Segreti e bugie dell’associazione nazionale magistrati
Segreti e bugie dell’associazione nazionale magistrati
La dottoressa Rosa Patrizia Sinisi (dal 2016 Presidente della Corte di Appello di Potenza), intrattenne dal 13 luglio 2017 al 4 maggio 2019 numerosissime interlocuzioni con il dottor Luca Palamara (allora potente componente del Csm), volte a fare ottenere privilegi e favori illegittimi a magistrati facenti parte della loro corrente associativa.
Nei suoi confronti né il Procuratore Generale presso la Suprema Corte né il Ministro della Giustizia hanno esperito l’azione disciplinare (obbligatoria per il primo, facoltativa per il Ministro), in fiero contrasto con la sentenza numero 34.380 del 22/11/2022 delle Sezioni unite della Suprema Corte, che ha qualificato come gravemente scorretta – e perciò doverosamente perseguibile in sede disciplinare – la ‘raccomandazione’ tra magistrati (che per altro, per i comuni mortali, astrattamente integra il reato di abuso d’ufficio).
Il Plenum del Csm si è occupato delle predette consapevoli raccomandazioni soltanto in sede (deliberatamente impropria sul piano del diritto) di (incolpevole?) incompatibilità ambientale. Ma con la delibera del 21 luglio 2022 anche tale ostacolo è stato superato dal C.S.M., giacché la pratica a carico della dottoressa Sinisi è stata archiviata in virtù dell’assunto secondo cui le sue illecite condotte non hanno inciso sulle nomine relative al distretto di appartenenza! Tuttavia la stessa delibera aggiunge il seguente codicillo: “Ferma la rilevanza deontologica della condotta e impregiudicata ogni altra valutazione possibile in altre sedi consiliari”. In altri termini, esclusa l’incompatibilità, il Plenum ha deciso che comunque le raccomandazioni della Sinisi possono o debbano essere (negativamente) valutate ai fini della progressione in carriera della magistrata, che ha completato nel 2020 il primo quadriennio. Ma tale valutazione (in sede di conferma) non interviene perché al suo posto sopravviene il ...premio salvifico elargitole dal Ministro della Giustizia, con il discutibilissimo consenso del C.S.M., e cioè la nomina della Sinisi a Vicecapo del dipartimento Organizzazione giudiziaria, Personale e Servizi del Ministero della Giustizia. Poco importa che tale ufficio è chiamato a coordinarsi con l’Ispettorato generale del Ministero della Giustizia, che gestisce il controllo sugli uffici giudiziari e sulla correttezza disciplinare dei magistrati! Ormai niente è impossibile. Fin qui la triste cronaca.
Emergono però altri profili, non meno rilevanti. Essendo ...diversamente giovane, come magistrato in pensione (socio aggregato) lo scrivente fa parte, come la ben più giovane dott.ssa Sinisi (socia effettiva), dell’ANM. Il suo statuto prevede tra l’altro che archiviazioni dei Probiviri e decisioni disciplinari del CDC sono impugnabili davanti all’Assemblea Generale dell’A.N.M. (statuto art. 13) da ciascun socio, che dunque ha diritto ad averne copia. Ma soprattutto ciascun associato (anche in pensione) non ha diritto di sapere quali decisioni disciplinari siano state adottate nei confronti degli altri adepti, in ordine a devastanti chat ormai note a tutti? Non ha egli diritto di conoscere le gesta degli altri affiliati e come siano state giudicate in sede disciplinare? Non ha egli diritto di saggiare continuamente l’opportunità di continuare a fare parte del progetto statutario, anche a tutela della propria immagine, posto che la reputazione di una persona dipende anche da quella dei progetti culturali cui aderisce, come non manca di avvertire espressamente perfino l’art. 7 del Codice Etico dell’A.N.M.? Non è proprio questo il motivo per cui sono proibite, e persino penalmente sanzionate, le associazioni segrete (art. 18, 2° Cost.)?
Ebbene con atto del maggio 2023 lo scrivente ha chiesto all’ANM di conoscere quali provvedimenti disciplinari siano state adottati nei confronti della dott. Sinisi, allegando le sue numerose chat pubblicate, al fine di dimostrare che tutto erano tranne che segrete: una finezza logica purtroppo destinata a non essere compresa!
Dopo lunga meditazione, con l’opposizione dei soli consiglieri Ida Moretti e Andrea Reale (astenuti Albano e Maruotti), il 10 settembre scorso il Comitato Direttivo Centrale ha deciso di respingere l’istanza per tutelare la privacy (quale?) della dott.ssa. Sinisi. Si è così affermata un’interpretazione paradossalmente messianica e cristologica dello scandalo Palamara & Company. ‘Crocifisso’ per tutti Palamara, immediatamente bandito dall’ANM con atti endodisciplinari non a caso pubblicati sul sito dell’ANM e ivi tuttora reperibili, i suoi numerosi correi (decine e decine) meritano di essere salvati se non dalla sanzione endodisciplinare, quanto meno dal pubblico disdoro che ne consegue. Ma v’è di più. Tutt’oggi nel sito riservato dell’ANM (che si vanta di raccogliere il 90% dei magistrati ordinari) non è dato leggere (se pure invano richiesto) neppure l’elenco degli associati (effettivi e aggregati), perché l’assenza di taluno di essi farebbe desumere che egli si sia dimesso (con l’illegittimo avallo dell’ANM) per evitare la sanzione endodisciplinare!
Ebbene, con siffatto quoziente di opacità interna, l’ANM può utilmente difendere l’indipendenza della Magistratura, senza risanarsi prima al proprio interno in piena e totale trasparenza? L'ombra nefasta di Palamara – evidentemente soltanto l’epifenomeno di una più endemica e persistente degenerazione - si allunga tuttora sulla Magistratura, offrendo vaste praterie di giustificazioni a chi non aspetta altro per cinicamente debellarne l’indipendenza. Duole pensarlo e scriverlo.