Post Afghanistan: cronache di un apòta
Essere apòta nell’epoca del CEO capitalism ha una sola negatività. Sai che non potrai mai andare al potere, peggio, sarai sempre un infame, perché hai rifiutato di essere “maggiordomo”. Il pensiero apòta è notoriamente debole nel breve, ma si prende la rivincita nel lungo, quando le sue analisi prospettiche tendono a verificarsi, anche se, come diceva quello, nel lungo saremo tutti morti.
Per esempio, un apòta ha il coraggio di chiedere al potere, visto che nessun giornale finora lo ha fatto: “In Afghanistan, in vent’anni di occupazione militare, dopo aver speso oltre 1.000 mld di $ (gli americani of course, noi appena 10) che “valori democratici” abbiamo trasferito ai 38 milioni di afgani? Perché il super esercito di 300.000 uomini, super addestrato e super armato si è dissolto senza combattere? Perché gli afgani, inteso come popolo, non hanno avuto il minimo accenno di resistenza visto che i taleban erano (e sono) pochi e noti criminali islamisti?”.
Al contempo, molti mi chiedono un’indicazione sul futuro politico dell’Italia (immagino pure dell’Europa), alla luce del caso Kabul. Risposta standard la mia: rimarremo sotto il giogo di questo “regime mieloso” e saremo “militarmente scoperti”, perché gli americani non faranno mai più guerre per conto nostro, e i loro soldati non moriranno più per la nostra libertà. Finalmente, noi europei saremo soli con la nostra coscienza, le nostre viltà, il nostro coraggio”.
Dopo Kabul è in atto un totale rimescolamento delle carte. L’arrivo di Mario Draghi non solo ha fatto saltare il banco, ma ha costretto gli strateghi dei partiti a ripensare obiettivi, strategie, vertici, struttura organizzativa, budget.
I “Sinistri” (e variante 5S) sanno che rimarranno al potere solo accentuando il loro ruolo di “maggiordomi”, così la parte “governativa” dei “Destri” ha capito che se al potere vuole andarci (sia chiaro quello solo “formale”, un’auto blu e vai) deve comportarsi come i “Sinistri". Giocare sui social con quattro conigli da tastiera e quattro virologi che sognano una carriera politica è tempo perso.
Il fatto che uno dei “padroni” abbia scelto di esporsi personalmente ha spiazzato sia gli altri “padroni” sia i “maggiordomi”. Lo confesso, a me apòta, l’arrivo di Draghi ha fatto piacere, perché io in un regime ci sono nato (anni Trenta) e in parte vissuto (l’orrendo cattocomunismo radical chic) e so che è meglio stare sotto un “padrone” che non essere servo di un “maggiordomo”, pure con la puzza al naso.
Il CEO capitalism sta cercando di trasformare psicologicamente noi cittadini in servi, sfruculia in modo sottile per mantenerci in perenne rissosità fra noi, su temi che la classe dominante, che governa l’intera comunicazione, giudica di volta in volta idonei. In proposito hanno schierato una batteria H 24 di giornalisti, accademici, intellò che picchiano duro sui presunti reprobi, rispolverando gli attrezzi del fascismo (!). E i cittadini, bovinamente, cadono nella trappola ideologica, si dividono, raffreddano amicizie, a volte le rompono, su argomenti resi importanti solo dalla comunicazione di regime, in realtà irrilevanti.
Come la pandemia, che se la si fosse affrontata con il puro buonsenso dei famosi “madri e padri di famiglia”, sarebbe stata risolta, convivendoci, attraverso approssimazioni successive. E invece no, oggi ci ritroviamo addirittura con due pandemie, quella dei vaccinati e quella dei non vaccinati. Che fare per uscire da questo idiota cul de sac in cui ci hanno scaraventato, facendoci bisticciare fra noi sul nulla?
Vogliono forse che ci auto distruggiamo in nome della reciproca intolleranza? Scriveva Voltaire: “Il diritto dell’intolleranza è assurdo e barbaro; è il diritto delle tigri; anzi, è anche più orribile, perché le tigri non sbranano che per mangiare, mentre noi ci siamo sterminati per dei paragrafi”.
Prosit!
Zafferano.news