Leader: solo una galleria di sconfitti

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Leader: solo una galleria di sconfitti

 

Il Novecento, e il primo ventennio del XXI secolo, curiosamente non hanno prodotto Leader “vincitori”. Solo Leader “sconfitti”, dai Nemici o dalla Storia. E con loro sono state sconfitte tutte le ideologie, dal fascismo, al nazismo, al comunismo, al liberismo selvaggio globalizzato. Francis Fukuyama si sbagliò, con la caduta del muro la storia non era finita, anzi, ricominciava con una nuova postura, sbilanciata però verso Oriente.

Chi aveva vinto la Seconda Guerra mondiale, il mitico Winston Churchill perse poi l’Impero Britannico. Josif Stalin, vero vincitore di Adolf Hitler, grazie a venti milioni di morti russi (contadini e operai) perse poi, non solo l’Unione Sovietica, ma fu il becchino del comunismo. Il colpo finale glielo sta dando il funzionario postcomunista Vladimir Putin, sconfitto in Ucraina (sic!).

L’unico vincitore, al momento, è Xi Jinping, che è stato fermo, in vigile attesa. Ha seguito la saggezza millenaria di Sun Tzu: “Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento, bensì sottomettere il nemico senza combattere”. È ciò che potrebbe avvenire.

Gli Stati Uniti, vincitori della Seconda Guerra mondiale, dalla Corea in giù, per voler esportare la democrazia con le armi (sic!), hanno inanellato solo sconfitte. All’inizio del XXI secolo, quello che avrebbe dovuto essere il “Secolo Americano”, sono stati sfregiati da quattro scalzacani di islamici, guidati da un miliardario saudita, loro creatura. In trent’anni si sono succeduti cinque Presidenti, uno più imbarazzante dell’altro: stanno demolendo il loro unico vero asset “Sua Maestà il Dollaro”.

Attualmente, le loro grandi città costiere sono in mano a bande di giovani fascisti woke, guidati da politici salottieri, il resto del paese sta scivolando in un’altra versione di fascism, quello trumpiano. Due fascism sempre più distanti uno dall’altro, forse prossimi a una guerra civile. Nell’anno in cui hanno fatto i fornitori di intelligence, di armi e di quattrini all’Ucraina, non si sono accorti che la Cina, quatta quatta, gli stava sfilando il Medio Oriente e l’Africa, imponendo lo Yuan al mercato mondiale.

Mi sono appuntato, da un libro uscito da poco, delle frasi scritte da un leader potente, quando alla sera, nell’intimità della sua abitazione privata, si confessava, scrivendo, con la giovane amante lontana. Quattro stralci:

1 …Vedo distrutti vent’anni di lavoro e di fatica, e constato che non ho fatto nulla. No ho che cattive notizie, uno sprazzo di luce e poi ancora amarezza… Non c’è stata un’operazione che mi abbia dato soddisfazione …Tutto il resto è cenere, è delusione. E poi sono vecchio, anni di lotte, di tormento, di fame, di miseria, di delusioni …Sono stanco e deluso. Tutti fuggono, tutti scappano, presi dal panico …

2 …Sono deluso e amareggiato, mi scoppierà il cuore. Cenere, cenere, … Sono sempre stato un solitario, non ho amici, non ho fratelli, ne avevo uno ma mi ha lasciato. Sono sempre solo, veramente solo …

3 …E’ inutile nutrire altre speranze, però ho fatto un grande sogno, un sogno meraviglioso. Il grande sogno di fare del Paese un grande popolo! Anche qua, delusione, amarezza, sconforto, fallimento …

4 … Ora sto bene, ma tu sai cosa mi hanno fatto! Non per la mia persona, che non ha valore, ma per la cosa in sé, non si è mai visto … Eppure ho resistito …

Volutamente non cito il personaggio, potrebbe essere un potente qualsiasi. Qua è solo uno in pigiama, ha l’animo e il corpo sfatti, come tutti, dopo il tramonto. Così si sono ridotte le nostre leadership, e stanno producendo successori sempre più miserabili nei comportamenti, e sempre più inadeguati alla leadership.

Guardiamo a come hanno gestito un fenomeno in fondo banale come il Covid 19, come si sono buttati in una guerra senza essere preparati a pagare un prezzo altissimo, come si sono inventati teorie cervellotiche su pseudo problemi di genere, capricci moral-sessuali da divani della psicoanalisi. Ovvero, da scompisciarsi dal ridere, quelli che per anni hanno blaterato sulla “distruzione creativa” di Joseph Schumpeter, privilegiando, a loro insaputa, CEO che avrebbero sì distrutto ricchezza, ma solo per arricchire loro stessi, con ridicoli fantozziani bonus.

Il fallimento di Credit Suisse è paradigmatico, è il fallimento della Finanza globalizzata, il fallimento morale del Paese più ricco e democratico del mondo, il fiore all’occhiello del CEO capitalism. Prosit!
 

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