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Quirinale: la scacchiera sul tavolo dei partiti

elezioni presidente della Repubblica
elezioni presidente della Repubblica

Scatta il countdown per l'elezione del prossimo Capo dello Stato. Da lunedì 24 gennaio, infatti, i 1009 Grandi elettori saranno chiamati a scegliere il successore di Sergio Mattarella. Nei primi tre scrutini per essere eletti occorrerà il quorum dei due terzi dei componenti l'Assemblea, vale a dire 673 voti, dal quarto, poi, sarà sufficiente la maggioranza assoluta, ovvero 505 voti.

Grande è il fermento nelle segretarie dei partiti e tanti sono i nomi dei papabili nuovi inquilini del Quirinale. Dal Presidente del Consiglio in carica Mario Draghi a Silvio Berlusconi, candidato (almeno per il momento) del centrodestra unito, da Giuliano Amato a Pier Ferdinando Casini, da Marta Cartabia fino al Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. 

Il nome del prossimo inquilino non rappresenta tuttavia l'unica incognita che aleggia dalle parti del Quirinale. Sulla votazione incombe infatti lo spauracchio Covid, con il dilagare dei contagi che potrebbe comportare l'assenza di un non indifferente numero di grandi elettori, i quali potrebbero, loro malgrado, trovarsi impossibilitati nel prendere parte alle operazioni di voto. 

Invero, difficilmente si potrebbe verificare il venir meno del numero legale, condizione che andrebbe inevitabilmente ad inficiare l'elezione del nuovo Capo dello Stato. 

Molto più realistica è invece l'eventualità in cui dovesse registrarsi un focolaio del virus all'interno di uno o più gruppi parlamentari. Il che, finirebbe col determinare un palese sbilanciamento della par condicio della rappresentanza politica, con la conseguenza di non conferire al nuovo Presidente una piena e condivisa legittimazione. 

Per scongiurare il rischio di 'delegittimare' agli occhi del cittadino la prima carica dello Stato, andrebbero pertanto individuate delle modalità utili eventualmente a consentire anche ai soggetti positivi o in isolamento di votare. 

Una possibilità attuabile potrebbe consistere nel ricorso al voto elettronico. Uno strumento teoricamente in grado di garantire la partecipazione al voto anche a quei soggetti altrimenti impossibilitati, il cui utilizzo, tuttavia, appare alquanto inverosimile. Neppure in pieno lockdown, infatti, il nostro Parlamento ha fatto ricorso al voto a distanza, ed è altamente improbabile che si opti per detta modalità per la scelta della prima carica dello Stato.

Un'ipotesi più percorribile, ed altresì giuridicamente realizzabile (suggerita peraltro da diversi eminenti studiosi costituzionalisti), prevederebbe invece l'eventualità di scaglionare nel tempo il voto. Nello specifico caso dell'elezione del Capo dello Stato, il Parlamento non sarebbe considerabile alla stregua di un organo di discussione, bensì di un seggio elettorale. Ciò, dunque, consentirebbe di differire nel tempo la votazione di modo da poter organizzare le sedute adottando tutte le dovute cautele necessarie a limitare il rischio di assembramenti ed al contempo, permettere, attraverso apposite sessioni riservate, anche ai grandi elettori in quarantena di esprimere la propria preferenza. 

Ad ogni modo, quali che siano gli strumenti adottati, è ormai appurato che anche per la scelta del tredicesimo Presidente della Repubblica Italiana bisognerà fare i conti con la grande incognita Covid.