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Riscoprire la natura attraverso l’arte

Momenti dilatati - Maurizio Tangerini
Momenti dilatati - Maurizio Tangerini

La galleria d’arte Studio Cenacchi ospita per la seconda volta l’artista, bolognese adottivo, Maurizio Tangerini. Dopo l’esposizione “Bologna, dalle periferie al centro” (2019) in questa mostra, “Momenti dilatati” (novembre – dicembre 2020) l’artista propone lavori del tutto nuovi, sia come soggetto che come dimensione.

Incontro l’artista per approfondire questa sua nuova ricerca.

 

1-Chi ti conosce è abituato ad apprezzare opere di grande formato, quasi sempre soggetti urbani, realizzati tramite opere ad olio su tela, acrilici, acquerelli. Quando hai iniziato a pensare ai piccoli acquerelli esposti in quest’ultimo scorcio di 2020?

In effetti prediligo i formati di una certa grandezza soprattutto con le tecniche dell’olio e dell’acrilico; nelle tele non ero mai sceso sotto la misura di 50 cm per lato.

L’insegnamento dell’acquerello mi ha portato alla scelta del formato più piccolo. Questa tecnica non predilige le grandi dimensioni, infatti è molto difficile controllare lo scorrere dell’acqua. Così per praticità e per aiutare chi vi si avvicina, ho insegnato su formati piccoli e più facili da controllare. Al contempo vorrei sottolineare che questi acquerelli sembrano più semplici perché piccoli, ma non è così, la stesura dei colori e la compattezza con le sfumature sono molto difficili da rendere in maniera uniforme.

Allo stesso tempo mi sono accorto che erano più intimisti, meno pesanti, così ho proseguito.

 

2-C’è un collegamento con lo sconvolgimento globale causato dall’epidemia di CoViD-19?

Questi lavori rappresentano tranquillità, calma, equilibrio, voglia di tornare alla natura incontaminata. Ricercano la libertà e l’aria aperta. Cose che quest’anno ci sono mancate molto. Sono rimasto in casa per tanti giorni e la natura l’ho creata, a modo mio, come piace a me, carica anche di malinconia. Le atmosfere sono avvolgenti e portano lontano come i ricordi; lunghi orizzonti per grandi spazi. In quasi tutti i lavori i soggetti sono alberi, forse li ho intesi come presenze, personaggi, carichi di una loro intima vitalità, comunque forti per sopportare il momento difficile.

 

3-Stai proseguendo questa ricerca? Se sì, in che direzione?

Si, è un lavoro che prosegue, anche il mio carattere un po’ malinconico mi sprona in questa ricerca. Un lavoro solitario, di pazienza, a cercare nuove forme ed atmosfere. Sto dirigendo questo interesse per la natura verso la realizzazione di piccoli formati in tela con soggetti eseguiti con l’olio e l’acrilico, ma non disdegno anche tecniche miste: mescolanze di gessi, grafite, inchiostri e altro materiale industriale e di recupero.

Ho in mente paesaggi lontani anche con soggetti urbani, derivanti dal mio vecchio amore per la rappresentazione della città.

Vedremo cosa succede…

 

4-D’abitudine dipingi in studio. I soggetti sono reali o frutto della tua immaginazione?

Realtà e immaginazione si confondono. Sono partito sempre da immagini che ho visto, ma in corso d’opera le cose un po’ cambiano. Altrimenti non farei questo lavoro.

La forza dell’arte è riuscire ad interpretare ciò che ti circonda e che ti ha colpito. Devo metterci del “mio”, qualcosa che è dentro di me e che non riuscirei a trasmettere se non con la pittura. Quando vedo una tela o un foglio bianco la mia mente si mette in moto e ogni pennellata è anche per me una nuova scoperta.

 

5-In questa mostra si vedono campi lunghi e prospettive più o meno lontane, perché?

Le prospettive ardite e gli scorci strani, inediti ti mettono curiosità, la mente cerca una risposta, un punto di partenza ed una fine, l’occhio ed il cervello sono attratti da ciò che si intuisce in lontananza.

Anche questa mia caratteristica ha origini inconsce. Quasi tutto ciò che rappresento ha una prospettiva lontana e gli scorci sono molto particolari come il punto di vista. Quando ero ragazzo feci una mostra nella quale mi capitò di conoscere una persona che guardava con particolare curiosità i lavori e che mi chiese come mai questi avessero vedute con prospettive così azzardate. Non seppi rispondere, ma lei, una psicologa, mi disse: “nella tua vita sei sempre alla ricerca di un qualcosa da catturare, o che ti manca, lo vedi, è là in fondo, ma non riesci ancora a raggiungerlo, forse un giorno...”

 

6-Questi acquerelli cosa hanno in comune con le tue città?

Sono il completamento di ciò che mi circonda. Sono cresciuto in città, ma sono nato in campagna.

Sono due ambienti che rappresentano la nostra civiltà. Viviamo in città ma poi scappiamo nel verde, per poi tornare in città. Le prospettive dei campi lunghi e degli orizzonti in questi acquerelli sono come le linee prospettiche delle vie e dei marciapiedi delle città. Le rotaie ed i binari sono i viottoli e le stradine sterrate dei campi coltivati, dei filari delle viti.

Tutto torna e ci unisce come il colore verde dei campi e il grigio dell’asfalto.