però, l'imbalsamazione di animali provenienti da allevamenti autorizzati in base alle disposizioni statali e regionali, compresi i piccioni gourmet.
Quindi, sono il profilo strettamente giuridico oggi non c’è nulla di illecito nel comprare qualche migliaio di piccioni, ucciderli, nasconderli nell’ombra di un capannone e trasformarli in un’opera d’arte.
Negli Stati Uniti, nel caso Superior Form Builders v. Dan Chase Taxidermy Supply Co.[6], è stato riconosciuto che un procione, un cervo e una lontra in tassidermia godono della tutela del copyright, e il precedente è stato confermato anche in Hart v. Dan Chase Taxidermy lsupply Co.[7], che ha ritenuto proteggibili come opere d’arte un orso in piedi e una testa di cervo in posizione "furtiva", e altre bestiole “impagliate”.
L’animale in tassidermia sarebbe proteggibile non in quanto tale, ma solo grazie al contesto, ai gesti e alle pose in cui l’autore ha espresso il suo apporto creativo attraverso il corpo dell’animale, reinterpretando un elemento presente già in natura.
Secondo questo ragionamento Ghosts è fuor di dubbio un’opera d’arte site specific, come lo è il cavallo decapitato e appeso al muro ora alla Fondazione Bayeler, ed è arte pure Bidibidobidiboo, lo scoiattolo suicida accasciato sul tavolo di formica della cucina, ma abbiamo qualche dubbio che gli stormi di volatili che stavano ad ArtBasel soddisfino il gradiente di creatività minimo e necessario per essere definiti un’opera arte, come non lo sono i trofei dei cacciatori o gli esemplari esposti nei musei delle scienze.
Fuori dal contesto dell’Hangar, le pose di quegli inquietanti piccioni impagliati, per quanto varie e disparate, sono solo quelle ordinarie assunte in natura dai volatili.
E ci viene ancora in mente The Square, film Palma d’Oro a Cannes nel 2017 dove Cristian si domandava “se esponessimo un oggetto in un museo, per esempio se prendiamo la sua borsa e la mettiamo lì questo la fa diventare arte?”.
E ci domandiamo, ma se il piccione in tassidermia di Cattelan, come la borsa, non è, di per sé, un’opera d’arte, una volta rimosso dall’Hangar o dallo stand di Marion Goodman, non offende, forse, i boni mores del nostro tempo e non merita, forse, l’applicazione del limite del comma 6 dell’art. 21 della Costituzione, secondo il quale sono vietate tutte le manifestazioni di espressioni che sono contrarie al buon costume (fintanto che le leggi regionali non vieteranno la tassidermia a fini artistici)?
Per contro, va detto che sono molti gli artisti che hanno iniziato a lavorare eticamente con gli animali o gli insetti.
Di recente, in occasione del festival Walk in Studio, ad esempio, Gianluca Quaglia, nella sua opera possiamo sempre parlare del tempo, 2021, ha realizzato delle microfusioni in bronzo di insetti morti (mosche, api, vespe e farfalle), trovati casualmente per strada e portati a nuova vita, come calchi, come riflessione sul valore che attribuiamo alle piccole cose che accadono intorno a noi e di cui non sempre ci accorgiamo.
E non è, forse, venuto anche il tempo che il mercato dell’arte, come è già successo in quello della moda, inizi a punire gli artisti che non sono capaci di esprimere la loro creatività senza offendere il “nostro senso del giusto” e i valori etici del nostro tempo, fintato che il legislatore non li traduca in una norma?
[1] Maurizio Cattelan - Mostra Breath Ghosts Blind | Pirelli HangarBicocca
[2] La tassidermia o impagliatura è una tecnica di preparazione e conservazione delle pelli degli animali per la conservazione dei "trofei di caccia" o per l'esposizione nei musei di scienze naturali a scopi educativi.
[3] Cass. 1re civ., 16 septembre 2010, pourvoi n° 09-67456
[4] I miei stupidi intenti, Bernardo Zannoni, Sellerio Editore, Palermo,2021
[5] Piccione viaggiatore venduto all’asta per 1,6 milioni di euro- Corriere.it
[6] Superior Form Builders, Inc. v. Dan Chase Taxidermy Supply Co., 851 F. Supp. 222, 31 U.S.P.Q.2d (BNAQ 1216 (E.D. Va. 1994)
[7] Hart v. Dan Chase Taxidermy Supply Co., 884 F. Supp. 71, 35 U.S.P.Q.2d (BNA) 1846 (N.D.N.Y. 1995), uacoted, 86 F.3d 320, 39 U.S.P.Q.2d (BNA) 1310 (2d Cir. 1996).