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Professione educatrice

Educatrice
Educatrice

“Che lavoro fai?”  “Lavoro con i bambini, in un Nido”. “Ma che bello, sei proprio fortunata”. “Sì, sono fortunata a lavorare con i bambini”….ma tutte le educatrici di Nido pensano che il loro lavoro sia bello? Come mai hai iniziato a fare questo lavoro? Sei contenta del tuo lavoro?

Ecco le domande che dovrebbero segnare l’inizio di ogni giornata di una educatrice di nido.

Lavoro  come educatrice di Nido da solo 17 anni, ma dopo 3 anni di esperienza nel privato, il mio bagaglio si è arricchito avendo avuto modo di conoscere una decina di Nidi del comune di Milano.

A settembre 2017 mi sono trasferita nel Nido comunale di San Lazzaro di Savena (BO) e nel colloquio per superare il passaggio di mobilità mi fu fatta una bellissima domanda: “Cosa ne pensa della sindrome del burnout nelle educatrici di Nido?”.

Proprio a partire da questa domanda e dall’esperienza a San Lazzaro, ho iniziato a riflettere e a pormi molte domande sul mio lavoro, un lavoro bellissimo, ma che, a mio parere, corre anche fortissimi rischi se in futuro non si prenderanno misure per salvaguardare questa categoria e salvaguardare di conseguenza il prezioso mondo dell’infanzia.

Come in ogni attività lavorativa, avere una motivazione è ciò che permette di andare avanti con convinzione e soprattutto con serenità.

Al giorno d’oggi i motivi per cui si intraprende un certo tipo di lavoro sono vari…si guarda alla propria inclinazione, alla propria passione, a un sogno da realizzare, ovviamente si prende anche il primo lavoro che capita dopo il diploma o la laurea, perché evidentemente portare a casa uno stipendio è il dovere di chiunque voglia vivere con dignità umana.

Il mestiere di educatrice però se non racchiude una passione rinnovata di continuo, sarà, senza mezze misure, un fallimento.

Perché fai questo lavoro? Certo non tutti hanno la fortuna di fare un lavoro che piace, di scegliere quello che fa per loro, ma una volta che ci si trova dentro, qualunque sia l’incipit lavorativo di ciascuno, non si può sopravvivere e aspettare il 27 del mese, no, una motivazione vera va ricercata. E il discorso non cambia anche per chi l’ha scelto come lavoro desiderato e ha avuto la fortuna e la possibilità magari di conseguire una Laurea specifica.

Sicuramente chi intraprende la strada universitaria ha una motivazione iniziale non da poco: voglio studiare per lavorare con i bambini, voglio essere educatrice di nido d’infanzia. Eppure credo che le motivazioni iniziali, se poi nella concreta esperienza lavorativa non vengono subito recuperate e tenute alte, si riveleranno ben presto insufficienti.

Per quanto riguarda poi la professionalità delle educatrici di Nido, credo fermamente che sia necessario ridare una vera e propria dignità a questo ruolo.

E tale dignità andrebbe compresa riflettendo sulla portata del lavoro che viene svolto da un’educatrice: se ci pensate, è una figura che molto spesso vede i bambini più di quanto non lo facciano i genitori, dà loro da mangiare, li cambia, li veste, li addormenta, insomma li sostiene in ogni loro necessità, non solo fisica. Sicuramente è un ruolo che potrebbe facilmente confondersi con quello di una baby sitter.

A questo proposito in alcuni ambiti comunali, come ad esempio a Bologna, si stanno sperimentando alcuni progetti denominati “progetto tata”, o “progetto nido casa”, con l’intento di selezionare educatrici professioniste, e di coinvolgere  attorno ad esse alcuni nuclei familiari. In questo modo potrebbero crearsi soluzioni alternative al nido d’infanzia, che forse per le famiglie danno una maggiore garanzia. Ma perché, mi sono chiesta, i genitori, in alcuni casi, potrebbero optare per una baby sitter piuttosto che per un contesto di scuola/nido? E poi, cosa distingue queste figure di educatrici/tate, sicuramente preparatissime, laureate, selezionate, e anche sottoposte a seria formazione, da educatrici di nido?

Per quanto riguarda la prima domanda sono convinta che un genitore sia più incline a lasciare il proprio figlio a una figura che si occupa di pochi bambini alla volta; un rapporto numerico più ridotto crea maggior fiducia poiché è garantita una cura adeguata e una vigilanza maggiore.

La risposta invece alla seconda domanda, cosa distingue una baby sitter da una educatrice, è riconducibile a due parole: la collegialità e la professionalità. Una educatrice di nido lavora, a differenza di una baby sitter, in un contesto collegiale, dove il confronto continuo con una collega non è cosa da poco e dove il gruppo di lavoro è guidato e sostenuto pedagogicamente. Proprio per questo, senza nulla togliere alle tate, le educatrici di Nido devono essere considerate professioniste dell’educazione, sono professioniste dell’educazione.