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Movimenti piccoli

movimenti piccoli
movimenti piccoli

Movimenti piccoli

 

Imbrigliata, incastrata, bloccata.

Il rischio di rimanere in una condizione di questo tipo è altissimo, soprattutto dopo un dolore e ancor di più se quel dolore non si comprende fino in fondo. Inoltre, pur essendo consci del fatto che lavorare sui perché altrui sia una perdita di tempo conclamata, a volte non riusciamo a farne a meno e vegetiamo in una stasi riflessiva, aspettando qualcosa che di certo non avverrà, o almeno non così come lo abbiamo pensato.

Schiacciati dal passato e dalla sua idealizzazione, si corre il rischio di stare troppo a lungo in una terra di mezzo piena di nebbia e a poco vale la congerie di consigli che arrivano a pioggia da tutte le parti su quel che sarebbe meglio fare, perché ognuno di noi ha il proprio ritmo e riesce a procedere in quel modo e non in un altro. Della nostra andatura pertanto non dobbiamo scandalizzarci, anche perché camminare diversamente ci farebbe saltare delle tappe che ci servono per ricomporre i pezzi. Assodato questo, accolto il nostro stile, a prescindere dalla velocità, c’è qualcosa che non bisogna mai smettere di fare e che, nel tempo, rivela la sua potenza: muoversi.

Intendo anche movimenti piccolissimi, soprattutto all’inizio, quando non ci si rende ben conto della nuova condizione che il dolore ha creato. Piccoli movimenti, piccole decisioni, ma piene di costante coraggio.

Ci dovremo allenare a compiere qualcosa che sappiamo fare di certo, come una telefonata a una persona cara o un’attenzione a noi stessi, poi, con il passare del tempo, potremo cimentarci in piccoli salti in direzioni sconosciute: provare ad attaccare bottone con chiunque, con la vecchietta e con la cassiera, infine aggiungere a questo e a quello una novità,  come  proporre a qualcuno un caffè e gestire un sì o un no di un altro mondo, inviare una e-mail con il nostro curriculum, magari proprio a quell’azienda che abbiamo  corteggiato solo con la mente.

Non saranno movimenti lineari, spesso ci capiterà di ricadere in un baratro triste e pieno di frustrazioni e a volte sarà necessario stare un po’ lì, lasciando che le emozioni ci investano, senza opporre alcuna resistenza, come naufraghi senza nerbo. E poi di nuovo, finita la burrasca, riprendere un movimento facile, uno più arduo e poi uno difficile, ma tanto desiderabile.

Queste azioni sono dei ramponi che ci consentono la progressione in sicurezza sul suolo ghiacciato della realtà e ci evitano cadute rovinose, permettendoci di restare aggrappati con tutte le nostre forze alla dinamica creatrice dell’esistenza, mentre il quadro, pur nella sua complessità, acquista bellezza. Avviene dunque una sorta di miracolo, perché si accumulano tante stelle, si creano tanti rapporti e alcuni di questi ci corrisponderanno più di altri, fino a che ci accorgeremo che ci troviamo a nostro agio in tutte le dimensioni, che siamo forti e liberi di scegliere e che farlo dà pienezza al nostro essere.