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Nelson Mandela: l’antidoto all’odio

Nelson Mandela
Nelson Mandela

L’odio pervade e infesta l’aria che respiriamo.

Un’onda di violenza si diffonde nella vita quotidiana, senza che trascorra giornata segnata da pestaggi e assassini (sempre più) brutali, di gesti e scritti (sempre più) beceri e inumani.

Abbiamo smarrito il senso dell’umanità, non si è uomini se non si è capaci di tracciare e rispettare una linea divisoria tra il bene e il male.

La linea è stata travolta da comportamenti, gesti e scritti nei social come nella vita quotidiana che trasmettono odio razziale, di genere e indistinto livore verso il diverso di turno.

L’odio accompagna il genere umano dalla sua nascita e ciclicamente si presenta con genocidi, deportazioni, stupri di massa e con azioni violente indiscriminate. Un virus che colpisce indistintamente l’intero genere umano senza distinzioni di razza, sesso, economiche, religiose.

A fronte di questa marea aggressiva, biliosa, sanguigna voglio contrapporre un argine invalicabile: la figura di Nelson Mandela.

Un uomo che avrebbe avuto tutti i motivi per odiare, dopo aver trascorso 27 anni in carcere, subendo la paura, la tortura, la fame e la privazione del bene supremo: la libertà.

L’11 febbraio 1991, Mandela esce dal carcere di Robben Island, scevro di odio e risentimento anti-bianco, convinto che il suo Paese dovesse appartenere egualmente e a pari titolo e diritto ai neri come ai bianchi.

Quest’uomo, prende le redini di un Paese difficilissimo da governare e avvelenato dall’odio per gli oppressori di ieri, da gravissimi problemi irrisolti di povertà, divisioni, sfruttamento, arretratezza e con il suo sguardo profondo e ironico e con il suo stile che lo rende immortale, pronuncia il 10 maggio 1994, in occasione dell’elezione a presidente della repubblica Sudafricana, il discorso: “Che il sole non tramonti mai su questa vittoria dell’uomo”.

Oggi tutti noi, con la nostra presenza qui e con le celebrazioni in altre parti del Paese e del mondo, onoriamo con gloria e speranza la nostra neonata libertà.

Dall’esperienza di un terribile disastro umano che è andato avanti troppo a lungo, deve nascere una società che sarà motivo di fierezza per tutta la nazione.

Le nostre incombenze quotidiane di cittadini sudafricani devono produrre una realtà che sappia rafforzare la fiducia dell’umanità intera nella giustizia, la sua fede nella nobiltà dell’animo umano e la sua speranza di una vita migliore.

Lo dobbiamo a noi stessi e a tutti i popoli del mondo, che oggi vediamo rappresentati qui.

Ai miei compatrioti dico senza esitazioni che ognuno di noi è intimamente legato al suolo di questa bellissima terra.

Ogni volta che uno di noi tocca questo suolo, ci sentiamo rinnovati nella nostra essenza. Lo stato d’animo della nazione muta al mutare delle stagioni.

Ci coglie un senso di gioia e di esaltazione quando l’erba diventa verde e i fiori sbocciano.

L’unità spirituale e fisica con la nostra patria, che noi tutti condividiamo, spiega la profondità del dolore che ha ferito i nostri cuori nel vederla denigrata, messa fuori legge e isolata a causa della perniciosa ideologia e prassi del razzismo e dell’oppressione razziale.

Noi, il popolo sudafricano siamo grati di essere stati accolti di nuovo in seno all’umanità; siamo grati che noi, fino a così poco tempo fa dei fuoricasta, oggi abbiamo il raro privilegio di ospitare sul suolo della nostra nazione i rappresentanti di tutti i popoli della Terra.

Ringraziamo tutti i nostri distinti ospiti internazionali per essere venuti a condividere con il popolo di questo Paese quella che è, dopotutto, una vittoria comune in nome della giustizia, della pace, della dignità umana (…).

È giunto il momento di guarire le ferite.

È giunto il momento di richiudere gli abissi che ci dividono.

È giunto il momento di costruire.

Infine, abbiamo ottenuto l’emancipazione politica. Ci impegniamo a liberare tutto il popolo dalle catene della povertà, della privazione, della sofferenza e delle discriminazioni.

Siamo riusciti a compiere i nostri ultimi passi verso la libertà relativamente in pace. Ci impegniamo ora a costruire una pace completa, giusta e duratura.

Abbiamo trionfato nel nostro tentativo di instillare la speranza nei cuori di milio di compatrioti. Abbiamo stretto un patto: costruire una società in cui tutti i sudafricani, neri e bianchi, potranno camminare a testa alta, senza paura nel cuore, certi del loro diritto inviolabile alla dignità umana – una nazione arcobaleno in pace con se stessa e con il mondo.

Come segno del suo impegno al rinnovamento di questo Paese, il nuovo governo ad interim di unità nazionale affronterà subito, con urgenza, la questione dell’amnistia per varie categorie di persone come noi al momento rinchiuse in carcere con varie condanne.

Dedichiamo questo giorno a tutti gli eroi e le eroine di questo Paese e del mondo che hanno dato la vita per la nostra libertà.

Il loro sogno si è avverato. La libertà è la loro ricompensa.

Mi sento onorato e umile di fronte al privilegio che voi, il popolo sudafricano, mi avete concesso: quello di essere il primo presidente di un governo unitario, non razziale e non sessista.

Nonostante questo, sappiamo bene che non esiste una via facile verso la libertà.

Sappiamo bene che nessuno di noi, da solo, può ottenere il successo che desideriamo.

Dobbiamo lavorare insieme, come un popolo unito, per la riconciliazione nazionale, per costruire una nazione, per far nascere un mondo nuovo.

Che ci sia giustizia per tutti.

Che ci sia pace per tutti.

Che ci sia lavoro, pane, acqua e sale per tutti.

Che ognuno sappia che il suo corpo, la sua mente e la sua anima sono liberi, ora, liberi di realizzare i propri sogni.

Mai più, mai più, mai più questa splendida terra vedrà l’oppressione di un suo abitante su un altro, mai più soffrirà l’indegnità di essere considerata la feccia del mondo.

Che regni la libertà.

E che il sole non tramonti mai su questa gloriosa vittoria dell’uomo!

Che Dio benedica l’Africa!

Grazie”.

Parole di condivisione, amore, speranza di un uomo che ha provato sulla sua pelle difficoltà e delusioni di ogni genere. Nelson Mandela, un baluardo all’odio che merita l’elogio shakespeariano, come scrisse Claudio Magris, di Antonio davanti al corpo di Bruto: “Questo era un uomo”.